• Abbonati
Euro 2020

È l’Italia che vince e resiste. E la Spagna si deve arrendere fotogallery

Non basta il possesso palla per gli iberici. Donnarumma mette la manona sui rigori, anche Toloi e Pessina portano la Nazionale in finale

Chissà se va… Se lo chiedevano in molti, non solo Raffaella Carrà, quando tre anni fa Roberto Mancini prese la guida di una Nazionale spenta e deludente. E forse solo il ct poteva credere davvero di arrivare così lontano, anche se il bello deve ancora venire e non ci si può fermare proprio adesso, a un passo dal titolo europeo che manca all’Italia da più di 50 anni, da quando (1968) grazie a un gol di Domenghini si potè ripetere la finale e battere la Jugoslavia.

L’Italia che per tutti gli Europei aveva fatto la Spagna, comandando il gioco come le furie rosse dei bei tempi e dando una lezione anche al Belgio primo della classe, l’Italia dicevamo, contro la Spagna si riadatta a fare l’Italia, un po’ come tradizione insegna. Più costretta, che per scelta, a dimostrare che si può vincere anche resistendo in difesa, con la pazienza di sopportare il tiki-taka magari impressionante, ma non così devastante degli spagnoli. Non tanto, soprattutto se hai di fronte giocatori capaci di chiudersi bene e ancor più se hai un portiere che sa diventare valore aggiunto.

La manona di Donnarumma che arriva implacabile sul tiro dal dischetto di Morata non è casuale e vale come il rigore trasformato poi da Jorginho che spiazza il portiere e chiude i conti, facendo esplodere la festa a Wembley e in tutte le città italiane. Per smentire anche la leggenda che i nostri, i rigori, non li sanno tirare. In realtà, quando sei in campo da più di due ore, ci vuole tanta freddezza per riuscire ad andare oltre anche a quel momento, che più decisivo non può essere perché poi non hai più tempo per rimediare.

E c’è anche un po’ di nerazzurro con Toloi e Pessina, entrati in campo solo al 73′, che alla fine giocano quasi 50 minuti e portano il loro mattone alla causa azzurra, con Pessina che si sacrifica per marcare Busquets, la fonte del gioco spagnolo e Toloi che si prende anche un’ammonizione per fermare Dani Olmo.

A proposito. Come si fa a non ricordare l’esordio in Champions dell’Atalanta? Settembre 2019, una partenza traumatica anche per colpa di un giocatore spagnolo che aveva fatto impazzire i nerazzurri e trascinato la Dinamo Zagabria a vincere 4-0. Ecco, quel centrocampista-attaccante era diventato campione europeo Under 21 tre mesi prima, proprio in Italia. E contro l’Atalanta a Zagabria? Incontenibile, tanto è vero che l’Atalanta aveva provato poi a portarlo a Bergamo, ma Olmo aveva scelto la Redbull e il Lipsia. Poi succede che Olmo, il migliore in campo a Wembley contro l’Italia, sbaglia il primo rigore e il trofeo del migliore viene assegnato a Chiesa, bravo a realizzare il primo gol azzurro e a costringere la Spagna a una difficile rimonta.

Non è l’Italia più bella (per come ci aveva abituato) ma è l’Italia più emozionante, una squadra capace di raggiungere qualsiasi traguardo. L’ha fatto sempre col gioco, stavolta ha dovuto superarsi per piegare un avversario tecnicamente molto forte, i “maestri del possesso palla” come li ha definiti Mancini, ma non è la percentuale del possesso palla che ti fa vincere. E obiettivamente anche l’assenza di Spinazzola (a lui la dedica dei compagni) ha tolto un’arma che poteva essere letale per gli attacchi azzurri: ci fosse stato lui, qualche contropiede sarebbe riuscito molto meglio e la partita forse sarebbe stata chiusa prima.

Ora il gran finale. Con la tuta da operaia o con l’abito da sera, l’Italia è pronta. Un po’ stanca, però se vincere aiuta a vincere…

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
Più informazioni
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI