C’è un tempo per ogni cosa. Un tempo per abbracciarci e un tempo per astenersi dagli abbracci. Prima di arrivare a questo tempo di luce dovevamo attraversare il tempo del buio e del lutto.
È la calda voce di Lella Costa che ci accompagna dentro la meraviglia. Finalmente. Dentro l’incanto che Bergamo si merita.
Dentro la bellezza della cultura. No, non quella aulica e inaccessibile, quella aperta, per tutti. Quella che c’è dentro il teatro. E dentro il teatro Donizetti.
Era bello e importante il teatro Donizetti. Lo è stato per generazioni di bergamaschi. Adesso lo è ancora di più. E funzionale. E adatto a chiunque, per tutto l’anno.
Sapete come l’abbiamo rivisto dopo tre stagioni di lavoro? Nel modo più ovvio, ma anche più impensabile: dal palco. Noi eravamo sul palco: a un tratto, davanti ai nostri occhi increduli, si è spalancata la gioia.
Non sto esagerando. E lo potrete scoprire da adesso in poi. Voi che amate il teatro o che lo amerete non appena lo incontrerete.
Incontrerete quel mondo magico. Quel mondo che è un gioco bellissimo: l’invenzione, la finzione. Come il gioco preferito dai bambini, quando s’inventano – che so – d’essere orfani, di trovarsi al freddo, in mezzo a una bufera di neve, di trasformarsi in Zorro… Il gioco che ti consente di scegliere chi vuoi essere.
Il teatro. Non un lavoro, anzi, il lavoro più bello del mondo. Annullato dalla pandemia. A Bergamo, soprattutto. Ammorbato, ma non distrutto. Adesso però pronto a rivitalizzarsi.
Prontissimo sì, come… il teatro Donizetti.
Provo a descrivervi la scena della riscoperta, della rinascita.
Noi siamo il palco
Il teatro è lì, davanti
Vediamo il loggione e i palchetti
Lo stupore
Quel soffitto decorato
I cristalli del lampadario abbassato (più tardi si alzerà e sarà un trionfo)
I lumini
Le luci si spengono
Nei palchetti rimessi a nuovo, con parquet e tappezzeria chic, spuntano loro, camicia bianca, calzoni scuri. Cantano.
“Cantiam, brindiam, festeggiamo i giorni del piacere”
Accompagnati dal maestro. Gianluigi Trovesi
Poi, la danza
Il volo
La leggiadria
Tutto bianco (e subito pensi a lei, la stella, Carla Fracci)
Ma all’improvviso un turbinìo
Il circo
L’allegria
Le urla
I botti
I fuochi d’artificio
I colori
Il tricolore
E lei, Lella Costa. Insieme a Shakespeare (chi se no?): ci dev’essere un tempo infinito per sognare.
È il teatro, bellezza.
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