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Bergamo segreta

Un’opera “esplosiva” a ridosso delle Mura: alla scoperta delle antiche polveriere venete

A difesa della città infatti alcune strutture spesso celate agli occhi dei cittadini, ma al tempo stesso fondamentali per il funzionamento del Forte di San Marco

Le Mura sono una delle componenti maggiormente conosciute della fortezza di Bergamo. Inserite nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco, esse sono soltanto una parte del complicato sistema difensivo realizzato dalla Serenissima.

A difesa della città esistevano infatti alcune strutture spesso celate agli occhi dei cittadini, ma al tempo stesso fondamentali per il funzionamento del Forte di San Marco.

Un esempio è quello offerto dalle antiche polveriere venete, strutture risalenti al XVI secolo la cui storia si lega direttamente a quella della Rocca.

Dopo aver perso importanza a favore del Castello di San Vigilio, nei primi decenni del Cinquecento la fortezza medievale venne adibita a magazzino e arsenale per l’intera città producendo la polvere da sparo necessari all’interno del proprio recinto e conservandola nel torrione d’ingresso.

La stessa risultava però un punto debole dell’intero complesso militare in quanto facilmente attaccabile da parte dei nemici e particolarmente pericolosa per le abitazioni vicine in caso di esplosione o incendio.

antiche polveriere venete

Nonostante i tragici presentimenti, il deposito non venne trasferito finchè il 17 giugno 1511 un fulmine colpì l’area causando diversi danni agli edifici circostanti come riportato nelle “Effemeridi” dall’abate Donato Calvi riprendendo la notizia dell’“Historia Quadripartita” di Celestino Colleoni.

Incidenti di questo genere, così come l’incremento della richiesta di polvere da sparo, portarono probabilmente le autorità veneziane a costruire, a cavallo fra il 1580 e il 1582, le due polveriere poste rispettivamente nei pressi di via Beltrami e a ridosso del Baluardo di Valverde.

Composti da una base parallelepipeda in pietra e da una copertura piramidale rivestita in arenaria e in passato anche da lastre di piombo, i fabbricati sono all’interno ricoperti da una volta in mattoni e, nella parte superiore, da un conglomerato di calce e pietrame utile per isolare ulteriormente il materiale conservato.

Per consentire la corretta aerazione degli spazi interni vennero inoltre create una serie di apertura a baionetta che, attraverso la loro conformazione, non consentivano l’ingresso diretto al deposito bloccando in questo modo eventuali proiettili o materiale incendiario proveniente da fuori.

La creazione delle due strutture non portò tuttavia all’immediata dismissione del magazzino della Rocca in quanto diversi problemi causarono il cattivo funzionamento delle polveriere almeno sino all’inizio del Seicento prima di esser utilizzate consecutivamente per quasi due secoli.

Fonti

AA.VV.; Le mura di Bergamo; Bergamo; Azienda autonoma di turismo; 1979

Luca Stefano Cristini; Le mura di Bergamo e la guarnigione veneta fra ‘500 e ‘600; Soldiershop publishing; 2012

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