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Lettere

La riflessione

“A 14 anni escluso dalla squadra perchè troppo basso: è davvero questo lo sport che vogliamo?”

Succede a un giovane calciatore di un paese della Valcalepio: "Se li escludiamo per questioni legate all’aspetto fisico, che esempio diamo loro?"

È giusto escludere un ragazzo di 14 anni da una squadra di calcio con l’unica colpa di essere considerato troppo basso?

Se lo chiede un nostro lettore che, partendo da un’esperienza personale, si interroga se fosse davvero necessaria quella decisione, oltretutto alla luce dell’ultimo anno e mezzo nel quale i giovani sono stati privati di moltissimi momenti di aggregazione e socialità.

“Spett.le redazione,
vorremmo mettervi al corrente di un fatto occorso questa settimana, da noi ritenuto quantomeno sgradevole.

Viviamo in un paese della Valcalepio, e abbiamo cinque nipoti maschi che hanno tra i 12 e i 17 anni, tutti grandi appassionati di calcio.

Proprio questa settimana uno di loro è stato escluso dalla squadra nella quale ha giocato fino allo scorso campionato.

La sua colpa? L’altezza.

Per gli allenatori e gli osservatori della squadra è troppo basso. Nessuna parola sulla tecnica e sulle capacità calcistiche del ragazzo. Evidentemente questi sono aspetti che nello sport di oggi non contano più. Conta il fisico spallato e muscoloso che a 14 anni non si è ancora manifestato, e forse in lui non si manifesterà mai.

E allora i vari Gomez, Moralez, Insigne, Messi, ecc.ecc. cosa avrebbero dovuto fare? Rassegnarsi all’idea di abbandonare il loro sport preferito solo perché erano troppo bassi?  Per fortuna degli appassionati non è andata così!

C’è poi un altro aspetto fondamentale da considerare, ed è quello educativo. I nostri ragazzi a quell’età sono in piena adolescenza, con tutti gli annessi e i connessi del periodo: se li escludiamo per questioni legate all’aspetto fisico, che esempio diamo loro? Non ne hanno forse già abbastanza di tutti i problemi della loro età? E la tanto declamata inclusione? Dove va a finire con episodi come questo?

Come se non bastasse, questo accade dopo i lockdown che tutti ben ricordiamo, dove siamo stati chiusi in casa.

Una volta finiti però, nessuno (o quasi) si è preoccupato delle ripercussioni che avrebbero avuto sui ragazzi, costretti in casa per mesi senza amici, senza scuola e senza sport. Sport che secondo noi dovrebbe avere una dimensione soprattutto ludica, specialmente a 14 anni.

È un gioco, certo, ma è anche molto altro: è rispetto delle regole, è rispetto per gli altri, è impegno, è sacrificio, è dedizione, è passione, è inclusione, è amicizia.

Per alcuni è solo avidità, è mero bisogno di vincere, è necessità di arrivare sempre primi, costi quel che costi, anche se questo volesse dire minare i rapporti umani e la fiducia dei ragazzi nei confronti degli adulti.

Quindi scusaci ragazzo, scusa se pensavamo di aver trovato per te nello sport un buon esempio ed invece ne siamo rimasti tutti delusi quanto te.

Scusa se noi adulti, forse per egoismo, forse per la fame di gloria, pensiamo solo a noi stessi e ci dimentichiamo che il nostro futuro siete voi, non noi.

Scusa se sei una persona buona ed inizi a capire che il mondo non è dei buoni ma dei furbi.

Scusa se tu a quattordici anni vorresti spaccare il mondo, ma poi il mondo arriva prima e ti spacca lui.

Sappi però, caro ragazzo, che il mondo non è solo cattiveria, non è solo cupidigia, non è solo necessità di vincere ad ogni costo.

Sappi che nel mondo ci sono delle persone che oltre che allenatori sono educatori, di sport e di vita.

Sappi che i buoni esempi esistono ancora.

Sappi che ogni tanto i furbi perdono. Ci vuole un po’ ma la batosta arriva anche per loro.

Ecco, gentile redazione. Questo è il nostro augurio per nostro nipote,  ma anche per tutti quei ragazzi e ragazze che si sono sentiti esclusi per motivi non legati al merito.

Possano sapere che nel mondo ci sarà sempre qualcuno che li sostiene, anche se spesso fanno fatica a comprenderlo. La maggior parte delle volte per colpa dei  ‘grandi’.

Firmato,

due zii”

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