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Festival Orlando - ass. Immaginare Orlando

Il festival

A Orlando la primavera “dolorosa ma necessaria” del collettivo “Sguardi di un certo genere”

Martedì 18 maggio la presentazione del documentario Vagli a spiegare che è primavera (co-prodotto da ORLANDO), scritto e diretto da Sara Luraschi e Lucio Guarinoni. Il racconto dello spaesamento dei ragazzi del collettivo Sguardi di un certo genere durante lo scorso lockdown, arrivato in un punto di trasformazione verso nuovi sguardi e nuove presenze.

“Certo che fa male, quando i boccioli si schiudono. / Perché dovrebbe altrimenti esitare la primavera? / Perché tutta la nostra bruciante nostalgia / dovrebbe rimanere avvinta nel gelido pallore amaro?”.

Una primavera anche dolorosa, ma necessaria, per rinascere dal gelo dell’inverno. La primavera narrata da Karin Boye, poetessa svedese di inizio Novecento, diventa metafora per descrivere il percorso del collettivo Sguardi di un certo genere, che martedì 18 maggio alle 20, all’Auditorium di Piazza della Libertà e in streaming sulla piattaforma OpenDDB, presenta ad Orlando in anteprima assoluta il proprio documentario Vagli a spiegare che è primavera, scritto e diretto da Sara Luraschi e Lucio Guarinoni.

Un documentario nato a partire dalle biografie di un gruppo di ragazzi e ragazze che negli ultimi tre anni, all’interno del collettivo, ha condotto una ricerca sui confini dell’identità ed un racconto dell’arte come spazio possibile di crescita, resistenza e trasformazione.

Documentario (co-prodotto con Festival Orlando) nato durante il lockdown a marzo 2020.

“In quel periodo, abbiamo cercato diversi modi di tenere viva la relazione con i ragazzi del gruppo – spiega Lucio Guarinoni, dramaturg, regista e autore, conduttore del collettivo artistico dal 2016 –. Abbiamo aperto uno spazio su Telegram, dove venivano condivise parole-guida, ma anche immagini, testi, contributi sonori, che avrebbero potuto guidare tutto il gruppo in quel momento di smarrimento. Uno dei ragazzi ha condiviso il brano Nella mia ora di libertà di Fabrizio De André, all’interno del quale è presente il verso Vagli a spiegare che è primavera. Un verso che acquista ancora più significato se si pensa allo scorso anno, quando abbiamo osservato, chiusi in casa, una primavera che nasceva. Primavera che indica anche un’età della vita, un momento in cui si cresce, anche facendo fatica”.

Un anno di profondo cambiamento, il 2020, che ha posto il gruppo di fronte ad un confine molto tangibile come quello del lockdown. “Nonostante questa difficoltà, abbiamo cercato un modo per resistere insieme, per dare significato a questo tempo di spaesamento – racconta Lucio Guarinoni – . Si è parlato spesso quest’anno degli adolescenti e dei giovani rispetto alla loro fatica di adeguarsi alle norme di questo tempo: l’impressione che ho è, però, che agli stessi giovani sia stata data poca voce. Non penso sia sensato fare una classifica del dolore. Per i ragazzi, però, questo tragico periodo è coinciso con un momento di grande scoperta dei corpi e dell’affettività, di esplorazione della relazione con l’altro. Quello che noi abbiamo provato a fare, tenendo vivo il lavoro con il gruppo (e poi con Sara Luraschi nel tradurlo in questo film) è stato di far raccontare questo spaesamento dei corpi (mi verrebbe da dire ‘delle primavere’), che in qualche modo hanno dovuto confrontarsi con uno stop che ha influenzato il loro modo di viversi l’altro e gli altri. Forse è questo lo spaesamento di cui proviamo a prenderci la responsabilità, anche con questo film. Uno spaesamento come punto da cui ripartire, per mettere a fuoco ciò che davvero conta e per allenarci a trovare nuove forme di resistenza, anche contro le disuguaglianze che, in questo ultimo periodo, sono ancora più evidenti”.

Il documentario racconta il vissuto comune del gruppo, arrivato, dopo sei anni, ad un punto di trasformazione, aperto a nuovi sguardi e nuove presenze. Un cammino iniziato nel 2015, attraverso il progetto Sguardi di un certo genere, un percorso espressivo rivolto ad adolescenti e giovani, incentrato sulla relazione tra teatro e arti visive, costruito all’interno di Bergamo per i Giovani, co-progettazione dell’Assessorato politiche giovanili del Comune di Bergamo con Consorzio Sol.Co Città Aperta e HG8O Impresa Sociale e in collaborazione con Associazione Culturale Immaginare Orlando.

