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I dati

Lavoro dipendente, in Bergamasca boom di assunzioni a marzo: 9.458

La crescita occupazionale non è omogenea: riguarda l’agricoltura, le costruzioni e, dall’inizio dell’anno, l’industria, non i servizi turistici né alcuni comparti del commercio ancora in sofferenza.

Le 9.458 assunzioni di dipendenti a marzo 2021 segnano un rimbalzo statistico sul terribile marzo del 2020. Nel confronto con i flussi “normali” di ingresso nel mercato del lavoro del 2019 c’è un graduale avvicinamento ai livelli pre-Covid, distanti ancora oltre 8 punti percentuali.

È quanto emerge dal rapporto sull’andamento del mercato del lavoro in provincia di Bergamo relativo al primo trimestre 2021, redatto dall’Osservatorio Mercato del lavoro  – Settore Sviluppo della Provincia.

Il saldo tra le assunzioni e le cessazioni (queste ultime in calo continuo per il blocco dei licenziamenti e l’ampio ricorso alla Cassa integrazione) è positivo a marzo. Nell’intero primo trimestre del 2021 il saldo si attesta a 6.665 posizioni di lavoro dipendente in più, un risultato che consente un recupero quasi completo delle perdite maturate negli ultimi dodici mesi.

La crescita occupazionale non è omogenea: riguarda l’agricoltura, le costruzioni e, dall’inizio dell’anno, l’industria, non i servizi turistici né alcuni comparti del commercio ancora in sofferenza.

I divari tra i settori si ripercuotono sugli andamenti differenziati per contratto, per area territoriale e professioni; tra queste ultime è da notare la ripresa delle assunzioni per conduttori di impianti e operai specializzati.

In questa prima fase di recupero delle assunzioni di personale dipendente risultano ancora sfavorite le donne e i giovani e, con penalizzazione ulteriore, le giovani donne e le donne di nazionalità straniera.

Assunzioni e cessazioni a fine marzo 2021
Nel mese di marzo le assunzioni con contratto di lavoro dipendente in provincia di Bergamo (9.458) sono risalite al di sopra dei livelli del marzo 2020 (7.403), all’esordio della pandemia da Covid-19. La variazione su base annua (+27,8%), come era nelle attese e come probabilmente sarà anche per il mese di Aprile, riflette la profondità del crollo passato e dei drastici provvedimenti di chiusura delle attività economiche nella primavera dell’anno scorso. Il confronto con la situazione “pre-Covid” – in questo report sarà sistematicamente riportata la variazione relativa sul corrispondente periodo del 2019 – ci dice che la ripresa occupazionale è in atto e con buona accelerazione dall’inizio del nuovo anno, nonostante le restrizioni vigenti al 31 marzo.

Il divario rispetto alle assunzioni del 2019 è ancora consistente (-8,4% a marzo) ma si è progressivamente ristretto dall’inizio dell’anno. Il saldo mensile netto di marzo 2021 è positivo (+983), per il terzo mese consecutivo, grazie al fatto che le cessazioni (8.475 a marzo) continuano a calare su base annua (-10,2%) e ancor più se raffrontate ai livelli di due anni fa (-12,1% sul marzo 2019).

Il saldo cumulato dei dodici mesi o quattro trimestri trascorsi (-120 posizioni di lavoro dipendente) segnala un quasi completo riassorbimento a marzo 2021 della perdita occupazionale che, dopo un rallentamento della dinamica già a dicembre 2019, era precipitata nell’aprile 2020 e aveva toccato il fondo tra giugno e luglio dell’anno scorso.

Lavoro a Bergamo marzo 2021
Lavoro a Bergamo marzo 2021

 

Nell’intero primo trimestre 2021 (nel seguito sarà prioritariamente commentato il dato trimestrale) le assunzioni sono state 29.224 (-7,7% su base annua, -14,1% sullo stesso periodo del 2019), le cessazioni 22.559 (-20,8% sull’anno, -15,1% sui due anni) con un saldo netto di +6.665 posizioni, all’incirca il doppio del risultato del primo trimestre 2020 ma ancora al di sotto dei livelli del 2019.

