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L'ex ministro degli esteri

L’ambasciatore Terzi : “I diritti GLBTQ sono di tutti, non ci sono altre priorità”

L'ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, già Ministro degli Esteri, interviene sul dibattito dei diritti GLBTQ ed esprime un invito: "Avrei infinito piacere se tutte le forze politiche che s'impegnano in Italia nel garantire - giustamente - i diritti del mondo GLBTQ, non dimenticassero anche la situazione delle stesse comunità GLBTQ in numerosi altri del mondo".

Ho avuto notizia da un mio stretto collaboratore che nella bellissima città di Torino – dove già qualche anno fa fui tra i promotori, con l’allora Presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, di un affollatissimo evento proprio su questi temi – è stato recentemente organizzato una bella iniziativa sul tema dei diritti delle persone con orientamento sessuale GLBTQ.

Nell’ambito di Lovers, festival cinematografico organizzato dal Museo Nazionale del Cinema (Ministero della cultura) e dedicato a film a tematiche omosessuali (tra l’altro: tra i primi festival di questo genere al mondo, per storia e prestigio…un altra eccellenza culturale italiana!) si è svolto un talk dal titolo “Riflessi nel Buio”, patrocinato anche dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale: in occasione dell’evento, è stato conferito un premio ad Ado Hasanović, un regista serbo che realizzò alcuni anni fa un documentario sul primo “Pride” tenuto a Sarajevo, tra mille difficoltà, incertezze, minacce e timori di aggressioni verbali e fisiche.

Prendo spunto da questa vicenda, che ha visto la partecipazione di persona a Torino del collega Ministro Plenipotenziario Fabrizio Petri, per tornare su un tema che mi sta da sempre molto a cuore: ci sono nazioni del mondo (alcune neppure troppo lontane da noi…) dove una cosa così banale è bella come girare un cortometraggio o un documentario su temi quali quelli GLBTQ può esporre a offese, minacce e violenze.

L’evento di Torino, che ha visto confrontarsi un panel di esperti di cinema, illustri professori Universitari, il collega Petri del Ministero e – in sala – molti appassionati, ha a mio avviso il senso di un preciso appello alle coscienze, con un significato che travalica di molto i confini della nostra città: le relazioni omosessuali tra adulti consenzienti sono a tutt’oggi illegali in ben settantasei nazioni, e in sette Paesi è persino prevista la pena di morte.

Giulio Terzi di Sant'Agata (foto di Julian Hargreaves)
Giulio Terzi, foto di Julian Hargreaves

Trovo questa situazione “francamente inaccettabile in un mondo moderno”, così come trovo anche discutibile l’atteggiamento di chi gira sistematicamente la testa dall’altra parte dicendo “ci sono altre priorità”, e resto convinto che la difesa di chi viene deriso, offeso, picchiato e a volte violentato per il proprio orientamento sessuale sia una delle priorità alle quali una società civile degna di questo nome debba prestare attenzione.

La necessità di superare a livello globale le discriminazioni nei confronti del mondo omosessuale, di riconoscere la piena parità dei diritti, di condannare dichiarazioni o comportamenti offensivi e di contrastare tendenze che alimentano quotidianamente l’odio e la violenza, dev’esserci ben chiara, e dobbiamo tutti impegnarci con un grande sforzo affinché scompaia dalla faccia della terra l’orrore di *regimi che tollerano o ancora peggio promuovono offese, lapidazioni, mutilazioni, torture, impiccagioni e decapitazioni* di esseri umani “colpevoli” di un diverso orientamento sessuale.

Aggiungo una riflessione alla quale tengo molto: avrei infinito piacere se tutte le forze politiche che s’impegnano in Italia nel garantire – giustamente – i diritti del mondo GLBTQ, non dimenticassero anche la situazione “delle stesse comunità GLBTQ in numerosi altri del mondo”: i molti Paesi arabi, innanzitutto, ma anche in non poche nazioni Africane (un esempio tra i tanti, l’Uganda, dove è previsto niente meno che l’ergastolo per i gay), nei vari regimi teocratici e massimalisti come l’Iran (ricordo ancora il caso di due giovanissimi, uno di 16 e l’altro di 18 anni, impiccati l’uno accanto all’altro con la colpa di volersi bene), nei territori controllati dall’Autorità Nazionale Palestinese (10 anni di prigione per rapporti gay tra adulti consenzienti), in Pakistan (lapidazione), in Yemen (fustigazione e morte) e – tra i molti altri Paesi nel mondo – anche in #Cina, dove proprio pochi giorni fa una super-star del calcio professionistico, LiYing, ha pubblicato una banale, casta e tenera foto di una cena al ristorante con la sua compagna in occasione del loro primo anniversario di fidanzamento, per poi dover cancellare la foto dopo il rigurgito di “bigottismo e la miscela di insulti” che sono piovuti sui suoi Social (e dopo anche le pressioni – riferiscono alcuni noti giornalisti cinesi – delle istituzioni sportive di Pechino), in una società dove il 95% della comunità GLBTQ mantiene il segreto sulla propria vita privata e dove quasi nessuna figura pubblica si dichiara proprio per timore di essere fatta oggetto di vergognosi attacchi di gruppi di estremisti e di istituzioni pubbliche che proprio nulla fanno per difendere i cittadini delle loro comunità GLBTQ.

Mi chiedo allora: “dove sono in questi casi i responsabili dei dipartimenti esteri dai vari partiti italiani paladini dei diritti gay”…? Vuoti di memoria selettivi, forse…?
Ancora Complimenti al Museo Nazionale del Cinema, al Festival cinematografico Lovers e al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per aver organizzato il dibattito di qualche giorno fa al Cinema Massimo di Torino: avanti convinti e decisi per costruire un mondo dove si difendano con pari forza i diritti di tutti, in qualunque nazione!

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