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La recensione

“Bridgerton”: storica soap opera nell’alta società londinese

Gli otto affiatati fratelli della famiglia Bridgerton cercano l'amore e la felicità; ma qualcosa non andrà per il verso giusto

Titolo: Bridgerton

Creata da: Chris Van Dusen

Genere: Sentimentale, drammatico, soap-opera

Durata: 8 episodi da 60’ circa

Interpreti: Phoebe Dynevor, Regé-Jean Page, Ruth Gemmell, Jonathan Bailey, Luke Thompson

Programmazione: Netflix

Valutazione IMDB: 7.3/10

In un’utopica società della “Regency Era” inglese è arrivato il momento che le giovani figlie di famiglie altolocate trovino un marito che conferisca loro una posizione di rilievo nelle gerarchie regali. La protagonista della storia è Daphne Bridgerton (Phoebe Dynevor), al suo debutto nell’alta società e figlia di Lady Violet (Ruth Gemmell), una ragazza affascinante e un po’ impacciata che durante una cerimonia fa la conoscenza di Simon Basset (Regé-Jean Page), duca di Hastings e grande amico di Anthony (Jonathan Bailey), fratello di Daphne e Visconte. La fama del giovane nobile lo precede e ai più è noto per essere un affascinante scapolo d’oro molto ambito dal gentil sesso e Daphne non può che restare incantata dal suo sguardo magnetico. Dopo essersi conosciuti i due stringeranno un sodalizio per sfuggire ad intrecci sgraditi e matrimoni combinati, ma ben presto scopriranno di essere ben più che semplici complici di comodo.

Serie televisiva statunitense prodotta dalla creatrice di “Grey’s Anatomy” Shonda Rhimes e basata sui romanzi di Julia Quinn ambientati tra la borghesia londinese di inizio ‘800, “Bridgerton” è una serie originale Netflix che da mesi occupa le posizioni apicali delle classifiche delle serie più viste di tutti i paesi del mondo. A metà tra il dramma storico e la soap-opera più pura, la serie racconta con leggerezza l’amore sopra le righe tra Daphne e il Duca, ammiccando qua e là a temi come l’inclusione, nella società utopica della serie gli afroamericani sono infatti inseriti senza problemi nell’alta società inglese, e l’assurdità di certe dinamiche che s’instaurano all’interno di gruppi altolocati.

Senza mai prendersi troppo sul serio e con una narrazione incalzante che va purtroppo calando durante gli episodi finali, “Bridgerton” intrattiene al meglio per tutta la sua durata, appassionando parimenti i fan delle soap più canoniche come coloro che invece non ne sono per nulla avvezzi. Grande merito degli sceneggiatori e dei costumisti è quello di essere riusciti inoltre a costruire una storia moderna calata perfettamente nella borghesia britannica di inizio ‘800 grazie a costumi, scenografie, balli e usanze gestiti con cura maniacale.

Commedia di costume atipica nonché serie più vista di tutti i tempi della storia di Netflix, a neanche 6 mesi dall’uscita della prima stagione i produttori sono già al lavoro su un proseguimento delle vicende che coinvolgono la famiglia Bridgerton e questo non può che renderci felici.

Battuta migliore: “Lo scopo di questo accordo era di sfuggire alle macchinazioni matrimoniali delle madri, non di finire dritto nella fossa dei leoni”.

Bridgerton
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