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Covid a bergamo

Variante Delta, al Papa Giovanni un solo ricovero. Garattini: “Ma non pensiamo di essere tornati alla normalità”

Lo scienziato bergamasco consiglia prudenza e spiega perché: "Tante opinioni e pochi dati, di questa mutazione sappiamo ancora poco"

Da martedì 13 luglio la terapia intensiva è vuota, mentre i ricoveri per Covid-19 sono in “lenta ma continua decrescita”, fanno sapere dall’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dove sempre martedì si contavano in totale 13 pazienti (il 13 giugno, un mese fa, erano 30: 22 acuti, 8 in intensiva). Uno di questi è ricoverato in reparto dopo avere contratto la variante Delta del virus, quella che attualmente preoccupa di più gli esperti e che è stata individuata per la prima volta in India nell’ottobre 2020.

Sul tema abbiamo chiesto un commento a Silvio Garattini, scienziato e farmacologo bergamasco di fama internazionale, nonché fondatore e presidente dell’Istituto Mario Negri. “Di questa variante sappiamo ancora poco, al momento circolano più opinioni che dati scientifici – ammette senza giri di parole -. Senza dubbio, possiamo affermare che è più contagiosa della variante Alpha (isolata per la prima volta nel Regno Unito nel settembre 2020, ndr). Ma è anche vero che la sua contagiosità non sembra accompagnarsi a situazioni di particolare gravità, visto che i ricoveri in ospedale sono ancora contenuti”. Il dato bergamasco, in questo senso, sembra confermarlo.

“In parte è dovuto al fatto che una fetta consistente di popolazione ha completato il ciclo vaccinale – osserva lo scienziato -. Se una dose non è sufficiente, due proteggono anche dalla Delta. Tant’è che in Inghilterra, dove questa variante circola con forza, stanno accelerando la somministrazione dei richiami. Detto ciò – precisa – quel che succederà in futuro non lo sappiamo, per questo non dobbiamo pensare di essere tornati alla normalità”.

Al tempo stesso, infatti, in Italia ci sono ancora più di due milioni di over 60 non vaccinati. Poco più di 40 mila in Bergamasca, la fascia potenzialmente più a rischio. A livello nazionale 34 milioni di persone hanno ricevuto almeno una dose, 24 milioni entrambe: un 40% abbondante della popolazione. Ancora in provincia di Bergamo, le persone a cui è stata somministrata la prima dose sono 710.454 (pari al 75% dei vaccinabili), la seconda 411.740 (il 43,5%).

“Non dobbiamo però dimenticare che viviamo in un mondo globalizzato, occorre trovare 8 miliardi di dosi per vaccinare tutti – sottolinea Garattini -. Non è una forma di beneficenza, ma di sano egoismo. Com’è arrivata in Italia questa variante, in un modo o nell’altro possono arrivarne delle altre. Magari non solo più contagiose, ma pure più aggressive. L’Europa, tolta l’Inghilterra, è ancora indietro con le vaccinazioni. Bisogna sforzarsi di tenere alta l’attenzione, soprattutto quando si è in gruppo – raccomanda -. Mantenere le distanze, indossare bene la mascherina e lavarsi spesso le mani. Guai a dimenticarsi le regole adesso”.

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