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Il concerto

Il superquartetto di Michael League e Bill Laurance al Donizetti: quando il jazz diventa un inno alla felicità

Due ore di musica, segnate da suggestioni di vario tipo. Dalle atmosfere arabe alle dimensioni ultraterrene, come nel pezzo “Meeting of the minds”, il più spirituale tra quelli eseguiti.

Una prima mondiale, quattro fuoriclasse sul palco. Il primo concerto del 2021 firmato Bergamo Jazz è stato una sinfonia di fuochi d’artificio.

Abbiamo aspettato quasi due anni prima di riaccogliere la musica black in teatro, un prezzo che la città e tutti i lavoratori del festival hanno pagato a caro prezzo. Ma per quello che abbiamo ascoltato nella serata di venerdì 11 maggio, possiamo dire che è valsa la pena aspettare.

Dopo l’introduzione di Maria Pia De Vito, direttrice artistica di Bergamo Jazz, in città per la presentazione della 42ª edizione del festival    i quattro protagonisti hanno fatto il loro ingresso in scena, al Teatro Donizetti.

Michael League, bassista di fama internazionale, Bill Laurance, pianista inglese, il chitarrista di origine africana Lionel Loueke e il l batterista Jeff Ballard. Il super quartetto ha regalato una performance di vera eccellenza. È come se i più preziosi diamanti del mondo fossero stati uniti insieme per creare un solo gioiello. Michael League e Bill Laurance, entrambi componenti degli Snarky Puppy, formazione vincitrice di diversi Grammy Awards, a due versatili musicisti del calibro di Lionel Loueke e Jeff Ballard, da tempo impegnati in varie collaborazioni.

Avevano già lavorato insieme, ma mai tutti e quattro nella stessa formazione. Un gruppo inedito e una musica mai ascoltata prima – seppur già registrata e presto disponibile al pubblico mondiale, come ha spiegato League durante la serata. È questo il risultato di mesi di pandemia. I musicisti, lontani dai palchi e dal pubblico, hanno creato nuove piccole comunità, destinate ad alimentarne altre creando un ossigeno infinito di cui la musica, adesso più che mai, ha bisogno.

È stato Bill Laurence ad aprire le danze. Il pianoforte e un intero teatro in silenzio ad ascoltare. Poi, in punta di piedi, si è aggiunto l’oud, il liuto arabo suonato da Michael League. Jeff Ballard e le sue percussioni hanno anticipato la voce di Lionel Loueke, un elemento di contorno alla sostanza degli altri strumenti.

Michael League e Bill Laurance

Due ore di musica, segnate da suggestioni di vario tipo. Dalle atmosfere arabe alle dimensioni ultraterrene, come nel pezzo “Meeting of the minds”, il più spirituale tra quelli eseguiti.

Tra swing latineggianti e ritmi intrisi di rock, i quattro hanno giocato con stili ed effetti sonori, avendo la capacità di mantenere viva l’attenzione del pubblico. Energia, complicità, sorrisi, dialoghi. La qualità della musica ascoltata sarebbe già bastata per rendere la serata degna di memoria, ma c’è stato di più. La gioia di ritrovarsi sul palco, per la prima volta, dopo mesi di dolore e difficoltà globale, il divertirsi facendo il proprio mestiere. Michael, Bill, Lionel e Jeff ci hanno regalato molto più di un concerto: una serata di pura, sana, umana felicità.

Michael League e Bill Laurance
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