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Report 6-12 luglio

Balzo dei contagi, anche a Bergamo dove per la 3ª settimana non ci sono decessi

La variante Delta si diffonde con rapidità, aumenta il suo peso relativo sul totale dei contagi e causa una rapida inversione della curva epidemica che torna a salire dopo 15 settimane di calo. Togliere le mascherine alla vigilia di questa fase ha avuto il sapore di una gratificazione per la popolazione, ma il peso di un inutile regalo al Sars-CoV-2

Nella settimana epidemiologica 6 – 12 luglio i nuovi casi sono stati 8.380 (+56,7% dai 5.348 del periodo precedente, 30 giugno – 5 luglio); media giornaliera 1197 (da 764); rapporto positivi/tamponi totali medio: 0,77% (in precedenza 0,46% ); rapporto positivi/casi testati: 2,4% (da 1,75%); ricoverati in area medica al 12 luglio 1.149 (dai 1.337 del 5 luglio); terapie intensive 158 (dalle 191 del 5 luglio) con 51 nuovi ingressi nella settimana (34 la precedente); tamponi totali 1.167.485 (da 1.207.489; -3,3%%);).

Il tasso di positività medio è balzato dallo 0,46% allo 0,77%.

Prosegue il calo dei decessi: sono stati 108, contro i 180 della settimana scorsa; sappiamo però che è un dato che si muove sempre in ritardo rispetto alle infezioni, ma questa volta, rispetto alle precedenti, ci auguriamo numeri contenuti grazie ai vaccini.

In Lombardia e a Bergamo

In Lombardia i nuovi casi sono stati 1.224, erano 828, quindi l’aumento sulla settimana precedente è del 47,8%. Prosegue invece, anche questa settimana, il calo dei ricoveri: 128 sono ora quelli in Area Medica e 36 quelli in Terapia Intensiva. 14 sono stati i decessi, in aumento di 3 unità rispetto al dato precedente. Da sottolineare che nelle province di Lecco e Monza-Brianza non si sono registrati nuovi casi, mentre nelle province di Brescia, Cremona, Lodi e Varese sono raddoppiati i positivi e addirittura triplicati in quella di Pavia.

I nuovi casi registrati nella provincia di Bergamo sono stati 57, in crescita del 24% sul periodo precedente quando erano stati 46. Un leggero calo riguarda i pazienti ricoverati, passati da 23 a 19, di cui solo uno in Terapia Intensiva. Da rilevare che per la terza settimana consecutiva non si sono registrati decessi.

La variante Delta

Come avevamo anticipato nel commento di martedì scorso, sta accadendo quello che era ampiamente prevedibile: la variante Delta si diffonde con rapidità, aumenta il suo peso relativo sul totale dei contagi (sarà prevalente tra luglio e agosto) e causa una rapida inversione della curva epidemica che torna a salire dopo 15 settimane consecutive di calo. Togliere le mascherine proprio alla vigilia di questa fase ha avuto il sapore di una gratificazione per la popolazione, ma il peso di un inutile regalo al Sars-CoV-2. In Germania la presidente dell’Associazione degli immunologi, Christine Falck, con un commento lapidario (“se non faremo nulla salirà alle stelle”) ha raccomandato di indossare le mascherine e di rispettare il distanziamento interpersonale. Personalmente, sottoscriviamo al 100% e aggiungiamo: meglio se Ffp2. Siamo in presenza di una variante molto più diffusiva della precedente (Alfa) ma abbiamo rinunciato (all’aperto) all’unico strumento di facile utilizzo in grado di bloccarla. A poco servono le molte regole e raccomandazioni che rimandano alla sensibilità del singolo e che, di fatto, si sono tradotte in un solo messaggio: all’aperto niente mascherine.

A questo proposito, ciò che è accaduto nella notte dei festeggiamenti per la vittoria degli Azzurri ai Campionati Europei di Calcio, è sintomatico di quanto non sia radicata in parte della popolazione la necessità di continuare a usare comportamenti consoni alla situazione. Ma se questi assembramenti sono dovuti a impulsi di irrefrenabile gioia (…) culminati con festeggiamenti non proprio sobri, è inconcepibile l’aver organizzato partite in stadi pieni di 60.000 persone, avallati da un governo nazionale. Tutto ciò porterà sicuramente ad avere un ulteriore rialzo dei contagi. Non se ne sentiva il bisogno.

