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Filago

Altissima adesione allo sciopero contro la delocalizzazione della Bayer fotogallery

Giovedì 10 giugno un incontro con l'azienda, venerdì 11 giugno l'assemblea dei lavoratori.

Hanno scioperato nella giornata di mercoledì 9 giugno per 8 ore i lavoratori della Bayer Cop Science di Filago, che minaccia la chiusura dell’attività produttiva entro la fine di quest’anno.

Allo sciopero ha aderito la quasi totalità dei dipendenti e altissima è stata anche l’adesione nelle altre sedi del gruppo, dove i lavoratori hanno incrociato le braccia per 4 ore in solidarietà coi colleghi. Dalle 10 alle 12, si è svolto un presidio sotto la sede milanese di Bayer, in viale Certosa 130.

Spiega il segretario della Filctem Cgil di Bergamo, Ezio Acquaroli: “Abbiamo voluto sollevare l’attenzione e coinvolgere tutti i lavoratori della Bayer su quanto sta succedendo a Filago, dove sono 46 i posti lavoro a rischio. Abbiamo più volte chiesto all’azienda di rivedere la sua posizione per salvaguardare l’occupazione, ma fino ad ora non abbiamo visto spiragli d’apertura. Domani pomeriggio alle 16 è previsto un tavolo di confronto tra la proprietà e i rappresentanti sindacali dai cui speriamo possano uscire novità positive. I lavoratori saranno in assemblea venerdì prossimo dalle 14 alle 15 per discutere di eventuali mosse successive”.

SCANDELLA (PD): “DRASTICO IMPOVERIMENTO PER IL NOSTRO TERRITORIO”
“Lo stabilimento di Filago rappresenta una realtà storica che dopo decenni di attività si era ben radicata in questa zona e la sua chiusura rappresenta un dramma per 62 dipendenti, di cui 46 nelle attività produttive e decine di lavoratori stagionali”.

Anche il consigliere regionale del Pd Jacopo Scandella interviene a sostegno dei lavoratori della Bayer di Filago, insieme a tutte le rappresentanze sindacali del gruppo che oggi hanno indetto uno sciopero di 4 ore in tutta Italia e di 8 ore nel sito della bergamasca.

“La decisione di chiudere lo stabilimento di Filago rappresenta una scelta contraria ad ogni logica di ripresa e non deve essere il preludio ad un’ulteriore deindustrializzazione del territorio. Anche ai diversi livelli istituzionali serve fare tutto il possibile perché questo non accada” conclude Scandella.

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