L’azzeramento del saldo annualizzato (-120) è un primo progresso significativo, destinato a consolidarsi ulteriormente con il previsto allentamento delle restrizioni alla mobilità e all’esercizio delle attività turistiche e ricettive, ma si deve ricordare che la “velocità di crociera” dell’occupazione dipendente a Bergamo nel quinquennio 2015-2019 si misurava con un incremento medio annuo tra le 7 e le 8mila posizioni dipendenti.

Lavoro a Bergamo marzo 2021
Lavoro a Bergamo marzo 2021

I settori economici

La risalita dell’occupazione è in corso ma con divari settoriali molto accentuati. Se guardiamo all’indicatore più affidabile in un contesto così anomalo, cioè la dinamica delle assunzioni, queste sono cresciute nel primo trimestre in tutti i macro-settori (agricoltura +8,7%, costruzioni +9,3%, industria +5,3%) con l’eccezione dell’insieme delle attività terziarie: gli ingressi nel commercio e servizi sono a -19,8% sul primo trimestre del 2020 e a -26% sul primo trimestre del 2019.

Rispetto ai livelli pre-Covid, agricoltura ed edilizia sono già a ritmi di assunzione più alti (+28,9% l’agricoltura, +11,2% le costruzioni) e l’industria li sta avvicinando (-7%).

Il saldo dei primi tre mesi dell’anno è positivo in tutti i comparti, per motivi tipicamente stagionali (nell’agricoltura e nell’edilizia, entrambe intorno al migliaio di posizioni in più) e, nell’industria (+2.798) e nel commercio e servizi (+1.805), per il perdurante basso livello di cessazioni (-15,7% nell’industria, -27% nel commercio e servizi) dovuto all’utilizzo massiccio della Cassa integrazione e al blocco dei licenziamenti.

Il saldo degli ultimi quattro trimestri (-120) si compone dei contributi positivi delle costruzioni (+1.641), dell’industria (+720, con contributi importanti di gomma-plastica, chimica, prodotti in metallo e automotive) e dell’agricoltura (+325) e di una perdita ancora molto consistente (-2.806) del macrosettore dei servizi, in attenuazione in confronto a dato dell’ultimo trimestre del 2020.

La dinamica dell’occupazione dipendente presenta grande eterogeneità nel comparto commercio e servizi. Come noto, sono i settori soggetti alle maggiori restrizioni nell’esercizio dell’attività economica quelli che accusano le perdite più rilevanti. Innanzitutto i servizi di alloggio e ristorazione (sezione I) che scontano ancora nel primo trimestre del nuovo anno un dimezzamento delle assunzioni (-47,1% sull’anno e -56,1% sui due anni) e un saldo cumulato degli ultimi quattro trimestri (-2.402) che corrisponde all’85% della perdita dell’intero macrosettore del terziario.

Il crollo delle assunzioni è relativamente ancora più intenso (-67,3%) nelle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento con una riduzione di 290 posizioni negli ultimi quattro trimestri. Per restare ai saldi negativi dell’anno compreso tra aprile 2020 e marzo 2021, i servizi di trasporto e magazzinaggio sono a -532 (con un recupero di 392 posizioni nel primo trimestre 2021), l’insieme del commercio all’ingrosso e al dettaglio è a -318 (+135 nel primo trimestre) e le altre attività di servizi alle persone a -205.

Il settore finanziario registra una riduzione (cumulata a -329) derivante dal riassetto in corso nel sistema bancario.

Sono invece in crescita occupazionale i servizi di supporto operativo alle imprese (+711 negli ultimi quattro trimestri e +890 nei primi tre mesi del 2021), i servizi di sanità e assistenza sociale, compresa quella di parte pubblica, (+312 nell’anno e +460 da inizio 2021) e i servizi di informazione e comunicazione (+186 in un anno e +241 nel primo trimestre 2021); in questi ultimi, le assunzioni sono stabilmente in aumento (+30,6% sul primo trimestre 2020 e +11,3% sul periodo pre-Covid).

