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La mostra

“Fantasia e Sublime di Piranesi. Le Carceri d’invenzione”: serie di incisioni alla Mai

Da venerdì 2 luglio all’11 settembre 2021, nell’Atrio scamozziano della Biblioteca Civica Angelo Mai, è allestita la mostra Fantasia e Sublime di Piranesi. Le Carceri d’invenzione, un progetto del Comune di Bergamo e della Biblioteca Civica Angelo Mai, a cura di Piervaleriano Angelini e Attilio Pizzigoni.

Alla Mai una serie delle celebri incisioni dell’artista veneto realizzate nella seconda metà del Settecento.

La mostra consente il godimento di una delle celebri serie di incisioni dell’artista veneto del quale si è celebrato, nel 2020, il trecentesimo anniversario della nascita. Realizzate fra il 1745 e il 1750, queste celebri incisioni “invenzione di luoghi insieme inferi e architettonici: ambiti di supplizi e carceri” esprimono uno dei vertici della sperimentazione di Piranesi.

Messe a disposizione da Attilio Pizzigoni, le 16 tavole esposte alla Mai costituiscono la serie completa della seconda versione delle Carceri d’invenzione, una tiratura tra la metà degli anni Sessanta ed i primi Settanta del Settecento che testimonia l’efficacia del segno del maestro nella sua fase matura.

A corredo delle Carceri, una bella edizione delle Osservazioni di Gio. Battista Piranesi sopra la Lettre de m. Mariette e alcune edizioni piranesiane conservate dalla Biblioteca.

“Dopo l’apertura della Biblioteca agli studiosi che ne frequentano gli spazi per le loro ricerche, con questa mostra la Mai torna finalmente a riappropriarsi anche del suo importante ruolo espositivo a cui ha dovuto rinunciare per lungo tempo a causa delle limitazioni dovute dell’emergenza sanitaria. Oggi sono quindi particolarmente contenta di questa inaugurazione che celebra anche la felice collaborazione tra istituzione pubblica e collezionismo privato, grazie al quale ci è permesso di godere di opere rare e di alto pregio artistico come queste del Piranesi”. Dichiara l’Assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti.

“Il Sindaco e l’Amministrazione esprimono tutta la loro gratitudine all’architetto Pizzigoni vicino alla Biblioteca Mai sin dal 1992, quando vi donò il prestigioso archivio del padre Giuseppe la cui consultazione è tra le più richieste e apprezzate della Biblioteca. A quel gesto così generoso sono seguiti anche il finanziamento per l’inventariazione e la digitalizzazione dell’archivio stesso, e il restauro del disegno preparatorio dell’affresco che splende nel foyer del Teatro Donizetti”. Aggiunge l’Assessore Ghisalberti.

Piranesi alla biblioteca Angelo Mai

“Questa mostra ha unito due storie di generosità verso la Biblioteca, quella delle famiglie Angelini e Pizzigoni che hanno donato in passato straordinari patrimoni archivistici e di storia e che oggi, con i sui discendenti, ci permette non solo la realizzazione, ma anche la conoscenza approfondita di un ambito culturale così peculiare qual è quello che Piranesi esprime – afferma la Responsabile della Biblioteca Mai Elisabetta Manca -. L’occasione di oggi rappresenta un ulteriore e importante segnale di ripresa dell’attività della Mai, un istituto che dai dati recentemente raccolti ha rivelato una grande resistenza e resilienza rispetto al drammatico periodo trascorso. Nonostante infatti la Biblioteca sia stata aperta nel 2020 solo la metà dei giorni rispetto al 2019, e con una capienza ridotta a 8 posti sui 58 normalmente disponibili, nel 2020 il numero dei fruitori è “solamente” dimezzato rispetto ai 70.500 dell’anno precedente. Nel 2019 sono stati movimentati circa 68.000 opere, nel 2020 40.550. Un grande successo ottenuto grazie al grande impegno, senso di appartenenza e dedizione espresso da chi lavora in questa istituzione”.

