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Confcooperative Bergamo

La panoramica

Ripartono le attività teatrali: la proposta culturale delle cooperative e associazioni locali

Si riapre il sipario nei teatri cittadini, riparte la stagione degli spettacoli nel nostro territorio: un nuovo inizio per la Cultura, dopo il lungo stop legato alle restrizioni sanitarie

Si riapre il sipario nei teatri cittadini, riparte la stagione degli spettacoli nel nostro territorio: un nuovo inizio per la Cultura, dopo il lungo stop legato alle restrizioni sanitarie.

C’è fermento e tanta voglia di fare anche nel mondo della cooperazione locale che promuove il teatro e le attività culturali; uno slancio che tenta di superare le incertezze della sofferta attesa, lasciando il passo ad una spinta innovativa e carica di entusiasmo.

Abbiamo chiesto ad alcune delle realtà più rappresentative del mondo teatrale orobico di raccontarci i loro stati d’animo, i progetti in corso e i significati che attribuiscono alla ripartenza delle attività.

Uno degli esponenti più attivi di questo mondo è senz’altro Mario Ferrari, presidente della federazione Cultura Turismo e Sport di Confcooperative Bergamo e presidente della cooperativa sociale
Pandemonium Teatro, che da molti anni produce, realizza e allestisce spettacoli teatrali nel territorio e in giro per l’Italia. La cooperativa si occupa anche di formazione con attività laboratoriali che coinvolgono docenti, bambini, adolescenti, adulti e collabora con le biblioteche, proponendo iniziative di promozione alla lettura. La struttura principale in cui allestisce gli spettacoli è il Teatro situato nel quartiere di Loreto a Bergamo: un immobile, recentemente ristrutturato e riqualificato, che ha riaperto i battenti il 9 maggio celebrando la festa della mamma e la giornata dedicata alle istituzioni europee. La compagnia ha anche in gestione il Teatro degli Storti ad Alzano Lombardo, in cui dal 23 maggio scorso è ripartita la stagione degli spettacoli.

“Il colpo subìto nel teatro di Bergamo è stato per noi molto forte. Nel mese di febbraio 2020, proprio al termine dei lavori di ristrutturazione del teatro di Loreto, si sono interrotti tutti i pilastri della nostra attività ed è saltata sia l’inaugurazione delle sale teatrali rinnovate sia la ormai tradizionale “Festa di primavera” che coinvolge le famiglie e tutte le generazioni del quartiere in un momento gioioso collettivo” afferma Ferrari. “Ad Alzano, invece, si è interrotta la fase di semina, il processo di radicamento in corso sia della formazione teatrale sia della costruzione del pubblico della media Valle Seriana. Oggi, la riapertura del teatro municipale ha molti significati, sa di rinascita in uno degli epicentri della pandemia nella prima ondata”.

Che cosa vi è mancato di più nel lungo e sofferto periodo di chiusura?

“Il contatto diretto, la relazione con le persone, gli scambi con gli oratori, con i ragazzi. Nel 2020 a fine estate, abbiamo lanciato ad Alzano l’iniziativa ”Per un nuovo respiro di speranza”, sentivamo il bisogno di incontrare le persone come necessità per riprendere fiato, con il pubblico ma anche fra di noi, con i nostri soci e collaboratori. Dopo mesi di call, ritornare a confrontarci in presenza ha un’energia diversa, è una cura. Gli adempimenti da rispettare a livello di sicurezza, le implicazioni sul piano organizzativo e le spese extra da sostenere sono un aggravio di costi che pesa, specie con sale a metà capienza, ma c’è entusiasmo e la speranza di essere ripagati dai risultati, di riprendere nuovamente fiato appunto.”

Quale sentimento prevale su tutti in questa nuova stagione teatrale che prende il via insieme alla graduale ripartenza del paese?

“La difesa del lavoro come elemento fondamentale. In second’ordine, emerge un sentimento misto: un forte senso di liberazione dal peso opprimente della chiusura e l’emozione di spiccare nuovamente il volo per tornare a lavorare verso livelli pre-gestione emergenziale.

Questo è un periodo concitato per noi: abbiamo in programma oltre 60 recite da qui a settembre, un calendario fitto che deriva dal riconoscimento ottenuto negli anni per le nostre produzioni. Sono allo studio interventi teatrali in Comuni, piazze e giardini; intendiamo continuare a “portare il teatro” dove normalmente non arriva come presso le case Aler; gli spettacoli ricominciano ad essere proposti anche fuori Regione. Nei mesi scorsi non siamo stati fermi, abbiamo potenziato i canali web, proposto storie on line e favole al telefono per celebrare Gianni Rodari come attività inedite. Oggi ripartiamo con gioia e speranza, ma al contempo dobbiamo affrontare qualcosa di ignoto, ed è impensabile che ciò che abbiamo vissuto non lasci delle ferite sulle quali ci stiamo interrogando.”