In crescita anche le attività professionali, scientifiche e tecniche.

È ancora pressoché nullo il contributo del settore dell’amministrazione pubblica. Sono esclusi dal conteggio delle Comunicazioni Obbligatorie i rapporti di lavoro domestico, in capo alle famiglie, che risentono dei procedimenti di regolarizzazione e seguono modalità di comunicazione specifiche.

Sono escluse anche le Comunicazioni dell’intero settore istruzione (insegnanti, personale ausiliario, addetti amministrativi, ecc.) nel quale a fenomeni di ridondanza e duplicazione delle CO si aggiunge l’avvicendarsi delle supplenze Covid; flussi e saldi dei dipendenti della scuola saranno valutati in modo specifico al termine dell’anno scolastico.

Le tipologie contrattuali

Aumentano per il secondo trimestre consecutivo le assunzioni con contratto di somministrazione: 6.318 nel primo trimestre del 2021 con un aumento del +14,6% sull’anno e del +8,7% sul 2019.

Tornano a crescere anche i rapporti che non rientrano propriamente nel lavoro dipendente: borse lavoro, tirocini e collaborazioni coordinate e continuative, queste ultime due tipologie ancora al di sotto dei livelli pre-Covid.

I volumi più consistenti in ingresso riguardano i contratti a tempo determinato (14.323 nel 1° trimestre) in calo sull’anno (-6%) e sul 2019 (-8,6%). Aumentano anche le proroghe di durata dei contratti a tempo determinato (10.511 nel primo trimestre, +11,7% su base annua). L’apprendistato con 1.420 assunzioni non è lontano dai livelli di un anno fa (-2,9%) ma dista oltre 10 punti dai livelli del 2019.

Netta la flessione delle assunzioni a tempo indeterminato: se ne sono contate 7.163 nel primo trimestre (-24,2% sullo stesso trimestre del 2020 e -34,6% su quello del 2019).

Dopo il boom di trasformazioni (da tempo determinato a tempo indeterminato) registratosi nell’ultimo trimestre del 2020 (più di 4mila in aumento del 31% su base annua), le stabilizzazioni si sono fermate a 2.106 nei primi tre mesi del 2021 (-38% su base annua).

L’effetto congiunto del rallentamento di assunzioni e trasformazioni e di un calo minore, rispetto agli ingressi, delle cessazioni (-7,9%) spiega il ridimensionamento del saldo cumulato delle posizioni a tempo indeterminato dal +4.328 a fine 2020 a +1.560 a marzo 2021.

Lo spaccato dei tipi di rapporto dei contratti di assunzione (relativo a tutte le sezioni di attività economica) evidenzia la marcata riduzione del lavoro intermittente, utilizzato in molte attività turistiche o della ristorazione, e qualche debole segnale di relativa maggior presa dei contratti di apprendistato per la qualifica, il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore, ancora poco diffusi in confronto all’apprendistato professionalizzante.

Le modalità orarie di lavoro

Nel periodo più critico dell’epidemia non si osservavano grandi differenze nella dinamica dei contratti part time e di quelli full time, entrambi in caduta.

Qualche divergenza compare nella dinamica del primo trimestre 2021, con le 6.366 assunzioni part time che si riducono notevolmente (-21,5%) mentre le 22.858 assunzioni full time limitano (al -2,9%) la flessione sull’inizio del 2020. D’altro canto anche le cessazioni diminuiscono più nel part time (-31,8%) che nel full time (-16,6%).

Il saldo netto del primo trimestre 2021 si compone di +1.157 contratti part time e +5.508 full time, corrispondenti a variazioni approssimate degli stock (secondo l’osservatorio dipendenti di fonte Inps) del +1,5% per il part time e del +2,2% del full time. Il saldo cumulato degli ultimi 4 trimestri segna un risultato ancora negativo (-259) dei dipendenti part-time contro una lieve crescita (+139) dei full time.

