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L'intervento

Sileri: “Green pass alla francese? Non con contagi così bassi, da valutare in prospettiva”

Il sottosegretario alla Salute ha ribadito: "L'Italia è ancora tutta bianca e i contagi sono prevalentemente tra i giovani e i non vaccinati. I parametri devono essere basati sulle ospedalizzazioni dovute ai contagi".

“Parlare oggi di un green pass alla francese ha senso fino a un certo punto, perchè con un’Italia ancora tutta bianca e con i contagi ancora bassi può avere utilità per viaggi e grandi eventi. La Francia ha una situazione epidemiologica più grave rispetto alla nostra e hanno un’esitazione vaccinale più ampia della nostra”: Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute, è intervenuto così ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus.

Nel corso di una lunga chiacchierata, il tema più attuale è stato ovviamente quello dell’ampiezza di applicazione del green pass: “Non ho mai detto di applicarlo alla francese –ha affermato Sileri-. Io ho detto a maggio: abbiamo un Green pass, facciamolo, per anticipare le riaperture. Può anche però avere un senso in visione prospettica, ad alcune settimane da oggi. I contagi stanno salendo e quindi noi dobbiamo valutare innanzitutto l’impatto sui nostri ospedali, io credo che sarà un impatto minimo perchè oggi i contagi sono prevalentemente tra giovani e tra non vaccinati, quindi i ricoveri saranno sicuramente meno rispetto a quando nessuno era vaccinato. I parametri devono essere basati sulle ospedalizzazioni dovute ai contagi“.

Il rischio, ha sottolineato Sileri, è quello che i contagi possano continuare a salire: “Se nel Regno Unito sono arrivati a superare i 20mila contagi, non vedo perchè l’Italia non debba arrivare allo stesso numero di contagi avendo peraltro meno vaccinati – ha evidenziato -. Se i contagi salgono e non cambiamo i parametri delle zone di rischio è chiaro che qualche restrizione è possibile. Tra la restrizione e avere zero restrizioni grazie al green pass è chiaro che è il green pass lo strumento adatto da utilizzare per gli eventi a rischio di assembramento. Green pass che non è vincolato solo al vaccino, va bene anche il tampone o il test anticorpale per chi ha avuto la malattia. Facendo l’esempio degli stadio io dico: vorrei gli stadi più pieni possibile e più sicuri possibile, per questo il green pass è un’opportunità. Lo stesso vale per le discoteche. Non dico che debba servire per andare al ristorante, ma se a un certo punto dovessimo arrivare a 30mila contagi con gli ospedali che vanno in difficoltà a quel punto cosa faccio metto le restrizioni per i bar e per i ristoranti oppure dico lasciamoli aperti in sicurezza? È chiaro che il green pass offre un’occasione in questo senso.  Non chiamiamolo green pass alla francese, chiamiamolo green pass punto. Dev’essere un modo di convivere col virus che in Italia abbiamo già iniziato a sperimentare dalla fine di maggio”.

Altro tema caldo è quello dei sanitari non vaccinati: “È un numero molto molto basso – ha spiegato Sileri -. Qualcuno non può vaccinarsi per problemi di salute, però attenzione: noi abbiamo delle regole abbastanza chiare e rimango della mia idea sul fatto che l’essere sanitario è incompatibile con il rifiuto della vaccinazione. Quando fai il medico e l’infermiere eserciti in un ambiente in cui ci sono persone fragili per malattia. Se tu prendi il virus il pericolo non è solo per te, ma anche per gli altri”.

 

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