“Nasce come laboratorio teatrale, con lo scopo di indagare le tematiche legate all’identità, in particolare all’identità di genere – spiega Guarinoni –. Nel 2018 poi, grazie all’ingresso nel progetto di Sara Luraschi, videomaker ed educatrice, abbiamo rivolto la nostra ricerca anche alla performance ed alle arti visive. Al lavoro sul corpo si è unito quindi uno studio di materiale fotografico e video di artisti che si sono occupati di questioni legate all’identità, al genere o all’autorappresentazione. Studio che andava ad influenzare il lavoro performativo dei ragazzi e delle ragazze, condiviso poi con il pubblico durante il festival Orlando”.

Un lavoro sulla persona, più educativo, nato all’interno della pedagogia teatrale, che poi influenza e viene influenzato dal lavoro artistico. Lavoro consolidatosi grazie proprio alla condivisione nata all’interno del gruppo. Condivisione anche di fragilità che, se fanno paura prese singolarmente, diventano forza all’interno di un gruppo.

“È l’importanza dell’Io siamo, un continuo muoversi tra l’io e il noi, che ha permesso di continuare il nostro lavoro nel corso degli anni. Il nostro è un gruppo che ha resistito nel tempo, tra relazioni di cura e di conflitto generativo, ma sempre e comunque di libertà, dove i diversi io avevano libertà di esprimersi, all’interno di un gruppo con identità molto sfaccettate – racconta Lucio Guarinoni -. Un gruppo con diversi posizionamenti di genere, diversi orientamenti sessuali, diverse provenienze geografico-culturali, nel quale le fragilità dei singoli, attraverso la condivisione e la rielaborazione con l’arte, sono diventate una forza del gruppo”.

Un gruppo che si racconta attraverso il documentario, un mezzo per parlare ad altri ragazzi, ma anche a chi si occupa di formazione ed educazione, in direzione di una legittimazione dello spazio tra educazione ed arte, che non venga considerata solo come mero svago. Un mezzo per ripartire dopo lo spaesamento, perché, come ricordano i versi di Karin Boye, “quando il peggio è arrivato e più niente aiuta, / si schiudono esultando i boccioli dell’albero. / Allora, quando non c’è più il timore che trattiene, / le gocce sul ramoscello cadono scintillando, / dimenticano la vecchia paura del nuovo / dimenticano l’apprensione passata per il viaggio / sentono per un attimo la loro più grande sicurezza, / riposano in quella fiducia / che crea il mondo”.

Vagli a spiegare che è primavera (Italia, 2021 – durata 60’, co-produzione Festival ORLANDO), film di Sara Luraschi e Lucio Guarinoni, verrà presentato in anteprima assoluta martedì 18 maggio alle ore 20.00 presso l’Auditorium di Piazza della Libertà.

Orlando 2021

Documentario del collettivo artistico Sguardi di un certo genere, un progetto degli Spazi Giovanili del Comune di Bergamo, nell’ambito della coprogettazione giovani di Consorzio Sol.Co Città Aperta e HG80 impresa sociale. Partner Associazione Immaginare Orlando.
Scrittura e regia: Sara Luraschi e Lucio Guarinoni
Fotografia: Lucia Zheng, Sara Luraschi
Montaggio: Sara Luraschi
Con: Aziz Maal, Carolina Grossi, Francesco Cillisto, Gaia Orlando, Giorgia Neri, Morticia Sawadogo, Samuele Molinari, Yuri Pasciullo

Biglietto intero 6,50 €, ridotto 5,50 €, soci/ie Immaginare Orlando e Lab 80 4,50 €. Consigliato l’acquisto del biglietto online su lab80.18tickets.it. Disponibile anche in streaming sulla piattaforma OpenDDB per 72 ore a partire dalle ore 20.00 del 18.05.2021, su offerta libera.
Attenzione: la capienza massima per la sala è stata raggiunta, i biglietti sono terminati. Il film rimane disponibile online.

