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La mostra

La Cgil celebra 120 anni di storia: 70 grandi foto sul Sentierone fotogallery

Settanta grandi foto di volti, piazze, cortei per le vie della città e i presìdi fuori dalle aziende, la partecipazione, la lotta e l’impegno per i diritti di chi lavora

Le battaglie si fanno in piazza, le celebrazioni sul Sentierone. Con una mostra fotografica con settata scatti e quaranta pannelli La Cgil (Confederazione Generale Italiana del Lavoro) di Bergamo festeggia i suoi 120 anni di vita.

“È una mostra che racconta la nostra presenza a Bergamo – afferma Gianni Peracchi, segretario Cgil Bergamo -. Dalla nascita, il 21 aprile del 1901, nella sede provvisoria della Società di Mutuo Soccorso in via Zambonate 33, alle prime lotte, al temporaneo scioglimento forzato con l’avvento del fascismo, agli anni Cinquanta, fino alle visite degli storici dirigenti nazionali, Giuseppe Di Vittorio e Luciano Lama. E ancora, dall’autunno caldo e dallo Statuto dei lavoratori alle vertenze più recenti, alle mobilitazioni per i diritti civili, alle affollate manifestazioni del Primo Maggio, alle sfide poste dalla precarietà. Non è solamente uno sguardo al passato, ma è una spinta e un chiaro messaggio ai giovani: per ottenere i diritti servono battaglie. È anche un messaggio di speranza per quanti ancora attendono il giusto riconoscimento del proprio lavoro”.

Settanta grandi foto di volti, piazze, cortei per le vie della città e i presìdi fuori dalle aziende, la partecipazione, la lotta e l’impegno per i diritti di chi lavora.

“Ci sono i garantiti e i super garantiti, questa mostra lancia un chiaro segno alle giovani generazioni, penso ai riders: ogni fotografia immortala una battaglia vinta. Nulla ci è stato regalato, ma tutto è stato conquistato con fatica e determinazione” sottolinea Angelo Chiari della segreteria provinciale (che ha curato la mostra insieme a Michela Piazzoli. “Basti guardare la foto del 1963 quando venne abolito il licenziamento per causa matrimonio che penalizzava tutto il lavoro femminile che, ieri come oggi, è una grande risorsa per la nostra economia e il nostro Paese”.

La mostra allestita sul Sentierone ha il patrocinio del Comune e della Provincia di Bergamo e sarà inaugurata ufficialmente venerdì 21 maggio a mezzogiorno.

I TESTI DELLA MOSTRA

1901 – 2021 
120 anni di storia e futuro
“La Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) è un’organizzazione sindacale generale di natura programmatica, unitaria, laica, democratica, plurietnica, di donne e uomini. Ripudia e combatte ogni forma di molestia, discriminazione e violenza contro le donne e per orientamento sessuale ed identità di genere. Ripudia fascismo e razzismo, sostiene i valori e i principi di legalità e contrasta con ogni mezzo le associazioni mafiose, terroristiche e criminali. Promuove la lotta contro ogni forma di discriminazione, la libera associazione e l’autotutela solidale e collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti o eterodiretti, di quelli occupati in forme cooperative e autogestite, dei parasubordinati, degli autonomi non imprenditori e senza dipendenti, dei disoccupati, inoccupati, o comunque in cerca di prima occupazione, delle pensionate e dei pensionati, delle anziane e degli anziani” (Articolo 1 dello Statuto).

La storia della Confederazione Generale Italiana del Lavoro (CGIL) è profondamente intrecciata alla storia del Paese: la CGIL è la più antica organizzazione sindacale italiana ed è quella maggiormente rappresentativa, con i suoi oltre 5 milioni di iscritti. L’obiettivo della CGIL è quello di contribuire a migliorare le condizioni e la qualità della vita dei propri rappresentati e della popolazione più in generale, in collaborazione con le altre Confederazioni sindacali e in una logica di partecipazione con tutti gli attori sociali, istituzionali ed economici del territorio. Per la CGIL è importante e necessaria, a tutti i livelli, l’affermazione dei valori di tutela e di promozione dei diritti delle persone, della lotta alle discriminazioni, dell’estensione delle tutele alle fasce più deboli, della valorizzazione, del rispetto e del riconoscimento di ogni identità e specificità in una logica di massima integrazione, della promozione dei principi costituzionali, della centralità del lavoro e della sua qualificazione.

Le prime lotte
La Camera del Lavoro di Bergamo viene costituita a Bergamo il 21 aprile del 1901 con sede provvisoria nei locali della Società di Mutuo Soccorso in via Zambonate 33 ad opera dei rappresentanti della Federazione del libro, di quella dei litografi, della Federazione muraria, della Società lavoranti fornai, della Società di miglioramento fra i metallurgici, i falegnami, i marmisti e affini, della Cooperativa muraria e della Cooperativa lavoranti in ceppo di Brembate.
Il primo segretario generale è Teodoro Monicelli, eletto nel 1902. In quell’anno viene pubblicato anche lo Statuto che riconosce alla Camera del Lavoro lo scopo “di servire d’intermediario fra l’offerta e la domanda del lavoro, di patrocinare gli interessi dei lavoratori salariati in tutte le contingenze della vita”.

