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La testimonianza

La maestra Coter: “Quelle risate dei bimbi all’asilo nel Principe di Napoli”

I ricordi di Mirella Coter che ha insegnato per 5 anni nell'ex asilo Principe di Napoli a Bergamo alla fine degli anni Settanta

Nel centro di Bergamo, in via Pignolo 11, si trova un immobile protagonista di una futura e importante opera di ristrutturazione e riqualificazione, non solo per lo stabile ma per tutta la città.

Si tratta dell’ex asilo Principe di Napoli. Le diverse amministrazioni comunali di Bergamo che si sono susseguite con il tempo hanno più volte intrapreso delle strade per trovare una destinazione a questo luogo (di proprietà comunale dal 1998 grazie ad un lascito): con dei bandi pubblici dedicato all’housing sociale e, anche, con l’ipotesi di alienarlo, senza, infine, trovare un riscontro.

Infine, a fine del 2020, è arrivata la proposta del gruppo Ferretti casa di farsi carico del restauro dell’ex asilo. Obiettivo, ora, è quello di individuare e di dare vita ad un progetto con una finalità sociale, abitativa e associativa.

Ma prima che lo stabile diventasse uno dei tanti immobili a Bergamo da sottrarre all’abbandono e a cui trovare una nuova finalità, era un luogo molto amato e vissuto in cui riecheggiavano risate di bambini e bambine. Dove si studiava, si imparava, si giocava e si cresceva.

Un asilo.

“Il primo asilo aperto a Bergamo con l’obiettivo di aiutare le famiglie della zona”, ci racconta Mirella Coter, maestra di Bergamo di 64 anni oggi in pensione che con Bergamonews ha deciso di condividere i suoi ricordi della sua prima esperienza da insegnante. Vissuta proprio al Principe di Napoli, quando aveva solo 20 anni.

Era la fine degli anni Settanta. “Io ero del quartiere di Pignolo e l’allora parroco, don Tarciso Ferrari, mi aveva detto che le suore dell’asilo avevano bisogno di una maestra. Io non vedevo l’ora”, ci racconta la maestra Coter.

Lei, che sin da ragazzina voleva essere un’insegnante, ci confessa il timore che aveva provato all’idea di iniziare a lavorare in quell’asilo storico. Lei, unica laica (senza contare la cuoca) in un ambiente religioso vissuto e gestito solo da tre suore.

“Mi ricordo, in particolare, suor Anna e suor Modesta, vero fulcro del Principe, che allora mi sembrava così anziana, ma, a ripensarci adesso, dovrebbe avere la mia età di oggi – ci racconta ridendo – Con il passare del tempo, però, il timore di essere l’unica maestra laica è svanito e ho creato con loro suore un rapporto bellissimo, accogliendomi in un mondo così diverso dalla quotidianità fuori da quel portone”.

Per le religiose dell’asilo, infatti, il Principe era la loro casa e lì passavano i giorni e le notti, accudendo ed insegnando ai bambini nell’orario scolastico, in quelle aule tanto spaziose da diventare “camere della nanna” nel giro di pochi minuti.

“Era una scuola profondamente diversa da quella di oggi, non solo come struttura, ma anche come modo di vivere le ore scolastiche e il rapporto con gli studenti. L’esempio di come un’aula in cui si insegnava diventasse in poco anche stanza per il sonno pomeridiano è solo uno dei tanti – continua Coter – Il ricordo più caro che ho sono quei pavimenti che scricchiolavano quando entravo nell’aula di suor Modesta: non sa quanto darei per camminarci ancora. Ne ho un ricordo fortissimo”.

“Non solo – continua Mirella – ricordo il primo chiostro e il giardino in fondo alla struttura, quello che, ora, dovrà fare da collegamento con il Parco Marenzi. Lì c’era la mia classe, ma ho appreso che l’edificio verrà abbattuto visto che non è di grande pregio, ma mi piange il cuore all’idea. Poi la cantina, anche. Lì c’erano i costumi di carnevale per i bambini fatti a mano dalle suore. E, ancora, i bagni: ancora senza divisori tra maschi e femmine. E quelle scale, così strette. Ho ricordi nitidissimi che porterò sempre nel cuore. Sono tanto felice di aver vissuto lì la mia prima esperienza da docente: anni bellissimi”.

Per cinque anni la maestra Mirella ha lavorato al Principe, “e avrei voluto continuare, ma, purtroppo, l’asilo ha dovuto chiudere (nei primi anni degli anni Ottanta) per problemi economici. L’asilo aveva l’obiettivo di aiutare tutte le famiglie e la retta era in base al reddito e ad alcuni era solo richiesto il pagamento della retta, così da non gravare troppo. Era uno scopo molto nobile e in linea alla filosofia della struttura, ma, purtroppo, questo ha comportato che non sono più riuscite a stare nelle spese”.

Dall’ultimo giorno vissuto al Principe la maestra Mirella non è più tornata in quelle aule: “Solo una volta, di sfuggita, per vedere una mostra allestita dalla mamma di una mia alunna pochi anni fa. Ma è stato molto triste tornarci: l’ho trovato abbandonato. Ma, dopotutto, sempre lo stesso. Mi sono emozionata ricordando tutti quegli anni e tutti quei bambini e quelle bambine che sono state con me. I miei bambini, li chiamo. Come Giovanna, Marco, Barbara e Diego. Alcuni di loro li incontro ancora e mi riconoscono, nonostante gli anni trascorsi. E l’emozione più grande della mia carriera è stato trovarmi in aula, negli ultimi anni della mia carriera, i figli di quei bambini ora diventati genitori che mi chiedevano se potevo accudire i loro bimbi”.

“Spero che quel luogo così importante per tante vite non perda mai la sua profonda bellezza e missione di aiutare chi ha bisogno. Io non lo ringrazierò mai abbastanza per essere stata una casa per tanti anni e avermi regalato ricordi tanto speciali”, ha concluso Mirella.

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