L’ottava edizione di Festival ORLANDO propone poi, sempre nella giornata di martedì 18 maggio, il laboratorio Praticare alleanze di Al. Di. Qua. Artists, con Diana Anselmo, Dalila D’Amico, Aristide Rontini (14.30 – 18.30, Officine Tantemani)

Qual è la differenza tra “dare spazi di autonomia” e “concedere spazi controllati”? Vorremmo instillare semi di alleanze e slabbrare gli spazi angusti dove spesso lasciamo dimorare diversità, paure e tabù. Un laboratorio a cura dell’Associazione Al. Di. Qua. Artists (acronimo di Alternative Disability Quality Artists), aperto a una rappresentanza degli enti culturali della città per impostare uno sguardo aperto, per creare un cambio di passo, per condividere visioni sull’accessibilità.

Con il sostegno di Confcooperative Bergamo, Associazione In-Oltre, in collaborazione con Officine Tantemani. Laboratorio gratuito su invito, rivolto a una selezione di rappresentanti di enti culturali della città. L’incontro rappresenta il primo passo di un percorso che proseguirà nei mesi successivi.

Questo il programma di mercoledì 19 maggio: Performance Sorry, But I Feel Slightly Disidentified... di Benjamin Kahn con Cherish Menzo; ore 20.00, Sede TTB (durata 60’).

Sorry, But I Feel Slightly Disidentified… è il primo pezzo di una trilogia dedicata al ritratto, alla costruzione e decostruzione dello sguardo sul corpo. Concepita da Benjamin Kahn per la performer e coreografa olandese di origine surinamese Cherish Menzo, la performance tenta di svelare, strato dopo strato, le origini e i limiti dei modi di vedere e proiettare l’altro chiamando in causa i nostri sguardi sulle razze, sui generi, sugli status sociali e sulle culture e offrendo al pubblico un inventario di desiderabilità, assimilazione, conformismo, emancipazione e tanto altro.

Con il sostegno dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi. In collaborazione con il progetto #tuoCarmine del Teatro Tascabile di Bergamo. Dopo lo spettacolo si terrà una conversazione con la performer Cherish Menzo e il coreografo Benjamin Kahn.

Biglietto intero 10 €, ridotto 8 €, soci/ie Immaginare Orlando e Lab 80 5 €. Posti limitati, consigliato l’acquisto del biglietto online su lab80.18tickets.it. La performance prevede l’uso di luci stroboscopiche.

Da mercoledì 19 a lunedì 24 maggio:

ORLANDO SHORTS

Dal 19 al 24 maggio, una rassegna di cortometraggi queer disponibili gratuitamente alla pagina www.openddb.it/orlando-festival.

Giunta alla sua seconda edizione, ORLANDO SHORTS è una rassegna di cortometraggi online selezionati da un gruppo di giovani provenienti da diverse realtà del territorio. I cinque corti, proposti per la loro varietà, inclusività, originalità e favolosità, provengono da una rosa di titoli suggeriti da Pink Screens Film Festival e Sardinia Queer Film Festival.

A Family Affair di Florence Keith-Roach (UK 2020, 13’)

“I compleanni… niente va mai come previsto”. I postumi di una sbornia, una stanza sconosciuta e una serie di equivoci sconvolgono il risveglio di Annabelle.

Hugo: 18h30 di Simon Helloco e James Maciver (Francia 2020, 13’)

Durante un’audizione, l’attore Hugo deve improvvisare una storia che parlerà di spensieratezza, malattia e amicizia… ed è solo l’inizio.

Motta di Nish Gera (Brasile 2020, 16’)

Il fotografo Fabio da Motta presenta i suoi lavori di bondage floreali interrogandosi sui limiti tra arte, fantasia e provocazione.

XY di Anna Karín Lárusdóttir (Islanda 2019, 15’)

Con il sostegno dell’amica, Lísa inizierà un viaggio verso la consapevolezza di sé e del proprio corpo.

Touching an Elephant di Lara Milena Brose (Germania 2019, 14’)

Immigrazione, genere, sessualità e ingiustizia. Un corto che arriva dritto al cuore e spinge all’azione.

I cortometraggi saranno visibili gratuitamente, unicamente in streaming, sulla piattaforma OpenDDB, dalle ore 20.00 del 19 maggio fino alle ore 20.00 del 24 maggio.

L’ottava edizione del festival ORLANDO propone iniziative fino a domenica 23 maggio. Programma completo su www.orlandofestival.it.

(foto Sara Luraschi)

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