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Caso yara

Bossetti, dopo il no ai reperti ora i suoi avvocati rischiano l’accusa di calunnia

Salvagni e Camporini avevano presentato un duro esposto contro l'operato dei magistrati. Il procuratore Chiappani: "Penso solo al dolore della famiglia Gambirasio"

Dopo il diniego all’accesso ai reperti, gli avvocati di Massimo Bossetti rischiano di essere accusati di calunnia. I giudici della Corte d’assise di Bergamo, rigettando le richieste degli stessi Claudio Salvagni e Paolo Camporini, hanno disposto, come chiesto in aula dal procuratore capo Antonio Chiappani lo scorso 19 maggio, la trasmissione degli atti alla Procura di Venezia per le “opportune valutazioni”.

Chiappani aveva denunciato presunte scorrettezze dei due difensori, dopo che nei mesi scorsi avevano presentato un esposto contro i magistrati bergamaschi in cui parlavano di illeciti sulla gestione dei reperti del caso Yara, accusandoli di depistaggio e frode processuale. Spetterà ora ai pm veneziani, competenti a indagare sull’operato colleghi orobici, valutare eventuali ipotesi di reato ai loro danni.

Sempre la coppia Salvagni-Camporini si era anche rivolta al Ministero di Grazia e Giustizia per chiedere un provvedimento disciplinare contro la procura di piazza Dante, sempre basato sulla conservazione delle prove, alcune delle quali “sarebbero state fatte sparire, come i guanti e le chiavi che la ragazzina aveva in tasca la sera della scomparsa”.

La decisione del no ai reperti da parte della Corte d’Assise presieduta dal giudice Donatella Nava è arrivata giovedì pomeriggio, dopo dopo due pareri favorevoli pronunciati dalla Cassazione nelle settimane scorse. In 19 pagine, motivazioni comprese, viene rigettata “l’istanza a ottenere l’adozione di provvedimenti di vario contenuto finalizzati a ottenere l’accesso ai corpi di reato e la loro ricognizione”. Tra i reperti ci sono che gli indumenti indossati dalla tredicenne la sera in cui venne uccisa, il 26 novembre 2010, con il dna del suo omicida, individuato poi in Bossetti.

Nel decreto viene inoltre dichiarata “inammissibile l’istanza diretta a ottenere la trasmissione dei dvd contenenti le immagine fotografiche effettuate dai Ris relative a tutti i reperti da loro analizzati e dai risultati di tutte le caratterizzazioni effettuate”.

La difesa del 51enne, condannato in via definita all’ergastolo, aveva avanzato l’istanza in vista di una possibile, anche se remota, revisione della sentenza di condanna arrivata dopo una lunga e complessa indagine e tre gradi di giudizio. “Ottenere le cose più banali in Italia sembra la cosa più difficile al mondo. Avere giustizia sembra veramente qualcosa di incredibile – ha commentato l’avvocato Salvagni a Telelombardia – A pensar male si fa peccato ma a questo punto direi che è proprio il minimo”.

“Non commento la decisione della Corte e non voglio parlare di vittoria, essendoci di mezzo la vita di una povera ragazzina – le parole del procuratore Chiappani – .  Penso solo che è stato brutto per me rivivere l’incubo che deve aver subìto la famiglia Gambirasio, tirata in ballo per l’ennesima volta”, ha aggiunto il magistrato pensando alla propria nipotina.

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