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Lo studio

Covid e ansia: “Il 69% dei bergamaschi pensa di rivolgersi a uno psicologo”

Lo evidenzia l’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua sul welfare: la pandemia ha lasciato importanti strascichi psicologici nei bergamaschi

Attesa, voluta, e ora nel vivo, l’estate 2021 è l’occasione per allentare molte tensioni. Ma la pandemia ha lasciato importanti strascichi psicologici nei bergamaschi. E ha aggiunto un carico da novanta su molte altre situazioni di ansia, stress e difficoltà personali, al punto che due su tre (69%) guardano oltre e pensano che potrebbe essere utile rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta per migliorare la condizione mentale e gestire certe situazioni complesse.

Lo evidenzia l’ultima ricerca dell’Osservatorio Reale Mutua sul welfare.

È l’ansia la prima ragione che porterebbe gli abitanti di Bergamo dallo psicologo (34%), condizione in questo momento prioritaria rispetto a tutto il resto. Tra le altre esigenze, i problemi di coppia (12%), gli aspetti caratteriali e della personalità (10%), le situazioni di difficoltà per la salute dei propri cari (8%) e le dinamiche legate all’attività lavorativa (6%).

Ma non è facile riconoscere di avere un bisogno di questo tipo, né lo è parlare di sé e aprirsi su certi argomenti: per molti, insomma, lo psicologo resta ancora un tabù. Questione, ammettono gli stessi bergamaschi, di imbarazzo (28%) ma anche di poca sensibilità al tema (40%) e una certa tendenza a sottovalutare l’importanza della sfera mentale nella propria vita (14%).

Con l’aumentare dei bisogni, però, cresce anche la sensibilità a questi temi. Oltre uno su tre (42%) vorrebbe che fosse il datore di lavoro a mettere a disposizione lo psicologo come forma di welfare aziendale. Se è necessario un cambio culturale (36%) che aumenti ancora di più l’attenzione verso gli aspetti della vita mentale, molti vorrebbero anche una maggiore presenza di psicologi e psicoterapeuti in ospedali, cliniche e ambulatori (20%).

E c’è chi pensa che persino la tecnologia possa aiutare a superare certe barriere e incentivare il ricorso a questi professionisti grazie ai servizi di videoconsulto (10%), che si possono fare comodamente da remoto.

Ma in un caso o nell’altro, anche il portafoglio vuole la sua parte: se la relazione che si instaura col professionista è il fattore più importante (44%), per più di un bergamasco su tre è fondamentale poter contenere i costi della prestazione (40%). Non da meno lo è la possibilità di ridurre i tempi di attesa (10%).

“La crescente attenzione al benessere mentale è un aspetto molto importante per la vita privata, sociale e lavorativa di ciascuno, e un trend probabilmente destinato ad aumentare ancora nel prossimo futuro – commenta Michele Quaglia, direttore commerciale e brand di Gruppo -. A questa domanda è importante rispondere in modo adeguato. Per questo, nelle nostre soluzioni di welfare la possibilità di rivolgersi a uno psicologo per meglio gestire le più diverse situazioni è una componente assolutamente centrale. E in questo senso, di recente abbiamo lanciato una gamma di servizi salute flessibili e d’avanguardia che fa perno sul digitale e la tecnologia e dove il consulto psicologico completa una suite di soluzioni per molteplici casistiche legate alla propria salute e benessere, dalla consulenza medica telefonica di base ai videoconsulti specialistici a tanti altri servizi”.

*Indagine CAWI condotta dall’istituto di ricerca Nextplora su un campione rappresentativo della popolazione italiana per quote d’età, genere ed area geografica.

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