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Fu epidemia colposa?

“Alzano, il Covid già 12 giorni prima della chiusura”: ora il confronto con altri ospedali video

Mercoledì vertice in procura per fare il punto sulle indagini. Il professore Crisanti: "Fiduciosi su una conclusione con test controfattuali"

L’obiettivo della procura di Bergamo è capire se tra le corsie dell’ospedale di Alzano era in atto un focolaio. Il prossimo passo dell’inchiesta Covid prevede il confronto tra gli altri nosocomi bergamaschi e il Pesenti Fenaroli, dove 42 dipendenti già dodici giorni prima di quel tristemente noto 23 febbraio evidenziavano sintomi collegabili al virus.

Se ne è discusso mercoledì nel corso di un summit tra il procuratore capo Antonio Chiappani, gli uomini della Finanza e gli esperti nominati nei mesi scorsi: il microbiologo dell’Università di Padova Andrea Crisanti, il medico legale Ernesto D’Aloja e l’ex direttore della Asl di Pavia, Daniele Donati.

La data dell’undici febbraio con le prime evidenze di positività è basata su quanto dichiarato dagli stessi dipendenti, che in quei giorni accusavano febbre e mal di gola, ma non ci sono reperti medici che attestano la loro malattia. Chi indaga considera quindi puramente indicativo quel giorno e non esclude che il virus circolasse già in precedenza.

Ora si vuole capire qual era la situazione in quelle settimane negli altri ospedali della nostra provincia, la più colpita dalla pandemia con un +568% di decessi nel mese di marzo 2020 rispetto alla media dello stesso periodo nei cinque anni precedenti, per verificare se quello di Alzano fosse un caso isolato o ci fossero situazioni simili in altre strutture. Si lavorerà su proiezioni e in base a modelli matematici approvati dalla comunità scientifica.

Dopodiché si passerà agli accertamenti sui pazienti del Pesenti Fenaroli, per cercare di appurare se come è emerso erano davvero solo due i contagiati il 23 febbraio 2020, uno dei quali, Ernesto Ravelli, morì nella notte dopo il trasferimento al Papa Giovanni, o se invece ci fosse un numero di casi più diffuso.

Per quello che accadde quella domenica, quando l’ospedale venne chiuso per un paio d’ore e poi subito riaperto senza una vera sanificazione (secondo l’ex direttore medico Giuseppe Marzulli su pressione dei vertici aziendali e regionali) sono indagati per epidemia colposa l’ex direttore generale della Sanità lombarda Antonio Cajazzo, l’allora suo vice Marco Salmoiraghi, la dirigente dell’Assessorato Aida Andreolassi e gli ex dirigenti dell’Asst di Bergamo Francesco Locati e Roberto Cosentina, quest’ultimi anche per falso.

L’inchiesta è complicata e non è facile dimostrare eventuali responsabilità degli indagati, stabilendo se davvero le cose sarebbero potute andare in modo diverso utilizzando mascherine e dispositivi di protezione. Gli inquirenti però sono “fiduciosi”, come ha spiegato all’uscita dalla procura il professor Crisanti: “Non spetta a me dire se si arriverà a una richiesta di rinvio a giudizio – le sue parole – ma abbiamo abbastanza dati da poter giungere a una conclusione. Si sono accumulate tante informazioni su queste epidemia ed esistono modelli matematici che sono stati vagliati e hanno superato tantissimi test controfattuali. Ne useremo diversi per verificare se portano tutti nella medesima direzione”.

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