“La mostra che si apre oggi esprime un grande valore, non solo per la qualità delle incisioni esposte, ma soprattutto per la sua completezza. Sono sedici opere, di una tiratura tra le prime di quelle definitive del Piranesi sul carcere, la cui preziosità sta proprio nell’averle salvate e custodite nella loro interezza narrativa. Vederle oggi in esposizione nell’atrio scamozziamo, impreziosite da cornici che ne esaltano il valore, è per me motivo di grande soddisfazione – racconta Attilio Pizzigoni, curatore della mostra –. Da architetto guardo Piranesi, la sua città fatta di frammenti, la sua visione del paesaggio, la magnificenza civile che lui vedeva nel pensiero romano rispetto alla grandezza del pensiero greco, come un punto di riferimento di cui l’avanguardia architettonica ancora oggi vive”.

Piranesi alla biblioteca Angelo Mai

“Quella delle carceri è una delle serie più note e famose, oltre che studiate e discusse, dell’enorme produzione di Giova Battista Piranesi. Rispetto alla prima serie nel 1745, questa esposta, che risale al 1765, si rivela come un’assoluta novità dal punto di vista dell’immagine, del trattamento incisorio, ma anche del senso della serie stessa che valorizza infatti in modo evidente il messaggio piranesiano di primato della cultura e dell’ethos romano su quello greco. In nessun libro sarà mai possibile godere dell’emozione che darà la visione dal vivo del segno di Piranesi espresso in questa serie di altissima qualità” conclude Piervaleriano Angelini, curatore della mostra.

La mostra sarà visitabile sino all’11 settembre da lunedì a venerdì dalle 8.45 alle 17.30. Con l’apertura dell’Atrio, garantita dai giovani Volontari in servizio civile universale, sarà possibile anche restituire i libri in prestito e ritirare i prestiti già prenotati durante tutta l’estate. La mostra sarà aperta dalle 10 alle 18 anche il 26 agosto, festa di Sant’Alessandro patrono della Città. Gli ingressi saranno contingentati per un massimo di dieci persone in contemporanea.
Info: www.bibliotecamai.org

Piranesi alla biblioteca Angelo Mai

GIOVAN BATTISTA PIRANESI
(Mogliano Veneto 1720 – Roma 1778) è figura d’artista e incisore che dall’epoca e dagli ambiti nei quali esercitò allora la propria influenza e fascinazione ha travalicato i secoli, e reca vivo e affascinante spunto di riflessione ancora oggi.

La sua vastissima produzione di rappresentazioni e reinterpretazioni della grandiosità di Roma antica, insieme al suo contributo alla espansione della cultura antiquaria del secondo Settecento (comprese le relative polemiche) è ineguagliabile, e ha fatto della sua personalità un tema di continuo approfondimento. Nel panorama dei suoi numerosissimi volumi con incisioni un posto particolare nella storia della cultura, e non solo di quella artistica, spetta a queste sue stampe dedicate ad una invenzione di luoghi insieme inferi e architettonici: ambiti di supplizi e carceri.

La storia artistica ed editoriale di questi sorprendenti fogli è complessa, ma merita di essere riassunta per comprendere meglio quanto qui si osserva. Una prima redazione delle lastre va datata intorno al 1747-1750, ancora nel segno di una tradizione incisoria di impronta veneziana. Radicale invece è la rivisitazione dei rami prima del 1761, allorché ne apparve l’edizione definitiva qui in mostra. La dilatazione delle strutture architettoniche (con le relative sbalorditive incongruenze), la maturazione tecnica dal punto di vista incisorio (che accanto al rinforzo della tecnica dell’acquaforte vede l’uso del bulino per accentuare la forza del nero), oltre all’aggiunta di due nuove tavole (nn. 2 e 5), ne modificano e potenziano radicalmente l’impatto, e danno avvio a una ancora inesausta esegesi, ed a numerosissime reinterpretazioni moderne.

Questa serie completa della seconda versione delle Carceri d’invenzione qui esposta è stata messa a disposizione da un collezionista bergamasco, e rappresenta una tiratura precoce dei rami (probabilmente tra la metà degli anni Sessanta ed i primi Settanta del Settecento), dunque con caratteristiche di ‘freschezza’ delle lastre che offre ottima testimonianza dell’efficacia del segno del maestro nella sua fase matura.

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