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L'intervista doppia

Il duo Trovesi-Piazzalunga presenta il nuovo album: “Insieme giochiamo con la musica”

L'ultimo lavoro sarà eseguito per la prima volta dal vivo nella serata lunedì 7 giugno alle 20.30 nel Santuario della Beata Vergine Addolarata di Borgo Santa Caterina

Non dovremmo mai smettere di giocare. O per lo meno, non dovremmo mai disimparare a sognare, immaginare, creare. Le creature magiche che passano la vita a ricordarcelo sono gli artisti.

Tra i più grandi paladini del gioco-musica deve essere annoverato il bergamasco Gianluigi Trovesi, clarinettista e sassofonista famoso in tutto il mondo. Il cavaliere della musica è reduce da una nuova avventura in compagnia di un fedele scudiero, Fabio Piazzalunga, pianista, organista e compositore.

L’incontro tra i due musicisti eclettici, avvenuto più di dieci anni fa, ha portato all’incisione di “Che a mezzanotte…”, prodotto dalla Società del Quartetto di Bergamo, che sarà eseguito per la prima volta dal vivo nella serata lunedì 7 giugno alle 20.30 nel Santuario della Beata Vergine Addolarata di Borgo Santa Caterina, nella stagione concertistica della Società del Quartetto.

Dal dialogo originale tra clarinetto contralto e piccolo di Gianluigi Trovesi e l’organo di Mezzoldo, suonato da Piazzalunga, è nato molto più di un album. È una musica che racconta una storia, che a tratti ci sussurra poesia di epoche lontane, in alcuni momenti narra le gesta di magici eroi, altri ancora travolge l’ascoltatore nelle danze di date e di streghe. Il tutto avvolto da una grande aura di mistero: il ricordo di un giorno mai esistito.

Come nasce la vostra collaborazione?

Piazzalunga: È nato tutto dieci anni fa, al nostro primo incontro. Gianluigi ha sempre avuto la passione per la musica sacra antica, avendo avuto peraltro una formazione classica. Io che ho studiato pianoforte, organo e composizione, lungo il mio percorso ho incontrato e frequentato altri campi della musica, tra cui il jazz e il pop. Dopo tanti anni di concerti insieme, abbiamo avuto l’occasione, grazie alla Società del Quartetto di Bergamo, nella persona del suo lungimirante presidente Avv. Giampaolo Rosa, di registrare musiche per clarinetto e organo il nostro progetto. Cosa unica e rara visto l’assenza di un repertorio per questa formazione.  Presto ascolterete il nostro “inconsueto” incontro

Trovesi: Insieme abbiamo voluto dar vita a un progetto per clarinetti e organo nelle chiese. Doveva essere solo un concerto, è diventato un album, registrato nella chiesa di Mezzoldo. È un lavoro di poesia e creatività, tra la fiaba e l’immaginazione, che tocca ambiti e autori importantissimi per la storia della musica, da noi rivisitati.

Clarinetti e organo insieme, non accade molto spesso…

Piazzalunga: In effetti il nome originario del progetto era “Inconsueti incontri d’arie”, con un evidente riferimento al fatto che non esiste una letteratura dedicata per questi due strumenti. Per questo li abbiamo fatti incontrare. Lo abbiamo fatto giocando – come è solito dire Gianluigi – anche stravolgendo la musica, facendo in modo che la melodia diventi una linea del basso per poi lasciare spazio ad un dualismo, al dialogo tra i due strumenti e alle improvvisazioni.

Trovesi: dopo tanti anni di musica insieme, posso dire che questo è un progetto veramente riuscito. C’è tanta poesia, c’è tanto gioco. Quando dico “giocare con la musica”, intendo suonare nel rispetto dei grandi autori che ci hanno accompagnato nel nostro percorso e di cui sentirete le melodie rivisitate. Abbiamo giocato per raccontare, per creare nuova arte.

“Che a mezzanotte” è il titolo del vostro album. Quale è significato?

Trovesi: L’album è il racconto di una intera giornata, dall’alba a cui corrisponde il preludio al tramonto, ossia il postludio. È come se stessimo raccontando una fiaba piena di magia.  Tra l’alba e il tramonto avvengono molte cose. Ci sono gli innamoramenti, gli affetti, i duelli e le danze. Le storie i sono narrati attraverso le musiche di autori celebri intervallate da mie composizioni.

Piazzalunga: È il racconto di un ipotetico giorno di cui l’Alba e un Vespro indicano una data: quella del 12 ottobre. Ci riferiamo al 12 ottobre mai esistito, quello del 1582 che fu cancellato dal calendario Gregoriano. Ma non solo, potrebbe essere il giorno della scoperta dell’America (12 ottobre 1492), oppure quello della fine della guerra in Vietnam (1967). È la musica a scandire il passare del tempo, dalle note dei grandi Buxtheude, Purcell, Marenzio, Monteverdi, Desprez, Dufay, Frescobaldi, Pasquini, Soto de Langa, alle composizioni create da Gianluigi, “Ricercar vaghezza”, “De Vous abandoner”, “L’ometto disarmato”, “Adagietto bergomasco”, “Nella villa”, “C’era una strega, c’era una fata”, “Vespro del 12 ottobre” e alcuni interventi per organo scritti da me.

Cosa avete imparato l’uno dall’altro dopo tanti anni di collaborazione?

Piazzalunga: La libertà. Ho imparato a dimenticare le note e a leggere ciò che sta tra le note. Ho imparo a suonare e interpretare ciò che non c’è scritto. Ma attenzione, quella del jazz non è anarchia, è creazione strutturata. Gianluigi mi ha insegnato la libertà dell’anima.

Trovesi: Questa è la prima volta che lavoro con l’organo, uno strumento di una ricchezza incredibile. Mi sono confrontato con i suoi registri, con la sua potenza. Io clarinettista, ho giocato con due canne, quelle dei miei strumenti, insieme alle centinaia di canne di un organo maestoso. La bravura del maestro Piazzalunga è stata quella di riuscire a trovare, nella miriade di possibilità che l’organo offre, il timbro ideale per giocare con i clarinetti. Mi auguro che questo progetto sia la nostra ripartenza.

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