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L'intervista

Il cardiologo Gavazzi volontario in Fiera: “Vaccino AstraZeneca? Rifiutato solo da 2 persone su 300”

Medico di lungo corso e grande esperienza, ha il delicato compito di valutare lo stato di salute e le condizioni generali, psico-fisiche e socio-ambientali in cui si trova chi si appresta a ricevere la vaccinazione per scegliere, di conseguenza, il vaccino più adatto.

Antonello Gavazzi è tra i medici volontari impegnati nella campagna vaccinale. Lui, medico di lungo corso e grande esperienza. Cardiologo, fino al 2013 è stato direttore di Struttura complessa di Cardiologia con unità terapia intensiva cardiologica e direttore del Dipartimento cardiovascolare agli Ospedali Riuniti di Bergamo poi divenuti ASST Papa Giovanni XXIII. Oggi  coordinatore della ricerca clinica in From, la Fondazione di ricerca dell’ospedale Papa Giovanni dove, dal 2017 è direttore medico dell’unità per le sperimentazioni cliniche di fase I.

Oggi dunque è impegnato in turni di sei ore nell’arco delle 12 che quotidianamente sono dedicate alla somministrazione dei vaccini nell’hub della Fiera di via Lunga. “Ho dato la mia disponibilità a partecipare come volontario – ci racconta – non appena è stato avviato il reclutamento dei medici da parte dell’ospedale. Mi pareva opportuno offrire anche il mio contributo. Siamo coordinati dalla direzione socio sanitaria del Papa Giovanni. Un’organizzazione efficiente che gestisce la forza medica disponibile in rapporto ai vaccini somministrabili”.

“A Bergamo quanto a personale sanitario a disposizione c’è una potenza di fuoco, molto maggiore rispetto ai vaccini disponibili. Potremmo fare molto di più”, continua Gavazzi. Nessun intento polemico nella voce pacata. Qui il messaggio è un altro: “Ci sono stati massimo impegno e grande generosità nel rispondere all’esigenza di fare bene e farlo presto. Oltre a medici e personale infermieristico dell’ospedale, che si sono spesi generosamente durante la pandemia da Covid-19, esemplare è stata la risposta da parte del volontariato, dagli operatori sanitari all’associazionismo, con in testa gli infaticabili Alpini e la Protezione civile, sempre così attenti alla cura delle persone”.

Il dottor Gavazzi, come gli altri medici che partecipano alla campagna vaccinale, ha il delicato compito di valutare lo stato di salute e le condizioni generali, psico-fisiche e socio-ambientali in cui si trova il soggetto che si appresta a ricevere la vaccinazione per scegliere, di conseguenza, il vaccino più adatto. Si tratta, in gergo tecnico, della valutazione anamnestica.

Dottor Gavazzi, ci spieghi meglio cos’è la scheda anamnestica?

Si tratta del modulo che tutti i soggetti che si sottopongono alla vaccinazione contro il Covid-19 si trovano a compilare. Qui sono raccolte una serie di domande che intendono indagare lo stato e le condizioni generali di salute e benessere delle persone, le patologie, le allergie, i farmaci che si assumono. Il vaccinando, in un primo tempo, compila questa scheda in autonomia anche al domicilio. Giunto il momento di ricevere il siero, il medico riprende la scheda del paziente e, insieme a lui, verifica le condizioni dichiarate, andando, se ritenuto opportuno, più in profondità. Questo è anche il momento in cui si fugano i dubbi e si risponde alle domande.

Antonello Gavazzi

Sta utilizzando il sistema di Poste Italiane?

Sì, e lo trovo efficiente, rapido e preciso. Il soggetto è riconosciuto con la tessera sanitaria, che viene scannerizzata, e così viene richiamata immediatamente la prenotazione effettuata. Si apre la scheda anamnestica a video, vuota, la si completa e la si discute insieme col medico, cercando di chiarire le eventuali problematiche.

Poi arriva la scelta del tipo di vaccino da somministrare. Da cosa dipende?

Le indicazioni sono fornite da AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, e dal Ministero della Salute, e vengono periodicamente aggiornate. La scelta dipende in primo luogo dall’età e dallo stato di salute della persona, e in secondo luogo dal tipo di vaccino disponibile tra Pfizer, Moderna, AstraZeneca, Johnson&Johnson. Pfizer, per esempio, è indicato nei pazienti definiti vulnerabili, e cioè: chi soffre di patologie di tipo sistemico, come diabete insulino-dipendente, insufficienza respiratoria in ossigenoterapia, scompenso cardiaco avanzato, insufficienza renale in dialisi, cirrosi epatica, malattie cerebrovscolari, neoplasie, malattie neurologiche, malattie autoimmuni; chi è in trattamento con farmaci che riducono le difese iimmunitarie o con cortisone. Pazienti trapiantati di organo solido o in lista di attesa e persone con certe disabilità, oltre a quanti si prendono cura di questi ultimi, i cosiddetti caregivers. AstraZeneca è attualmente indicato nei soggetti over 60, senza particolari problemi di salute, così come Johnson&Jhonson, mentre Pfizer e Moderna sono indicati a partire dai 18 anni.

C’è reticenza a vaccinarsi con AstraZeneca?

Devo dire, anche con un po’ di sorpresa visto il caso, anche mediatico, che ha accompagnato questo vaccino, che mi aspettavo un atteggiamento più polemico e aggressivo nelle persone. Ho dovuto ricredermi: ho visto cittadini molto consapevoli, che hanno dato una grande prova di maturità. Su trecento casi che ho accompagnato alla vaccinazione sino ad oggi, ho registrato solo due dinieghi a ricevere AstraZeneca ma a ragion veduta, entrambi in soggetti con un alto profilo di rischio.

In quali casi è stato rifiutato il vaccino AstraZeneca?

In entrambi i casi, ripeto: due su trecento nella mia esperienza iniziale, è successo in soggetti in cui il rischio di incorrere in reazioni avverse è stato valutato maggiore del beneficio atteso. Casi ragionevoli. Un’area di incertezza medica esiste e non va negata. Con molto buon senso, è necessario che il medico discuta con la persona per trovare una soluzione condivisibile e accettabile. La priorità è vaccinare tutti e non privare nessuno di questa opportunità. Il medico ha un certo margine di discrezionalità nel consigliare un vaccino o l’altro. Il margine è bene che ci sia. E la valutazione deve essere seria, ponderata.

Cosa succede se si rifiuta il vaccino?

Si deve prenotare di nuovo ma si parte dal fondo della lista d’attesa.

Come giudica questa esperienza?

Molto positiva. La campagna vaccinale sta procedendo spedita; come dicevo c’è stata una grande disponibilità da parte di tutti gli operatori sanitari, giovani medici compresi. Questi ultimi sono un segno di grande speranza: competenti, preparati, motivati. Un bell’incoraggiamento per tutti, anche per noi senior.

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