Giuseppe di Vittorio
Storico dirigente della CGIL, da ragazzo è bracciante semianalfabeta nella Puglia dei primi anni del Novecento, per poi diventare uno degli esponenti più autorevoli del sindacato italiano del Secondo Dopoguerra. Deputato all’Assemblea Costituente, esponente di spicco del Pci, presidente della Federazione Sindacale Mondiale, Giuseppe Di Vittorio interviene a Bergamo in due occasioni. Le sue parole hanno su chi lo ascolta un grande impatto. La prima volta risale al 1950 quando si esprime con forza sul carattere non religioso della scissione della componente cattolica della CGIL. La seconda volta è il 17 aprile del 1955 in piazza Vittorio Veneto, una data cruciale quest’ultima, perché la CGIL ha appena subito la dura sconfitta nelle elezioni della Commissione interna alla Fiat. Eppure la piazza si riempie per ascoltare il grande sindacalista comunista, che l’anno dopo non esita a prendere posizione contro la repressione sovietica in Ungheria, in aperta polemica con il segretario del Pci, Palmiro Togliatti.

Luciano Lama
“L’uguaglianza, la libertà, la democrazia, lo sviluppo, la conoscenza, la giustizia, la salute, la pace sono i valori che contano nel progresso umano e che non dobbiamo solo lasciare all’ideologia, ma viverli quotidianamente”.
Luciano Lama diventa segretario generale della CGIL nel 1970, l’anno in cui, a maggio, la Legge 300, cioè lo Statuto dei lavoratori, diventa a tutti gli effetti legge dello Stato. Lama ha solo 49 anni ma ha già un curriculum sindacale che lo ha visto rivestire le cariche più importanti dell’organizzazione. È uno dei più autorevoli e capaci dirigenti sindacali della storia italiana. Di certo è uno dei più amati.

Mario Savoldi
Per i lavoratori bergamaschi gli anni Sessanta si aprono in maniera tragica: il 10 maggio del 1961 a Sarnico, durante una manifestazione di solidarietà con le lavoratrici e i lavoratori della Manifattura Sebina che stanno occupando la fabbrica, un drappello di carabinieri apre il fuoco sulla folla. Il lavoratore Mario Savoldi, colpito alla testa, muore dopo poche ore, mentre altri sette operai riportano ferite da arma da fuoco. Un mese dopo la Camera del Lavoro organizza a Sarnico una manifestazione con Rinaldo Scheda, allora segretario organizzativo della CGIL nazionale, e viene intitolata a Savoldi la bandiera provinciale del sindacato unitario bergamasco.

120 anni della Cgil Bergamo - la mostra sul Sentierone
Archivio Biblioteca Di Vittorio

Primo Maggio
In Italia la tradizione del Primo Maggio si intreccia storicamente con le lotte operaie per la riduzione della giornata lavorativa a otto ore, la regolamentazione del lavoro delle donne e di quello minorile, il miglioramento salariale, i contratti di lavoro, la legalizzazione dello sciopero.
Il fascismo abolisce la ricorrenza nel 1923, preferendo una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile, in coincidenza con il Natale di Roma. All’indomani della Liberazione, il Primo Maggio del 1945, giovani che non hanno memoria della Festa del lavoro e anziani si ritrovano, insieme, nelle piazze di tutta Italia.
Appena due anni dopo, nel 1947, il Primo Maggio è segnato dal sangue: quello della strage di Portella della Ginestra, in Sicilia, dove un gruppo di lavoratori è riunito per festeggiare. Undici persone vengono uccise, altre ventisette ferite, sotto i colpi della banda di Salvatore Giuliano.
Il Primo Maggio successivo, quello del 1948, è l’ultimo celebrato unitariamente: poco più di due mesi più tardi l’attentato a Palmiro Togliatti decreta la fine dell’esperienza sindacale unitaria. Da quel momento, si apre una lunga stagione di Feste del lavoro separate che termina solo vent’anni dopo, a partire dal 1970.
Il Primo Maggio del 1984, anno della rottura di San Valentino (così è ricordato il decreto approvato dal governo Craxi sul taglio alla scala mobile, dopo l’accordo separato non firmato dalla CGIL), le celebrazioni dei tre sindacati confederali prendono di nuovo strade diverse.
A partire dal 1986, però, si torna alla tradizione unitaria della Festa del lavoro, scegliendo ogni anno un tema specifico a cui dedicare l’evento e un luogo nel quale riunirsi.
A causa del perdurare dell’emergenza sanitaria causata dalla pandemia, Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di sospendere ufficialmente la manifestazione nazionale del Primo Maggio, in attesa di tornare in piazza non appena sarà possibile.