Quali sono le ferite che la cultura potrà/dovrà cercare di alleviare?

“Che cosa lascerà la Dad nei nostri ragazzi? La vicinanza virtuale che ha trasfigurato la relazione vera? Di certo qualcosa resterà a carico della “Generazione Covid” e servirà un’azione di grande impegno per chiudere queste ferite; anche la cultura è un farmaco, la salute fisica va curata insieme alla salute culturale. Ora finalmente possiamo incontrarci dal vivo, guardarci negli occhi. Questo scambio sprigiona un sentimento ambivalente: libera grande energia e senso di fiducia (con il teatro ci si affida l’uno all’altro) ma permette anche di porre attenzione e avvertire preoccupazione per quello che leggeremo negli occhi dei bambini e degli adolescenti. L’incontro dal vivo crea complicità e condivisione, diventa pedagogia sociale. Inoltre, insegna ai ragazzi che fare teatro è un lavoro. Oltre al palco c’è il dietro le quinte, che interagisce con l’economia e il contesto urbano.

Nell’estate 2020, quando abbiamo avuto l’opportunità di proporre spettacoli ai ragazzi, abbiamo avvertito molta fame di storie nei loro occhi. Che cosa troveremo adesso, dopo un anno di pandemia, ancora con distanziamento e mascherine? I primi spettatori che si sono recati in teatro hanno mostrato compostezza e collaborazione, è stato confortante sentire le risate provenire dal pubblico. La partecipazione c’è tutta, ed è promettente avvertire emozioni ed empatia con lo spettacolo messo in scena.”

Grande la sorpresa e l’emozione anche per il Teatro Prova, di fronte al sold out registrato nei primi spettacoli e all’affetto e al calore del pubblico.

La cooperativa sociale Il Teatro Prova è un altro punto di riferimento fondamentale per la cultura locale: da quasi 40 anni propone rassegne teatrali per bambini e famiglie e spettacoli per le scuole, sia in Provincia sia presso il Teatro San Giorgio di Bergamo, che è anche la sede storica dei corsi di teatro aperti a tutte le età. Negli ultimi anni la compagnia ha ampliato la platea di riferimento, proponendo attività anche per piccolissimi di 1-4 anni e ideando un festival di teatro e inclusione dedicato al mondo della disabilità dal titolo “Lo sguardo del gatto”.

Quali lezioni avete appreso dal periodo che ci lasciamo alle spalle?

“Il periodo vissuto ci ha permesso di rimettere in discussione molte cose” sottolinea Andrea Campiglio Rodegher, presidente della cooperativa. “Il Teatro Prova ripartito ora non è quello di un anno e mezzo fa, il blocco e il dover lavorare all’interno delle limitazioni ci hanno permesso di sperimentare modalità nuove:

– video condivisi nei nostri social, molto apprezzati, che ci hanno permesso di rimanere in contatto con il pubblico;

– alleanze con partner e con altre compagnie del territorio, come ad esempio nella rassegna estiva “Liberi tutti” proposta anche per l’estate 2021.

Ci sono stati momenti duri, nei quali ci dicevamo “non ne usciremo, siamo in ginocchio”. Lo scorso autunno, con il calendario di spettacoli pronto e fresco di stampa, abbiamo dovuto interrompere la stagione appena avviata. Ma abbiamo reagito e ci siamo domandati “come questa situazione ci può cambiare e tornare utile?”. Abbiamo così accettato e accompagnato il cambiamento”.

Quali sfide avete deciso di cogliere sull’onda del cambiamento in atto?

“Abbiamo sviluppato il digitale e in parallelo creato nuove reti e possibilità di lavoro. Affronteremo la nuova stagione mantenendo le nuove strade intraprese: gli eventi digitali faranno da corollario a quelli dal vivo, perché riteniamo che abbiano valenza e appeal. Rileviamo che i canali social su cui siamo presenti e attivi (Facebook e Instagram) sono molto seguiti. L’attività sui social media ci ha consentito di rimanere “vicini” al pubblico acquisito negli spettacoli dal vivo, il quale ha ricambiato la vicinanza rispondendo in modo entusiastico ai messaggi condivisi”.

