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Notti magiche

Pessina, da possibile escluso a uomo partita: “Giochiamo bene, come col Gasp”

Era fuori dalla lista degli Europei, poi ripescato e ora protagonista. E l'azione del gol in combinazione col suo capitano Rafael Toloi

Gosens ha già scritto un libro, la sua autobiografia “Vale la pena sognare?” (è il titolo) e studia Psicologia; Pessina era fortissimo in latino e studia Economia alla Luiss. Ma vi sembrano normali?

Perché, a parte gli scherzi, in realtà fanno i calciatori: Robin ha risollevato una Germania che sembrava con un piede già fuori dagli Europei, Matteo è il primo atalantino a fare gol in una competizione europea o mondiale con la maglia dell’Italia. Due studenti modello, a quanto pare, ma anche due calciatori molto intelligenti e anche bravi a comunicare, Gosens che parla un italiano con tutti i congiuntivi a posto, Pessina che davanti al microfono sorride, come se fosse lui l’intervistatore.

Ecco, parliamo di Matteo visto che Gosens si è già meritato la copertina per aver steso il Portogallo di Ronaldo, quello che non aveva voluto regalargli la sua maglietta. Gosens uomo partita, migliore in campo in Germania-Portogallo e allora una tirata d’orecchi bisognerebbe darla alla Uefa, perché lo stesso riconoscimento se lo sarebbe meritato Pessina, protagonista e più decisivo in Italia-Galles di Chiesa, il premiato dell’incontro.

Però, che storia. Pessina gioca la sua prima partita da titolare all’Europeo, in campo assieme al suo capitano Rafael Toloi (sempre attento e preciso nei suoi interventi), anche questa una notizia visto che mai l’Atalanta aveva avuto due giocatori titolari agli Europei. Naturalmente i due si trovano e si intendono a memoria, tanto che perfino l’azione del gol nasce da una combinazione-gioco di squadra tra i due: “Toloi doveva andare lui sul primo palo e invece mi ha detto vai tu e… è andata bene”.

Certo, sarà la mente matematica di Matteo che lo porta a essere sempre nel posto giusto al momento giusto e a sfiorare poco dopo anche il secondo gol. Quell’intelligenza che l’ha aiutato a inserirsi a meraviglia in un’Atalanta che giocava a memoria e a non far rimpiangere nemmeno uno come il Papu Gomez.

Eppure strano, perché Pessina a questo punto poteva essere sul divano di casa davanti a un televisore, se il ct Mancini dopo averlo provato nell’amichevole con San Marino (doppietta di Pessina) e poi averlo… escluso dalla lista degli Azzurri, non l’avesse ripescato in extremis, per rimediare all’infortunio di Sensi.

Pessina, che era rimasto ai margini del gruppo, non ha fatto una piega, non ha pensato di essere un tappabuchi e ha continuato ad allenarsi, secondo il suo motto preferito: “Gutta cavat lapidem“. Latino, naturalmente. “La goccia perfora la pietra”. In bergamasco significherebbe, grosso modo, “mola mia”.

O, come spiega Matteo: “Sono un centrocampista che silenziosamente si fa sentire, che mette un mattoncino dopo l’altro ogni giorno. Quell’impercettibile ma esistente cambiamento quotidiano. Così mi sono affermato, come uomo e come calciatore. Sono un ragazzo sereno, un centrocampista tranquillo, ma non uno da copertina”.

Magari adesso dovrà cambiare idea, Matteo, dopo il gol contro il Galles. E, se avrà qualche dubbio, si faccia consigliare dall’amico Gosens.

Intanto il riferimento dall’azzurro al nerazzurro viene spontaneo. Chiedono a Pessina se questa Italia assomiglia, gioca un po’ come la sua Atalanta e lui: “Spero di sì, vuol dire che continuiamo a giocare bene”.

E poi partono i ringraziamenti: “A Juric naturalmente, ma devo tanti meriti a Gasperini, a lui devo molto, quasi tutto, alla sua mentalità per come ci insegna ad attaccare. Anche Mancini ha questa mentalità”. Sorride e conclude: “Quattro anni fa ero in C però… con il lavoro, l’impegno, la mentalità si può arrivare anche in Nazionale. È una bella favola”.

Come gli ricordavano gli insegnanti della prima Liceo, “Uno su un milione ce la fa”. Bravo Matteo, mola mia…

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