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L'intervista

Crisi dei microchip, Lanza: “Durerà fino alla fine del 2022, peserà su industria e consumatori”

Gianmarco Lanza, presidente e amministratore delegato di Fae Technology di Gazzaniga, che conta 95 dipendenti e produce componenti elettronici, spiega la crisi dei microchip che sta pesando sull'economia globale e peserà sui consumatori finali.

“Più del 50% dei semiconduttori viene assorbito dal settore consumer: cellulari, tablet, computer. Più del 50% dei semiconduttori nel mondo viene consumato da meno di dieci aziende”.

Ad affermarlo è Gianmarco Lanza, presidente e amministratore delegato di Fae Technology di Gazzaniga, che conta 95 dipendenti e produce componenti elettronici. La carenza di microchip sembra un tema lontano dalla quotidianità. Invece quel “supporto rigido di materiale semiconduttore, di ridottissime dimensioni, sul quale è stampato un circuito elettronico integrato che ospita il processore dei calcolatori elettronici” come lo definisce la Treccani sta mettendo diversi settori dell’economia mondiale e di casa nostra. E presto ne pagheremo le conseguenze di questa crisi anche noi consumatori finali. Perché i semiconduttori sono la struttura materiale che permette il funzionamento di cellulari, computer, televisori, auto e frigoriferi. Solamente per citare alcuni prodotti di uso comune.

“La crisi dei microchip esiste e colpisce tutti i settori, poiché oggi l’elettronica e i semiconduttori è determinante in molti campi ed è estremamente pervasiva e la troviamo in tutte le parti. Noi che operiamo per diversi settori industriali e non, possiamo dire che tutti i settori vengono colpiti. In particolare coloro che non sono in grado di fare pianificazioni molto importanti vengono colpiti. Però partiamo dal presupposto che si sono fermate le fabbriche di automobili e l’automotive è un settore estremamente organizzato, pertanto questo ci dà una dimensione di questa crisi e dei danni che può fare anche i settori più piccoli”.

C’è chi accusa la Cina di questa crisi. Condivide questa posizione?
“L’accusa alla Cina è frequente e facile. In verità l’interdipendenza territoriale nel settore dei semiconduttori è una necessità. Le fabbriche dei semiconduttori sono molto, molto complesse. Basti pensare che una fabbrica di chip equivale ad un investimento di diversi miliardi di euro, perché è molto più complessa di una fabbrica di automobili. Inoltre per costruire una fabbrica di chip ci vogliono diversi anni. Probabilmente un lustro non basta. Questo ci fa capire che l’interdipendenza è competitività. Per questo è facile accusare la Cina. Andiamo a fondo: cerchiamo di rispondere alla domanda: che cosa vorrebbe dire essere indipendenti in questo settore? Qualche settimana fa è stato pubblicato uno studio che dimostra che questa indipendenza avrebbe un costo che andrebbe a gravare su ogni semiconduttore per il 60/70%. C’è poi un’altra domanda alla quale dobbiamo rispondere se vogliamo capire questo fenomeno: da chi vengono consumati i semiconduttori? Si dice spesso dalla Cina, in realtà più del 50% dei semiconduttori viene assorbito dal settore consumer (cellulari, tablet, computer), ma soprattutto più del 50% dei semiconduttori nel mondo viene consumato da meno di dieci aziende. Quindi è facile accusare la Cina, in realtà stiamo parlando di dieci aziende che consumano queste parti”.

Una crisi che durerà ancora a lungo, almeno per tutto il 2022, secondo Lanza. Una crisi dovuta al blocco di alcune fabbriche per la pandemia, ad una maggiore richiesta di tablet, computer e cellulari per lo smartworking. “È un fenomeno che andrà a normalizzarsi” prosegue Lanza. “I consumatori finali avranno un rallentamento nell’ottenere alcuni prodotti, anche se il mondo dell’industria si sta attrezzando. Noi come Fae Techonolgy ci siamo organizzati per tempo e non subiremo scossoni su questo fronte”.

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