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Appunti & virgole

Atalanta sul podio della Serie A, il trofeo è la conferma del terzo posto fotogallery

Il Milan si difende bene e su rigore vince l'ultima sfida. Champions: finale da batticuore, ma la Dea c'era già arrivata con l'attacco più forte.

I fuochi d’artificio, i cori dei tifosi che acclamano la squadra sotto la Nord: finisce così, il campo dice con una sconfitta, in realtà la festa è un giusto tributo a un’altra stagione straordinaria. Proprio sul traguardo sfuma, è vero, il risultato prestigioso del secondo posto, però se riavvolgiamo il nastro e pensiamo a com’era finita lo scorso anno, ricordiamo che si parlava di stagione irripetibile. Invece l’Atalanta conclude ancora al terzo posto e di nuovo con 78 punti, lasciandosi alle spalle club più titolati come la Juve, il Napoli, le due romane.

La sconfitta col Milan è meno amara rispetto a quella della finale di Coppa Italia, quando c’era in palio un trofeo ma, come ha sottolineato alla vigilia dell’ultima sfida Luca Percassi, “anche tornare in Champions è come vincere un trofeo”. E ce ne siamo accorti proprio all’ultima giornata assistendo al su e giù, dentro e fuori, di Juve e Napoli in particolare, mentre il Milan a Bergamo si stava mettendo al sicuro con i rigori dell’implacabile ex Kessie.

Ha ragione Gasperini quando poi mette sul piatto anche la qualificazione anticipata alla Champions, per dire la forza della sua squadra, capace di assicurarsi con una giornata di anticipo un traguardo tutt’altro che scontato. Che sia il sogno di tutti i tifosi è risaputo, però non si può dire che la Champions fosse un obiettivo dell’Atalanta: la bravura della squadra, dell’allenatore, naturalmente della società è stata quella di arrivarci proprio a dispetto dei pronostici, dei valori diversi, delle rose più forti, della forza economica di altri club. Ma sul campo, poi, si ragiona diversamente e per la verità, come faceva notare Gasperini nel dopopartita, “se si guardasse ai conti in ordine allora saremmo da scudetto”. Verissimo.

Quindi meritatissimo il tributo finale dei tifosi, che già avevano accompagnato la squadra allo stadio prima della partita, con un lungo e festoso corteo motorizzato. In attesa di ritrovarli fra tre-quattro mesi allo stadio, quando finalmente potrà tornare anche il pubblico.
Fatta questa (doverosa) premessa, va dato merito al Milan che è riuscito a fare il sorpasso finale, per rientrare in Champions. Con un risultato uguale a quello dell’Inter lo scorso campionato, 0-2 all’ultima giornata, gol di D’Ambrosio e Young. Anche allora c’era in ballo il secondo posto, ma in quel caso era già dell’Inter, avanti di un punto, perciò una situazione un po’ diversa da quella di oggi.

Non si può dire che l’Atalanta sia arrivata scarica dopo la finale di Coppa Italia. Magari un po’ sul piano nervoso, era meno affamata rispetto ai rossoneri, che invece sono stati abili a chiudersi bene in difesa e non lasciare mai arrivare al tiro i nerazzurri, nel primo tempo. Solo nel secondo, con un Muriel in più, i Gaspboys hanno aumentato pressione e occasioni da gol, ma stavolta ha vinto la difesa del Milan, che tra l’altro ha concluso imbattuta per la quinta partita consecutiva.

Niente da dire neanche sui rigori, da primato in questo campionato (ben 20) per la squadra di Pioli. L’Atalanta chiude comunque con l’attacco più forte della Serie A a quota 90 gol e il terzo cannoniere, Muriel a quota 22 dietro a Ronaldo (29) e Lukaku (24). Resiste anche quest’anno il record di Pippo Inzaghi, capocannoniere con l’Atalanta a 24 reti: si va verso il 25° anno (1996-97), ma sicuramente con Gasperini ci divertiremo e vedremo ancora tanti gol. E torneremo a sentire per il terzo anno, anche a Bergamo, l’inno della Champions…

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