Questo divario può essere il riflesso delle differenze osservate tra i macrosettori : il part time è più diffuso nel commercio e servizi, in particolare nei servizi turistici e della ristorazione più colpiti di altri, mentre nell’edilizia e nell’industria, in ripresa, prevale il full time. Si traduce comunque in un relativo svantaggio del lavoro dipendente femminile rispetto a quello maschile, se si considera che i dipendenti part-time (INPS, Osservatorio dipendenti a fine dicembre 2019) sono per oltre il 78% donne.

Le assunzioni per professione

Nel primo trimestre dell’anno sono in forte aumento le assunzioni di conduttori di impianti, operai addetti ai macchinari e conducenti di veicoli (5.091, il 15,7% in più su base annua e pressoché uguale ai livelli del primo trimestre 2019) che avevano evidenziato segnali positivi già sul finire del 2020.

Crescono anche le assunzioni di operai specializzati (6.018, +2,8% sull’anno e distanti solo 3,2 punti dai livelli pre-Covid) e quelle, esigue in valore assoluto, dei dirigenti.

Le entrate nelle professioni di elevata specializzazione (919) e tecniche (2.813), dopo un quarto trimestre in ripresa tornano in fase negativa nel primo trimestre (-7,2% le prime, -8,6% le seconde) mentre tra le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (3.371) la flessione su base annua si attenua (al -3,4%) a inizio 2021.

Le assunzioni tra le professioni non qualificate (7.405) si riducono (-9,4%) su base annua ma si portano al di sopra (+4,9%) dei livelli all’inizio del 2019.

Resta pesantemente negativa la dinamica degli avviamenti (3.442) nelle professioni del commercio e servizi in calo su base annua (-37,7%) e in confronto al 2019 (-47,9%).

Le aree della provincia

I divari settoriali si sovrappongono a specifiche vocazioni territoriali: le assunzioni risultano in crescita tendenziale nell’area di Romano di Lombardia e in forte riduzione in quella di Trescore Balneario. Sono in flessione (-11,2%) nell’area intorno al capoluogo ma non nell’area di Treviglio (-0,7%).

I saldi del primo trimestre sono positivi ovunque (per poco meno di un terzo concentrati nell’intorno del capoluogo) ma il dato cumulato dell’ultimo anno registra una crescita consistente nelle aree di Grumello del Monte (+950 posizioni di lavoro dipendente) e Romano di Lombardia (+297) e una riduzione (-1.015) nell’area del CPI di Bergamo.

Le cessazioni dei contratti a tempo indeterminato

La causale delle cessazione non è sempre indicata nelle Comunicazioni Obbligatorie e quindi una statistica delle principali tipologie di cessazione, finalizzata a distinguere le uscite volontarie dai licenziamenti o altre modalità di chiusura del rapporto di lavoro, va presa con molta cautela. Poiché la stragrande maggioranza dei contratti temporanei si chiudono per scadenza del termine, ci si limita a considerare i motivi di cessazione dei contratti a tempo indeterminato (in tutti i settori). Le cessazioni nel primo trimestre 2021 sono state 8.763 con un calo del -7,5% sullo stesso periodo del 2020 e del -8,3% sul 2019.

Più di una cessazione su cinque è priva di causale specificata (nulla o indicata come “Altro”). Le dimissioni (4.665 nei primi tre mesi dell’anno, ben oltre la metà delle cessazioni), risulterebbero in crescita (+9,7%) su base annua e anche nel confronto con il 2019 (+3,9%). L’”effetto Covid” su uscite per dimissioni, che si presumono volontarie, è evidente nel solo 2° trimestre del 2020. Potrebbe essere un indizio che la mobilità nel mercato del lavoro non è venuta meno per alcune professioni: la quota più consistente delle dimissioni e la più dinamica nel riprendersi dopo il 2° trimestre 2020 è costituita dagli operai specializzati.

I licenziamenti collettivi o per giustificato motivo oggettivo crollano invece, come nelle attese, a seguito dei divieti introdotti fin dalla primavera 2020, con variazioni su base annua che, ancora nel primo trimestre 2021, sono nell’ordine del -70%.