120 anni della Cgil Bergamo - la mostra sul Sentierone
Archivio Biblioteca Di Vittorio

Gli anni Cinquanta, l’autunno caldo, lo Statuto dei lavoratori
Negli anni Cinquanta la CGIL di Bergamo è impegnata, tra manifestazioni e scioperi, in alcune delle vertenze che hanno segnato la vita sociale della nostra provincia: da quella alle Cartiera Pigna di Alzano, a quelle della Dalmine, dell’Ilva di Lovere, del Calzificio Germani di Seriate, delle aziende tessili Polveresta, Reich e Sasa di San Pellegrino, ma anche dell’Italcementi di Albino e Calusco del 1950, della Cab di Ponte San Pietro e della Pagliarini di Romano, del bottonificio Ital-Suisse di Carobbio degli Angeli, della Sapez di Nossa, del Linificio Canapificio nazionale di Fara d’Adda e Villa d’Almè.
Nel biennio 1968-1969 anche la nostra provincia viene attraversata da una trasformazione rilevante, quella che porta i Consigli di fabbrica, nuova rappresentanza dei lavoratori all’interno delle aziende, a conquistare un potere contrattuale di molto superiore rispetto alle vecchie Commissioni interne. Questa è la strategia assunta dal Congresso della CGIL del giugno 1969: rendere prioritaria la contrattazione aziendale rispetto a quella centralizzata, rivendicando contestualmente il diritto di effettuare assemblee sindacali nei luoghi di lavoro.
Gli anni Settanta si caratterizzano sindacalmente dalla vertenza per l’eliminazione delle gabbie salariali che prevedono forti sperequazioni geografiche di salario e soprattutto dalla fondamentale approvazione dello Statuto dei lavoratori, con la legge del 20 maggio 1970, n. 300. Ha per titolo: “Norme sulla tutela della libertà e dignità dei lavoratori, della libertà sindacale e dell’attività sindacale nei luoghi di lavoro e norme sul collocamento”.

I licenziamenti per matrimonio in Italia
Il 30 gennaio del 1963 entra in vigore la legge che sancisce il divieto di licenziamento delle lavoratrici per causa di matrimonio. E infatti, prima di quella data, alcuni regolamenti aziendali prevedono che le lavoratrici, al momento della firma del loro contratto, accettino di venire licenziate qualora intendano sposarsi.
In un “libro bianco” sul tema, datato 1961, vengono riportati i casi di diverse aziende anche della provincia di Bergamo. Ecco alcuni esempi.

120 anni della Cgil Bergamo - la mostra sul Sentierone
Archivio Biblioteca Di Vittorio

SACE SPA
Dipendenti 530, di cui 70 donne.
“Esiste un regolamento interno in cui viene stabilito il licenziamento delle operaie in caso di matrimonio.
Un’operaia licenziata è ricorsa alla Magistratura. La causa, persa in prima istanza presso il tribunale di Bergamo, è ora davanti alla Corte d’Appello”.

CARTIERE PIGNA ALZANO SPA
Dipendenti 600, di cui 200 donne
“Al momento dell’assunzione viene fatta firmare una dichiarazione di accettazione del licenziamento in caso di matrimonio”

ZOPPI RANICA SPA
Dipendenti 900, di cui 600-650 donne
Tipo di lavorazione: filatura e tessitura del cotone
“All’atto dell’assunzione alle operaie e impiegate viene fatta firmare una dichiarazione di accettazione del licenziamento causato dal cambiamento dello stato civile”.

Donne
La Cgil ripudia e combatte ogni forma di molestia, discriminazione e violenza contro le donne e per orientamento sessuale e identità di genere. La Cgil afferma il valore della solidarietà in una società senza privilegi e discriminazioni, in cui sia riconosciuto il diritto al lavoro, alla salute, alla tutela sociale, e in cui il benessere sia equamente distribuito, la cultura arricchisca la vita di tutte le persone, rimuovendo gli ostacoli politici, sociali ed economici che impediscono alle donne e agli uomini nativi e immigrati di decidere su basi di pari diritti e opportunità, riconoscendo le differenze della propria vita e del proprio lavoro.
Promuove nella società, anche attraverso la contrattazione, una politica di pari opportunità fra donne e uomini e uniforma il suo ordinamento interno al principio della non discriminazione fra i sessi.
La Cgil tutela, nelle forme e con le procedure più adeguate, il diritto di tutte le lavoratrici e i lavoratori a rapporti corretti e imparziali, specie in riferimento all’eventualità di molestie e ricatti sessuali.
Le iscritte e gli iscritti alla Cgil e alle strutture ad essa aderenti hanno pari diritti. Essi hanno diritto ad essere riconosciuti, rispettati e valorizzati come persone, senza discriminazione alcuna salvaguardandone la dignità nei comportamenti e nel rapporto fra i sessi.

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