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Scuola & covid

Le maestre: “Le mascherine non hanno spento il sorriso dei bimbi”

Un anno surreale, spiegano le insegnanti della scuola primaria "Dante Alighieri" di Orio al Serio, con gesti che, pur ripetuti giorno dopo giorno, non sono riusciti a entrare nella normalità

“Le mascherine non hanno spento gli occhi sorridenti e curiosi dei bambini. La loro intelligenza emotiva e l’impulso a cercare un contatto sono più contagiosi del covid. Commuovono perché hanno superato smarrimento ed incertezze mostrando interesse, curiosità e, soprattutto, la meraviglia della loro età.”: così le maestre della scuola primaria “Dante Alighieri” di Orio al Serio (I.C. Mazzi) al termine di un altro anno scolastico scandito da scrupolose misure di contenimento come l’uso corretto delle mascherine, l’igienizzazione frequente delle mani, il distanziamento di almeno un metro tra gli studenti e il continuo ricambio dell’aria.

Regole a cui ci si è dovuti attenere durante tutto l’anno, con la stessa scena che, nonostante si sia ripetuta quotidianiamente, ogni giorno è risultata surreale.

A scuola, prima dei bambini, entrano gli insegnanti. Viene misurata la temperatura sulla fronte mentre li attraversa il pensiero e la speranza di non contrarre il virus. I genitori salutano i piccoli che, frettolosamente, si dirigono verso l’ingresso. Entrano scaglionati, in ordine. Tra le mani solo la cartella. Per evitare assembramenti gli ingressi sono differenti per ogni classe. Tutti indossano la mascherina, nello zaino quella di ricambio. Nessun abbraccio, nessuna stretta di mano, “solo” sguardi. Si dispongono uno dietro l’altro, lungo file stabilite dalle strisce bianche poste sul cortile. Al suono della campanella si dirigono, in fila, verso l’aula. Lontano il tempo delle corse a perdifiato e le gare a chi arriva primo in classe.

Giusy Attardo
Giusy Attardo

Italiano le prime due ore. “Pesante il carico emotivo causato dalla pandemia – racconta Giusy Attardo, docente di italiano e inglese -, il continuo invito al rispetto delle regole è stato motivo di stress. Tante nuove regole hanno reso più complesso l’insegnamento ma il patto educativo di corresponsabilità scuola-famiglia ha giocato un ruolo fondamentale nell’affrontare incertezze e difficoltà che hanno interessato sia la scuola che gli alunni. Un grosso ringraziamento ai rappresentanti dei genitori che hanno tenuto vivi i contatti con tutte le altre famiglie. Sempre, ma soprattutto in questo periodo, sono stati un costante e valido aiuto”.

Complicato per gli insegnanti parlare quattro-sei ore con la mascherina. Leggere, raccontare, spiegare concetti e trasmettere emozioni. Difficile persino richiamare, rimproverare.

“Nei giorni della dad – ricorda l’insegnante di italiano – è stato complesso attivare i tablet per i bambini della classi inferiori. Si impara a leggere e scrivere, a contare, in presenza. Tutte le discipline si fondano su un apprendimento esperienziale poiché a quell’età i bambini hanno bisogno di vedere, toccare, vivere su se stessi l’oggetto di apprendimento che poi si traduce in cartelloni, disegni, scritte, tabelle e schemi sparsi qua e là nella scuola. Più che in termini di didattica pagano uno scotto emotivo. Ai grandi si può chiedere di abbracciare e accarezzare in modo verbale, virtuale, ma i più piccoli hanno bisogno di abbracci veri, che trasmettono affetto, calore e fiducia”.

Ogni bambino rimane seduto al proprio banco, posizionato nei bollini rossi disseminati lungo tutta la classe, distanziato dal compagno come da linee guida, almeno un metro. Per arieggiare la classe al massimo le finestre rimangono aperte, tutt’al più socchiuse, sia in inverno che in primavera. Il virus non conosce stagioni.

“Dalle maestre – sottolinea l’insegnante Attardo – spero abbiano imparato ad aver fiducia in loro stessi. Non devono aver paura di sbagliare e non devono identificarsi con l’errore. Abbiamo lavorato tanto sulla loro autostima. L’errore è alla base dell’apprendimento, va assimilato e superato. Loro sono ALTRO rispetto ad una verifica che non è andata bene”.

Suona la campanella. Tempo della ricreazione. Anche questo momento si trascorre in classe per evitare assembramenti nei corridoi. I bambini consumano la merenda portata da casa e utilizzano l’acqua della propria borraccia. Si mangia sempre al proprio banco sbirciando quella del compagno, senza poterla assaggiare. Driiin !!! Banco pulito e disinfettato. Manine lavate e igienizzate. Cambio di mascherina. Le prossime sono due ore di matematica.

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Stefania Mirone

“Le mascherine chirurgiche – spiega Stefania Mirone, docente di matematica e inglese – sono il simbolo della pandemia. Non aiutano l’adulto a riconoscere tutte le emozioni e non aiutano i più piccoli a comunicarle. Negli sguardi dei bambini e delle bambine abbiamo colto sentimenti contrastanti perchè gli occhi curiosi e brillanti tradiscono paure, gioie, aspettative, delusioni e sorprese”.

Colla, forbici, temperino, gomma, quaderno, pastelli. Per i bambini come per i docenti non è possibile prestare alcun tipo di materiale. Gli alunni chiamati alla lavagna devono igienizzarsi le mani prima di prendere il gessetto che la maestra ha già igienizzato. Poi, prima di tornare al posto tornano ad igienizzarsi le mani. Più difficile l’operazione di sanificazione che risolvere quella scritta alla lavagna.

“Abbiamo fatto di tutto per non andare in dad ma abbiamo dovuto arrenderci al virus. Il ritorno a scuola – continua Mirone – è stata sicuramente una conquista, ma ha richiesto tempo riprendere i ritmi in presenza. La lezione che questa pandemia ci lascia è chiara: nessuno si salva da solo. Ci siamo impegnati a fare gruppo. Tutti, docenti e bambini”.

Campanella. L’aula diventa mensa. Il banco della lezione di italiano, della merenda e di matematica si trasforma nel tavolo da pranzo. Prima viene igienizzato da Anna e Santina. Se il tempo è bello si può scendere in cortile. Correre si può. Vietato rincorrersi o prendersi. Nascondino no. Rubabandiera neanche. Nessuna lotta per finta.

“Un altro anno segnato dall’incertezza – sottolinea Anna Ferrari, docente di matematica e responsabile del plesso di Orio al Serio -. Abbiamo trascorso l’anno passato tra incredulità e sbalordimento. Impreparati e incapaci di capire la portata di quello che stava accadendo. Anche quest’anno è trascorso all’insegna dell’incertezza ma i docenti della primaria di Orio al Serio si sono spesi per superare tutte le difficoltà, sforzandosi di trasmettere agli alunni, nell’eccezionalità di questo momento, un senso di normalità”.

Libri e quaderni vanno sempre riposti nello zaino. Nel sottobanco non deve rimanere nulla.

“Ci siamo impegnati per non lasciare indietro nessuno – conclude la responsabile del plesso – sia i bambini con disabilità che quelli più fragili, permettendogli di seguire la didattica secondo i loro tempi di apprendimento”.

Scriveva don MilaniSe si perdono loro (gli ultimi) la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati“.

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