• Abbonati
L'intervista

Un Bergonzoni in piena al Donizetti: “Vita, morte, infermieri… le parole hanno un nuovo senso dopo la pandemia”

"Trascendi e sali" è il titolo dell’opera portata in scena al Teatro Donizetti di Bergamo da Alessandro Bergonzoni: drammaturgo, scrittore, umorista, attore e paroliere, venerdì 18 e sabato 19 giugno. Ogni parola si lega all’altra e crea nuovi significati. O forse siamo noi ad essere cambiati e a riempire di nuovi significati parole ed espressioni sempre esistite

Trascendi e sali: un consiglio, un comando, ma anche un’urgenza. È la necessità – non più procrastinabile – di interpretare le parole in modo diverso, di percepire il mondo con sensi diversi.

È anche il titolo dell’opera teatrale portata in scena al Teatro Donizetti di Bergamo da Alessandro Bergonzoni: drammaturgo, scrittore, umorista, attore e paroliere, venerdì 18 e sabato 19 giugno.

Più che un artista, Bergonzoni è un sistema artistico: complesso, fatto di suoni, parole, immagini, sensazioni, spazi. È artista e opera allo stesso tempo, non c’è confine. Non sai dove finisce Bergonzoni e inizia il palco, dove finiscono le immagini e iniziano le parole.

Tra le parole di Bergonzoni si vedono chiaramente gli infermi durante la pandemia, Stefano Cucchi e Giulio Regeni, la violenza della guerra, la necessità di una legge contro il reato di tortura, la violenza sulle donne, la violenza mediatica, la necessità di una formazione piuttosto di una informazione deviata.

Ogni parola si lega all’altra e crea nuovi significati. O forse siamo noi ad essere cambiati e a riempire di nuovi significati parole ed espressioni sempre esistite.

Un flusso, anzi una fiumana che però non è per nulla disordinata. Tutto ha una logica ben definita che arriva alla testa e all’anima dello spettatore. Dopo un’ora e quaranta di arte ininterrotta il messaggio è chiaro: ogni parola ha un potere immenso, che nelle bocche sbagliate possono creare danni irreparabili. Sta a noi usare il filtro giusto. Il futuro delle parole è nelle nostre mani.

 

Bergonzoni

 

“Trascendi e sali è nato prima della pandemia”. Dopo il periodo che abbiamo vissuto ha delle sfumature diverse?

Le sfumature diverse sono nelle orecchie di chi ascolta. Quando parlo di vita, di morte, di infermieri, di esistenza. Sono parole che esistevano già prima, ma ora la gente le capta in maniera diversa. L’operazione che faccio in questo spettacolo è di chiedere al pubblico uno sforzo per interpretarle in maniera diversa. Il concetto viene trasformato dallo spettatore. Quando le persone mi dicono: “sul palco hai parlato degli ultimi due anni vissuti”. Io non ho cambiato nulla di questo spettacolo, né Riccardo Rodolfi ha modificato la regia. È la gente che è cambiata.

Le parole hanno un potere molto potente. In questo periodo di pandemia abbiamo scoperto molte parole nuove…

Si, oppure si tratta di parole o espressioni che esistevano già prima ma avevano un significato diverso. Come “Over 60” o “Under”: prima della pandemia ricordavano i pensionati o squadre di calcio, non suddivisioni della popolazione per fasce d’età. Le parole che abbiamo acquisito in questo anno e mezzo sono paurose, rischiose, anche ambigue per certi versi, spesso veicolate da una informazione malata. Abbiamo avuto un’invasione di giornalisti che ha fatto di necessità “tivù”, non virtù. Non esperti che si sono autodecretati esperti sono stati intervistati da giornalisti che, a loro volta, si atteggiano da esperti, a volte usando una metodologia violenta e impositiva. Per quanto riguarda il mondo dei social network, la situazione è peggiore. Alcuni hanno utilizzato le nuove parole per auto propaganda, per vendere libri o immagini. Molte parole non avrei nemmeno voluto sentirle così incessantemente, perché più dell’informazione mi interessa la formazione, più che l’attualità mi serve la coscienza.

Pensiamo a una situazione paradossale: da esso in poi, per tutto il resto della sua vita, lei potrà usare solo cinque parole. Quali userebbe?

Anima, noi – che è io alla “n”, girato -, morte, immedesimazione, utrepiliac.

 

Bergonzoni

 

Cosa significa utrepiliac?

È una parola che mi è venuta in mente adesso. La mente mi ha detto: ricordati che ci sono anche le parole che non conosci.

Siamo bombardati da parole e immagini. Come facciamo a difenderci?

È importantissimo il filtro delle orecchie, che sono il nostro terzo e quarto occhio. Devono iniziare a filtrare e a non subire obbligatoriamente quello che ci viene detto. Dobbiamo iniziare a utilizzare il silenzio non come arma ma come trampolino per arrivare ad altre dimensioni. Lo dico spesso anche nello spettacolo: è importante pensare spesso non come quantità ma stratificazione. Cercare di udire e di dire anche un po’ meno, a sentire, percepire, ad avere un’altra visione del pianeta. Non possiamo più accontentarci dei sensi che abbiamo sempre avuto. Ora anche il respiro è cambiato, non è un’azione che facciamo da soli ma con molte altre persone.

 

Bergonzoni

 

 

 

 

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI