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Romano di lombardia

Cooperativa Rinnovamento, 64 lavoratori da 5 mesi senza stipendi: presidio davanti alla Prefettura

Nel 2020 la struttura fu coinvolta nell’inchiesta per indebita gestione dei fondi per l’accoglienza dei migranti. I fondi statali non arrivano più dal luglio 2018

Cinque mesi di stipendi non pagati, con le mensilità mancanti destinate ad aumentare: accade ai 64 lavoratori della Cooperativa Sociale Rinnovamento Onlus di Romano di Lombardia, che si trova in una grave situazione finanziaria dopo essere stata coinvolta lo scorso anno nell’inchiesta per indebita gestione dei fondi per l’accoglienza dei migranti. Quattro ex dirigenti della coop hanno già patteggiato una condanna.

“Malgrado la Procura di Bergamo abbia notificato l’avviso di chiusura delle indagini nell’ambito di quell’inchiesta e malgrado nel giugno del 2020 si sia insediato un nuovo Consiglio di Amministrazione dopo le ovvie dimissioni dei precedenti vertici, l’erogazione dei fondi statali per finanziare il servizio di accoglienza dei migranti in appalto non è più stata riattivata. Non arrivano fondi dal luglio del 2018 e questo sta portando al tracollo la cooperativa, con tutti i suoi 64 dipendenti” spiegano Inga Lill Nordli della Fp-Cgil e Alessandro Locatelli di Fisascat- Cisl di Bergamo. “Capiamo perfettamente la cautela nel riaffidare denaro pubblico a una realtà che in passato l’ha usato indebitamente, ma ora chi gestisce la cooperativa è un Consiglio di amministrazione diverso, e il controllo della rendicontazione 2019 è stata affidata a una società esterna. Ora, oltre a far saltare gli stipendi, la mancanza di liquidità ha determinato la sospensione della corresponsione del pocket money ai richiedenti asilo, con il conseguente incremento della conflittualità nei C.A.S.”.

Per tutti questi motivi, martedì 18 maggio, i lavoratori saranno in presidio di fronte alla Prefettura di Bergamo alle 11. Lo hanno deciso oggi in assemblea.

Per il servizio di accoglienza di 113 ospiti migranti nelle strutture della cooperativa ad Antegnate, Fontanella, Martinengo e Pontirolo lavorano 24 persone. Le difficoltà finanziarie, però, hanno compromesso tutte le attività della Rinnovamento, dunque nessuno dei 64 dipendenti sta ricevendo lo stipendio.

“La cooperativa al momento, vanta un credito di 3,2 milioni di euro nei confronti dello Stato: con la protesta di domani chiederemo che si anticipi una parte di questa cifra a garanzia dei posti di lavoro ma anche per poter garantire il servizio come previsto dall’appalto” spiegano i due sindacalisti.

La richiesta, per la verità, è già stata avanzata una settimana fa, martedì 11 maggio, in occasione di un incontro con il Prefetto Enrico Ricci come previsto dalla “procedura di raffreddamento”, dopo l’apertura dello stato di agitazione da parte sindacale: “In quella sede abbiamo chiesto notizie dei fondi almeno per il pagamento degli stipendi” riferiscono Nordli e Locatelli. “Ci è stato risposto che la Prefettura sta effettuando ‘scrupolosi e rigorosi controlli amministrativi per verificare i rendiconti delle spese sostenute per la gestione dei richiedenti asilo’. Il punto è che se almeno un anticipo dei fondi dovuti non arriverà rischia di saltare tutta l’attività della cooperativa. Tra l’altro, sappiamo che anche altre cooperative, che non hanno vissuto alcuna vicenda giudiziaria, faticano ad ottenere i dovuti pagamenti dallo Stato”.

“Non sono in ritardo solo i fondi per la cooperativa Rinnovamento ma il ritardo è generalizzato per l’intero sistema dell’accoglienza, in provincia circa 200 lavoratori, tra educatori professionali, ausiliari, addetti agli altri servizi” intervengono anche Annalisa Colombo della segreteria Cgil e Candida Sonzogni della segreteria Cisl di Bergamo. “Si tratta di una situazione difficile per il personale e per la corretta gestione del servizio. Si pone per le istituzioni provinciali la necessità di intervenire sul Governo nazionale, attraverso i Parlamentari bergamaschi, perché la carenza di personale in Prefettura e i connessi ritardi si stanno ormai ripercuotendo negativamente su più servizi, danneggiando i cittadini e l’immagine stessa dello Stato”.

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