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Il direttore ats giupponi

“Bergamo, decessi Covid in calo dell’82% rispetto al 2020. E l’effetto dei vaccini già si vede”

Il dato emerge confrontando i primi quattro mesi dell'anno e dimostra ancora una volta l'eccezionalità di quanto successo in provincia durante la prima ondata. Curva sempre in flessione: "Plausibile pensare che vaccini, temperature più miti e rispetto delle regole stiano contribuendo al maggior contenimento del virus"

“La curva dei vaccinati ha ormai superato quella dei positivi, e si accompagna ad un significativo calo dei ricoveri e dei decessi”. Massimo Giupponi, direttore generale di Ats Bergamo, sciorina dati che invitano ad un cauto ottimismo. Nel fotografare l’andamento della pandemia sul territorio, parla già di “effetto vaccini”. Anche se – precisa – non è l’unico elemento che sta contribuendo al rallentamento del virus nelle ultime settimane.

Giupponi, l’impatto delle somministrazioni sulla fascia anziana della popolazione sta già mostrando i primi effetti?

Sicuramente l’andamento crescente delle vaccinazioni si accompagna ad un andamento decrescente del tasso dei nuovi positivi e dei ricoveri correlati a Covid-19. Gli elementi di cui siamo in possesso, ci permettono di stimare una riduzione del tasso di ricoveri nel periodo gennaio-aprile 2021 pari all’87% rispetto allo stesso periodo del 2020. Una percentuale che scende all’82% per quanto riguarda la mortalità, prendendo in considerazione lo stesso arco di tempo. Dati interessanti, che evidenziano ancora una volta l’eccezionalità di quanto successo a Bergamo durante la prima ondata Covid.

 

Generico maggio 2021
I grafici eleborati da Ats Bergamo
Generico maggio 2021
Generico maggio 2021
Generico maggio 2021

 

C’è chi fa notare come già lo scorso anno, in questo periodo, si registrò un significativo abbassamento dei contagi. E i vaccini ancora non c’erano.

Senza dubbio parliamo di fenomeni complessi, quindi ci possono essere delle concause. È plausibile pensare che il numero crescente dei vaccinati, le temperature più miti e l’ormai diffusa consapevolezza delle regole contribuiscano ad un maggior contenimento del virus. Basti pensare che praticamente nessuno in autunno ha preso l’influenza. Questo non solo grazie alla campagna di vaccinazione antinfluenzale che, ricordo, ha coinvolto oltre il 70 per cento della popolazione e ha visto attivati 120 punti vaccinali in 60 comuni, ma anche perché i cittadini hanno rispettato la più elementare delle norme di prevenzione: tenere la mascherina.

La pressione sugli ospedali bergamaschi è in calo. Può farci il punto della situazione?

Da qualche settimana le strutture ospedaliere stanno riducendo i posti letto Covid. Sono all’incirca 270 i pazienti acuti ricoverati nei reparti, una cinquantina in terapia intensiva. Proprio come nelle settimane precedenti, abbiamo un 70% di posti letto Covid occupati da pazienti che arrivano da fuori provincia. Inoltre, anche gli accessi al pronto soccorso sono ridotti. Elementi che confermano il buon lavoro di prevenzione e contenimento del virus svolto sul territorio.

Quando prevedete di vaccinare tutti i cittadini bergamaschi?

Oggi abbiamo superato le 500 mila inoculazioni e raggiunto il 40% della popolazione, tutto dipenderà dal numero di vaccini disponibili. Quel che è certo è che l’organizzazione messa in campo ha consentito di verificare la capacità operativa degli hub, che ci permette di raggiungere le 20 mila vaccinazioni al giorno senza difficoltà. Con le vaccinazioni sul territorio negli ambulatori dei medici di base e nelle farmacie potremmo garantirne fino a 25 mila al giorno. Per ora ne stiamo facendo all’incirca 10 mila, ovviamente in funzione del numero dei vaccini consegnati.

Nemiche dei vaccini potrebbero essere le varianti del Covid. Quanto preoccupano?

Ad oggi sul territorio bergamasco abbiamo sequenziato 570 casi di variante, 526 del tipo inglese, sicuramente quella dominante. La sua capacità di diffusione è molto rapida, ma non attiva patologie in modo significativo per cui il ricorso a strutture ospedaliere è contenuto. Non deve allarmare eccessivamente, anche perché i vaccini a disposizione offrono garanzie contro questo tipo di variante. Il discorso cambia se parliamo delle varianti brasiliana, indiana e nigeriana. Abbiamo pochi casi sul territorio, ma ancora non ne conosciamo gli effetti. Ecco perché stiamo tenendo monitorate queste situazioni, in attesa che le istituzioni competenti forniscano le informazioni necessarie.

Ats Bergamo, con la Lombardia, da qualche settimana ha cambiato marcia sul fronte delle vaccinazioni. Cosa è successo?

I dati regionali e provinciali confermano che, dopo le difficoltà iniziali, l’attuale organizzazione ci consente di giocare un ruolo da protagonisti nell’ambito della campagna. Le scelte fondamentali sono state due: quella di investire sugli hub, che consentono un efficientamento dell’attività organizzativa nel momento in cui c’è disponibilità di vaccini. E il passaggio al sistema Poste, con cui si è snellita tutta la procedura di accesso da parte dei cittadini e nell’individuazione degli hub più vicini a casa.

Sono stati mesi difficili, immaginiamo anche per Ats Bergamo e per lei. Come vede il futuro prossimo?

Per il momento, stiamo pensando a come rendere l’organizzazione della campagna vaccinale più stabile. Immaginiamo che ci sarà necessità di fare i richiami. Un tema, è quello di capire in anticipo le soluzioni da mettere in campo per individuare e strutturare adeguatamente le sedi. C’è poi tutto il discorso legato alla ripresa delle attività ospedaliere. Con la diminuzione dei posti letto Covid, bisogna accompagnare il ritorno alle attività ordinarie. Il nostro obiettivo, è dare maggiore spazio a tutte le prestazioni collegate alle patologie che in quesi mesi hanno sofferto di più.

 

 

 

 

 

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