Già ora assistiamo a una dinamica espansiva legata a due bacini diffusionali: i soggetti non vaccinati (il 60 % della popolazione al 12 luglio) e in subordine quelli vaccinati con una sola dose su due (16,6%). Si tratta in larga parte di soggetti giovani, al di sotto dei 50 anni, e quindi meno esposti al rischio di sviluppare forme gravi della malattia: questo dovrebbe mitigare in modo considerevole l’impatto sul sistema sanitario e sul numero dei decessi, anche se preoccupano gli over 60 ancora totalmente privi di protezione (attualmente circa 2,5 milioni).

Una sequenza già nota

Abbiamo di fronte una sequenza ben nota: prima salgono i nuovi casi, poi i ricoveri, poi le terapie intensive e, per ultimi, i decessi. Quanto saranno destinati a salire i numeri del contagio? La domanda si presta a più risposte: peseranno variabili quali l’introduzione (o meno) di nuove misure di mitigazione; l’accelerazione (o meno) delle vaccinazioni (soprattutto sugli over 60; il reale bacino diffusionale del virus, purtroppo ignoto a causa di un numero di test largamente insufficiente, come sosteniamo da tempo e come rileva da mesi l’Iss nel Bollettino epidemiologico). Possiamo iniziare a dare una prima indicazione sui rischi di un potenziale nuovo sovraccarico del sistema sanitario. Tutto dipenderà da quanto, e quanto rapidamente, cresceranno i nuovi casi.

L’esempio del Regno Unito (31.285 positivi di media giornaliera nel periodo 5 – 12 luglio – + 35%) ci dice che nonostante una campagna vaccinale molto più avanzata della nostra (52% della popolazione con ciclo completato, oltre a un 18% protetto con dose singola) la pressione sugli ospedali (+50% i ricoveri) inizia ad avere conseguenze: con i primi rinvii degli interventi chirurgici, anche oncologici.

Comunque, al momento, grazie all’effetto combinato della protezione vaccinale e della circolazione virale in una popolazione più giovane rispetto al passato, in Gran Bretagna il rapporto tra “nuovi ricoverati giornalieri” e “positivi individuati” è precipitato, dall’11% delle precedenti ondate di agosto e dicembre 2020, all’attuale 2%. Come detto, questo non ha impedito, in presenza di un numero elevato di contagiati, che la bassa percentuale abbia generato ricoveri sufficienti a riportare il sistema sanitario alle soglie di una nuova situazione di emergenza. A cui si aggiungono 205 decessi solo in questa settimana.

In ogni caso, al di là delle ricadute cliniche, lasciar circolare attivamente il Sars-CoV-2 aumenta il rischio dello sviluppo di nuove varianti, magari in grado di eludere la risposta immunitaria: una pessima idea.

In Europa

Come ben sappiamo il Covid-19 non conosce confini e ciò che avviene in un Paese europeo prima o poi interessa tutti gli altri, quindi non facciamoci illusioni: nel giro di alcune settimane arriveremo agli stessi numeri del Regno Unito.

Anche in Francia c’è una forte ripresa dell’epidemia; interessante, a tal proposito, ciò che ha affermato Macron: “Quando la scienza ci offre i mezzi per proteggerci, dobbiamo usarli con fiducia nella ragione e nel progresso e dobbiamo muoverci verso la vaccinazione di tutti i francesi, perché è l’unico modo per tornare alla vita normale”. Il presidente ha così annunciato che entro il 15 settembre dovrà essere vaccinato “il personale infermieristico e non infermieristico di ospedali, cliniche, case di riposo, strutture per disabili, tutti i professionisti o volontari che operano a contatto con anziani o fragili, anche nelle case private”. Dal 15 settembre, ha poi avvertito Macron, partiranno i controlli e applicate le relative sanzioni.

Nel mondo

A livello mondiale (Bollettino epidemiologico Oms del 6 luglio) seconda settimana di espansione dell’epidemia: nel periodo 28 giugno – 4 luglio nuovi casi +3,3% a quota 2.688.561: a preoccupare è soprattutto la dinamica dell’Europa (+30%) nonostante una campagna vaccinale più avanzata rispetto alle altre zone di monitoraggio. La ripresa del contagio nell’ultima settimana ha “risparmiato” solo le Americhe (-13%). Da segnalare il forte incremento dei decessi in Africa (+23% sulla settimana precedente) a causa del crescente stress su sistemi sanitari già strutturalmente deboli.

In totale, a livello globale, sono 187.882.000 i casi da inizio pandemia e 4.052.664 i decessi ufficiali. Le dosi di vaccino somministrate hanno superato i 3 miliardi.

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