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Italia campione d'europa

Bergamo e quella gran voglia di gioire per tornare alla normalità video

Al fischio finale è esplosa la festa in centro, dove c'erano anche le telecamere di Rai e Sky: le stesse che il 18 marzo scorso avevano documentato la tristemente nota sfilata dei camion militari.

Basta dire “18 marzo 2020” per richiamare alla memoria immagini ben precise, ancora nitidissime nella mente di ognuno di noi: una lunga fila di mezzi militari attraversava via Borgo Palazzo nel silenzio assoluto, rotto solamente da un brusio di motori, quasi rispettosi di quel momento.

A bordo decine e decine di bare di nostri concittadini, costretti a un ultimo viaggio per la cremazione, impossibile in quei giorni in città nonostante il forno crematorio funzionasse 24 ore su 24.

Lì, in quella nefasta serata di un anno e mezzo fa, Bergamo è diventata il simbolo italiano (e non solo) della pandemia: proprio da noi il virus sembrava aver voluto colpire con più forza, con un impeto tale da spazzare via ogni nostra certezza.

A livello sanitario, ma anche sociale: ci siamo trovati soli nelle nostre case, abbiamo avuto paura, abbiamo conosciuto l’isolamento e il dolore per chi avevamo salutato senza la consapevolezza che si trattasse dell’ultima volta.

Abbiamo imparato a utilizzare nuove forme di comunicazione, per restare vicini, ci siamo affacciati con umiltà e dignità ai balconi, senza canti o cori come in altre parti d’Italia, ma solo con la voglia di fare due chiacchiere.

Abbiamo dimostrato il significato della parola “rispetto”, perchè il procedere sempre coi piedi di piombo, il conservare quelle piccole accortezze come distanziamento e igienizzazione delle mani anche in periodi nei quali l’emergenza ha mollato la presa, ci hanno accompagnati fino a oggi.

E domenica sera, appena ci siamo guardati in faccia chiamandoci l’un l’altro “campioni d’Europa”, tutti gli occhi sono tornati a posarsi su di noi: la festa esplosa in centro città subito dopo la fine della finale di Euro 2020 con l’Inghilterra è stata subito immortalata dalle telecamere. C’erano quelle della Rai, c’erano quelle di Sky: accanto alle immagini dei festeggiamenti da Wembley, sono comparse quelle da viale Papa Giovanni XXIII e da piazza Vittorio Veneto a Bergamo.

In pieno centro cittadino abbiamo visto tutta la nostra voglia di normalità, dentro un evento straordinario. Di tornare a gioire, pur senza dimenticare ciò che è stato ed è per questo che ci permettiamo di sottolineare che ci sarebbe piaciuto vedere qualche mascherina in più sui volti pieni di gioia.

Per un mese, dall’11 giugno all’11 luglio, ci siamo sentiti ripetere che come italiani “ce lo meritavamo”. Che avremmo dovuto vincere questo campionato europeo di calcio come ricompensa per tutto ciò che abbiamo passato negli ultimi 17 mesi.

Noi, da bergamaschi, non l’abbiamo vissuta come tale: abbiamo vinto perchè ce lo siamo meritati, perchè il gruppo che Roberto Mancini ha costruito in questi tre anni è qualcosa di straordinario.

Un gruppo decisamente molto bergamasco. E non solo perchè tra i nuovi campioni d’Europa ci sono i due atalantini Pessina e Toloi, il “nostro” Belotti e una sfilza di ex nerazzurri come Bastoni, Cristante, Spinazzola, Locatelli.

Ma soprattutto per la cultura del lavoro che ha dimostrato, perchè senza una vera e propria stella capace di decidere le partite da solo puoi solo compattarti, metterti a disposizione del compagno, lottare fianco a fianco senza vergognarti delle tue debolezze ma mettendo in campo le tue migliori qualità.

Esattamente ciò che l’Italia del calcio ha fatto nell’ultimo mese, ma che avremmo tranquillamente potuto usare come metafora di ciò che il nostro territorio è stato in grado di fare nell’ultimo anno, tra gare di solidarietà e la straordinaria convinzione che solo rimboccandoci seriamente le maniche, ragionando come vera comunità, avremmo potuto uscirne vincitori.

(video di Samrinjit Singh)

 

 

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