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Bergamo next level

Il ministro Patuanelli: “La sostenibilità ha tre pilastri: ambientale, sociale ed economico”

La vera sfida? produrre senza alterare l’ambiente in modo eccessivo.

“La sostenibilità deve essere declinata necessariamente in ambientale, sociale ed economica. La vera sfida è trovare le modalità di sviluppo che tengano insieme questi tre aspetti”. Così il ministro Stefano Patuanelli ha aperto la tavola rotonda su Green Deal e Green Recovery che venerdì 14 maggio ha inaugurato l’area tematica dedicata a Imprese e Sviluppo sostenibile all’interno della rassegna Bergamo Next Level, organizzata da Università degli studi di Bergamo e Pro Universitate Bergomensi.

Parlando di Bergamo, il ministro ha sottolineato la “grande opportunità per il territorio rappresentata dall’economia circolare che porta ad un incremento sostenibile della produttività” così come la transizione verso l’idrogeno, definito “il vettore energetico del futuro, capace di far guadagnare competitività all’industria recuperando sui costi energetici”.

“I dati sull’industria bergamasca sono confortanti – ha aggiunto – c’è stato un ribalzo della produzione rispetto al 2020. L’industria è stata obbligata ad un lockdown più limitato, tornando prima al lavoro. Diversamente dai settori alberghiero e del turismo, pesantemente colpiti”.

Parlando delle imprese italiane, il ministro ha evidenziato la necessità di sostenere gli imprenditori attraverso il rafforzamento patrimoniale. “Le nostre imprese – ha detto – piccole e sottocapitalizzate – stanno pagando più di altre gli effetti della pandemia. Nel decreto Sostegni Bis che ci apprestiamo a varare, verranno rafforzate misure per la capitalizzazione, al fine di favorire maggiori investimenti”.

“Le sfide in atto sono molteplici e richiedono un impegno senza precedenti – ha sottolineato Silvana Signori, dell’Università degli studi di Bergamo – ma non basta l’impegno dei governi, serve un impegno condiviso e diffuso da imprese, istituzioni, parti sociali e cittadini. Nella pandemia è emersa la capacità di reagire in modo proattivo soprattutto in questi territori colpiti duramente dal Covid-19. Sviluppo sostenibile, inclusione sociale e digitalizzazione devono andare di pari passo e per fare ciò serve il contributo di tutti”.

Riccardo Ribera D’Alcalà,  direttore generale alle Politiche Interne del Parlamento Europeo, ha sottolineato la centralità dell’Università che ha un “ruolo privilegiato per la realizzazione trasversale dei saperi. Perché la cultura è al centro della visione olistica del Green Deal, catalizzatore di una transazione sociale inclusiva e non discriminatoria”.

“Il Covid-19 – ha aggiunto Ribera D’Alcalà – è stato il banco di prova per la solidarietà europea, mentre l’emissione del debito comune ha segnato una svolta epocale nel processo di integrazione. La pandemia ci ha messo davanti ad un comune senso di vulnerabilità ed empatia, diventando nuovo collante della società europea”.

“La sfida – ha detto Antonello Pezzini, rappresentante di Confindustria Italia al Comitato Economico e Sociale Europeo – è di comprendere l’accelerazione tecnologica stando al passo con le competenze. Bergamo, definita da OCSE seconda città manifatturiera d’Europa, deve puntare sulla Certificazione ambientale europea, sul pieno riconoscimento dei diritti sociali, sulla responsabilità del lavoro e sull’adozione di prassi di riferimento. Non bastano le risorse economiche – ha aggiunto – serve usarle con intelligenza”. Inoltre – ha concluso – occorre spostare la tassazione dal lavoro all’ambiente, così da liberare risorse a favore dell’occupazione e rafforzare la tutela ambientale”.

Ciò che è emerso dal dibattito è “la multidimensionalità dello sviluppo sostenibile – come ha evidenziato Alberto Brugnoli, dell’Università degli studi di Bergamo -; non solo occorre tenere insieme le dimensioni sociale, economica, ambientale e istituzionale ma è necessario farlo in modo armonico ed equilibrato. Green Deal e Green Recovery sono grandi opportunità non solo economiche ma soprattutto di carattere culturale. La sfida più rilevante è quella delle partnership, non solo globali ma anche locali, sviluppando strategie di territorio, relazioni virtuose tra e pubblico e privato, profit e non profit. A Bergamo c’è un sistema industriale molto forte, istituzioni presenti e significative, e un terzo settore altrettanto ricco. La sfida è trovare traiettorie comuni. L’Università si pone come perno significativo, a servizio dello sviluppo sostenibile”.

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