Le imprese con almeno una assunzione o cessazione di dipendenti

Nel 2020 sono state 17.933 le imprese che hanno assunto almeno un dipendente nel corso dell’intero anno, circa 2.500 in meno rispetto al 2019 (-12,2%), minore è stato il calo delle imprese con almeno una cessazione.

Nel primo trimestre 2021, le imprese con assunzione nell’arco dei tre mesi sono state 8.310, -11% nel confronto con lo stesso periodo del 2020 e -18% sullo stesso trimestre del 2019.

Caratteristiche dei lavoratori assunti

La ripresa delle assunzioni nel primo trimestre dell’anno è caratterizzata da grandi eterogeneità settoriali e contrattuali. Diverse sezioni del commercio e dei servizi turistici, ad alta densità di contratti temporanei o a tempo parziale, sono ancora in grave difficoltà. L’annullamento o il rinvio dei nuovi ingressi finisce per colpire in modo sproporzionato i giovani e le donne, più concentrati tra i dipendenti precari nei servizi.

In questa sezione si cerca di quantificare non i caratteri di genere, età o nazionalità associati ai contratti (con inevitabile “moltiplicazione” dei soggetti coinvolti in più rapporti di lavoro, spesso di breve durata) ma il numero e le caratteristiche dei singoli lavoratori dipendenti assunti almeno una volta nel trimestre, al netto del lavoro domestico e del settore istruzione. E’ un indicatore generico ma più pertinente da un punto di vista sociale qualora si voglia considerare la sovrapposizione delle caratteristiche di genere, età e nazionalità. L’analisi si sofferma sulla dinamica del primo trimestre del 2021, un periodo limitato e carico di anomalie, che fornisce però qualche spunto di lettura sui primi accenni di recupero della domanda di lavoro.

Le donne, dopo una tendenza meno sfavorevole per tutto il 2019, hanno pagato un prezzo più alto nel crollo delle assunzioni nel secondo trimestre del 2020 (-45,2% contro il -37,9% degli uomini) e ancora nel primo trimestre del 2021 il calo delle assunzioni femminili (-12,6%) è sensibilmente peggiore rispetto alla componente maschile (-3,5%) favorita dalla ripresa della domanda di lavoro operaio ed edile.

La distanza dai livelli del 2019 è per le donne (-19,9%) più del doppio rispetto a quella maschile (-8,3%) Quanto ai giovani, se si confronta la classe di età dai 15 ai 34 anni di età con quella dai 35 anni in su (quasi equivalenti per valori assoluti delle assunzioni), si nota la caduta più intensa nel secondo trimestre 2020 dei giovani (-42,7%) rispetto agli over 35 (-38,4%) e un loro recupero relativamente migliore nel primo trimestre 2021 (-5,4%) contro il -8,3% degli over 35.

Il divario di genere si fa sentire anche per le assunzioni giovanili che sono in risalita tra i maschi (-1% tra i 15 e i 34 anni) ma ancora in ritardo per le femmine (-12,3%). Dai 35 anni in su una divaricazione (-5,9% per gli uomini, -12,8% per le donne) si profila nell’ultimo trimestre. Nel confronto con il 2019 la differenza di genere nelle assunzioni giovanili è ancora più ampia: -21,8% per la componente femminile contro -5,9% per gli uomini.

I dipendenti stranieri sono stati relativamente meno colpiti rispetto agli italiani durante il picco della pandemia; nel secondo trimestre 2020 le assunzioni dei primi sono calate (-36,5%) meno rispetto ai secondi (-42,2%) e la diversa dinamica si è ripetuta anche nel terzo trimestre del 2020.

Anche in questo caso può avere influito la concentrazione settoriale dei lavoratori stranieri, meno presenti nei servizi turistici e più nelle professioni operaie o nei servizi poco qualificati ma essenziali, meno colpiti dai lockdown.

Negli ultimi due trimestri le dinamiche non si differenziano in misura rilevante per nazionalità, ma la penalizzazione di genere nella fase post Covid è più marcata tra gli stranieri : le dipendenti straniere vedono calare le assunzioni dell’ultimo trimestre (-16,9%) molto di più rispetto ai maschi stranieri (-3,6%).

 

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