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Censis

L’Università di Bergamo passa dal gruppo dei medi atenei ai grandi: qui è 13ª

La classifica del Censis sulle università registra un dato importante per Bergamo: l'UniBg infatti fa il proprio ingresso tra i grandi atenei statali, quelli tra i 20.000 e i 40.000 iscritti

La classifica 2021/2022 del Censis sulle università registra un dato importante per Bergamo: l’UniBg infatti fa il proprio ingresso tra i grandi atenei statali, quelli tra i 20.000 e i 40.000 iscritti. L’ateneo bergamasco proviene infatti dal gruppo dei medi e ottiene un punteggio di 83,7 che la colloca in tredicesima posizione.

Nel gruppo dei grandi (che segue quello dei mega atenei statali con oltre 40.000 iscritti e dominato dall’Università di Bologna), è Perugia a mantenere la posizione di vertice della classifica con un punteggio complessivo di 93,3.

Sale di sei posizioni l’Università di Salerno, che passa dall’ottavo al secondo posto (91,8), incrementando di 17 punti l’indicatore relativo alle borse e altri servizi in favore degli studenti, di 5 quello dell’occupabilità, di 4 quello della comunicazione e dei servizi digitali e di 2 quello dell’internazionalizzazione (stabile resta il valore dell’indicatore delle strutture e si riduce di un’unità quello dei servizi). Arretra di una posizione l’Università di Pavia (91,2), che scende in terza posizione a causa soprattutto della riduzione di tre punti dell’indicatore delle borse e altri servizi in favore degli studenti.

Stabile al quarto posto l’Università della Calabria (punteggio complessivo 90,2), a cui segue con un punteggio di 89,7 l’Università di Venezia Ca’ Foscari, che, come Bergamo quest’anno compie un salto dimensionale e dai medi si porta al quinto posto tra i grandi atenei statali.

Retrocede in sesta posizione (88,5), perdendo tre posizioni, l’Università di Parma, seguita dall’Università Milano Bicocca in settima posizione con un punteggio di 88,0. A pari merito, all’ottavo posto con 86,7 si collocano, da un lato, l’Università di Cagliari, che perde tre posizioni rispetto allo scorso anno, soprattutto per la contrazione di 17 punti dell’indicatore comunicazione e servizi digitali, non compensata dagli incrementi degli indicatori internazionalizzazione occupabilità e servizi; dall’altro, l’Università di Modena e Reggio Emilia, che scende di una posizione, in conseguenza delle contrazioni dei valori degli indicatori borse e altri servizi in favore degli studenti, servizi e occupabilità.

Al nono posto, risalendo di due posizioni, troviamo l’Università di Verona che, ad eccezione dell’indicatore delle strutture, riporta incrementi positivi per tutte le altre famiglie di indicatori. Chiudono la classifica dei grandi atenei statali, l’Università di Messina (76,5), di Chieti e Pescara (78,3) e di Catania (78,5), quest’ultima proveniente dal gruppo dei mega atenei statali, che si inseriscono, rispettivamente, in ultima, penultima e terzultima posizione.

 

 

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