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In bergamasca

I 13mila vaccini a domicilio dei medici di base: “Entro fine luglio protetti tutti i più fragili”

I primissimi erano partiti a marzo, con undici medici "sperimentatori" armati di fiale contenenti i vaccini Pfizer e Moderna, da somministrare a circa 200 pazienti allettati

Non saranno i numeri da capogiro degli hub, che ormai viaggiano oltre il milione. Ma i 13 mila vaccini a domicilio somministrati dai medici di base rappresentano comunque una fetta importante del lavoro. Il motivo è semplice: permettono di proteggere dal virus tutte quelle persone che – per motivi di salute più o meno gravi – non possono raggiungere i grandi centri vaccinali sul territorio. Pazienti che vivono sì chiusi in casa in una sorta di micro bolla, ma che ricevono le visite a volte dei familiari, altre della badante. E che a loro volta possono ammalarsi di Covid-19.

Le primissime vaccinazioni erano partite a fine marzo, con 11 medici di base “sperimentatori” (così erano stati definiti) armati di fiale contenenti i vaccini Pfizer e Moderna, da somministrare a circa 200 pazienti a domicilio. “A questi se ne sono poi aggiunti più o meno altri 300 – dice Mirko Tassinari, segretario provinciale della Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale), tra i primi ad essersi impegnato nella sperimentazione -. Rispetto ai vaccini negli hub è tutto un altro mestiere, perché ci sono molte difficoltà logistiche: in primis quella di ritirare le dosi e conservarle con la catena freddo. Abbiamo vaccinato soprattutto con Moderna, perché permette la conservazione in frigorifero di 30 giorni dal momento dello scongelamento”.

Tra i camici bianchi c’è chi è andato in casa dai pazienti da solo, e chi si è portato l’infermiere di studio. “Ogni fiala contiene 10 dosi da inoculare in 6 ore dall’apertura – prosegue Tassinari -, l’importante è concentrare tutte le vaccinazioni in quel lasso di tempo, mettendo in conto tutti gli imprevisti sulla tabella di marcia. Altra problematica – fa notare – è quella che consiste nel riportare tutte le dosi effettuate sul portale di Regione Lombardia. A volte portava via più tempo la registrazione che la somministrazione ai pazienti”.

La stragrande maggioranza delle vaccinazioni sono state fatte dai medici di famiglia, altre dalle Usca e dalle cooperative di assistenza domiciliare. “Stando a quanto ci ha detto Ats, sono un centinaio le persone fragili che non hanno ancora completato il ciclo vaccinale, l’obiettivo è terminare entro luglio. Anche se – conclude Tassinari – si tratta di un dato dinamico: un soggetto che non era allettato può sempre diventarlo a causa di un incidente o di una frattura improvvisa”.

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