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Confai Bergamo

Nuova pac

Accordo europeo sulla prossima Politica agricola comune

Bolis: "Una notizia incoraggiante per l'intero mondo agricolo in vista di una maggiore stabilità per il settore primario"

“L’accordo politico raggiunto nei giorni scorsi tra il Consiglio dei ministri agricoli europei e il Parlamento UE circa la proposta di nuova Politica agricola comune (Pac) rappresenta una notizia incoraggiante per l’intero mondo rurale in vista di una maggiore stabilità per il settore primario”: con queste parole il presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia, Leonardo Bolis, ha commentato l’intesa siglata dalle istituzioni di Bruxelles sui futuri assetti delle politiche europee per l’agricoltura, oggetto di trattative durate quasi tre anni.

In base all’accordo di massima appena siglato, la nuova Pac 2023-2027 sarà senz’altro più verde e improntata ad una forte sostenibilità delle produzioni agroalimentari. Tra i punti rilevanti della nuova politica agricola rientra indubbiamente la maggiore flessibilità nei meccanismi applicativi, con la possibilità per gli Stati membri e le amministrazioni regionali di definire con ampi margini di autonomia la pianificazione necessaria per raggiungere a livello territoriale gli obiettivi generali indicati da Bruxelles.

“Dal punto di vista gestionale ci troviamo di fronte ad una svolta assai promettente – fa notare il direttore di Confai Bergamo, Enzo Cattaneo – in quanto la possibilità di adattare le linee d’intervento della Pac in base ad un rilevamento puntuale delle esigenze locali dovrebbe generare risultati più tangibili che in passato ed una maggiore efficienza nell’uso delle risorse a disposizione”.

La nuova programmazione comunitaria potrebbe inoltre porre fine alla discriminazione di lunga data cui le imprese agromeccaniche sono state sottoposte nel nostro paese, risultando fino ad oggi sostanzialmente escluse dall’accesso ai fondi UE. “Alla luce dei cambiamenti della legislazione comunitaria che entreranno in vigore all’inizio del 2023 – chiarisce Cattaneo – i governi nazionali e regionali potranno consentire anche alle imprese agromeccaniche di concorrere al riparto delle provvidenze comunitarie in condizioni di parità con gli altri attori economici del settore primario, presentando progetti di investimento secondo i criteri che stabiliranno i singoli piani strategici nazionali. Si tratta di una questione di equità non più procrastinabile, considerando che la superficie lavorata attualmente in Italia dalle imprese dedite al contoterzismo agrario si attesta attorno ai 7,5 milioni di ettari, pari a circa due terzi della superficie agricola totale”.

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