Ritiene che servano ora nuove visioni, idee, competenze per fare teatro nell’era post Covid? Quali?

“Sicuramente sì, adottare competenze e modalità di gestione, organizzazione e comunicazione pre-Covid significherebbe partire con il piede sbagliato. Il nostro lavoro è lo stesso di sempre, con gli attori sul palco e gli spettacoli dal vivo. Il momento performativo resta non superabile dal digitale, ma le nuove modalità di fruizione possono amplificarne il risultato e il raggio d’azione. Guardo con ammirazione compagnie che si sono rimesse in gioco con un attacco molto nuovo, è nostro dovere andare avanti ed evolverci”.

Perché è così importante fare teatro, produrre materiali culturali, investire nella cultura?

“Senza cultura si muore, una società che non si fonda su aspetti culturali non è reale, è soltanto un’aggregazione di persone, non è vitale. Ci siamo accorti nel periodo in cui siamo rimasti chiusi in casa che la cultura ci ha permesso di tenere vivi pensieri e possibilità, in parallelo a ciò che stava accadendo. E’ stato un appiglio concreto, tutt’altro che superfluo ma essenziale”.

Condivide quest’analisi anche Alberto Salvi, direttore artistico dell’associazione A levar l’ombra da terra (Facebook: A levar l’ombra da terra; Instagram: alevarlombradaterra), secondo cui “la cultura ha un alto valore umano, sociale e politico perché dà l’opportunità di porsi delle domande sia per il singolo sia nell’ambito delle persone con cui ci si relaziona”. L’associazione propone da 15 anni un festival con spettacoli dal vivo sul territorio, 40 serate ogni anno nelle piazze di una trentina di Comuni in Provincia di Bergamo. Gli eventi proposti sono aperti ad un pubblico trasversale, composto da giovani, famiglie e anziani, e presentano una grande varietà, dalla musica alla danza, dalla poesia al teatro e momenti di socialità come cene, incontri con autori, convegni, cinema all’aperto.

Quali interventi dovrebbero essere messi in campo a sostegno della cultura da parte delle istituzioni pubbliche?

“Il lavoro importante da fare è legato alla capillarità della cultura sul territorio, non bisogna ridurre le proposte culturali a grandi eventi nelle città, ma coadiuvare e supportare piccole strutture che portano piccoli eventi in realtà periferiche, come cerca di fare la nostra associazione.

Sulla soglia di questo nuovo inizio, c’è bisogno di una grande riflessione sia politica sia interna al mondo dello spettacolo dal vivo, e della cultura in generale. Nel tempo ci si è quasi dimenticati il significato vero dell’arte e della cultura, da non confondere con l’intrattenimento. Le proposte in campo artistico e culturale non vanno valutate solo in funzione di quanto pubblico possono attrarre. Così facendo si rischia di escludere l’offerta di piccoli eventi e spettacoli che creano socialità e riflessioni in ambienti con una platea ridotta ma con un grandissimo senso. Un evento proposto in un piccolo paese di Provincia a cui partecipano 30 spettatori, che si incontrano in piazza e poi si fermano a parlare ha un grande valore culturale e sociale! E’ fondamentale mantenere il rapporto con la gente, impostare la relazione con l’altro e incontrarsi, accettarsi, capirsi come necessità”.

A margine di queste riflessioni, gli enti intervistati hanno apprezzato il sostegno offerto da Confcooperative Bergamo e dal suo centro servizi CSA Coesi nei difficili mesi trascorsi, proponendo alcune linee d’azione per il prossimo futuro, quali ad esempio: il rafforzamento di processi di co-progettazione già in atto fra cooperative culturali per esprimere un’azione comune di promozione e di supporto reciproco; la costruzione di tavoli condivisi con gli amministratori locali per potenziare il valore della cultura nei territori e riconoscerle risorse adeguate per ridare dignità e opportunità al lavoro in questo settore.

Un nuovo approccio che può rafforzare la cooperazione e generare incontri virtuosi fra cultura, arte e sociale, ambiti che stanno dialogando e che hanno tutti in comune lo stesso destinatario: la persona nella sua dimensione individuale e come parte della comunità.

Per chi volesse approfondire i temi trattati, nei prossimi articoli pubblicheremo in coda la versione integrale delle interviste qui sintetizzate.

Per contatti e informazioni sulle rassegne teatrali:
http://www.bergamo.confcooperative.it/LINFORMAZIONE/LE-NOTIZIE/ArtMID/482/ArticleID/4491/Ripartono-le-attivit224-teatrali-la-proposta-culturale-delle-cooperative-e-associazioni-locali

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