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Take care

L'intervista

Osteoporosi, l’esperta: “Ecco i soggetti a rischio e le terapie per contrastarla”

Abbiamo chiesto alla dottoressa Annamaria Formenti, endocrinologa di Habilita Poliambulatorio di Clusone, alcune informazioni su come affrontare questa patologia

Ad Habilita Poliambulatorio di Clusone è arrivata una nuova endocrinologa, la dottoressa Annamaria Formenti. Con lei abbiamo parlato di una delle patologie più ricorrenti, soprattutto con l’avanzare dell’età: l’osteoporosi. Una patologia per cui la figura dell’endocrinologo assume un’importanza rilevante. “L’osteoporosi – spiega la dottoressa Formenti – è una patologia caratterizzata da un’alterazione in senso quantitativo e qualitativo dell’osso. Si perde sostanza e qualità del proprio osso e ciò può predisporre l’insorgenza di fratture da fragilità, vale a dire fratture senza un trauma. Faccio un esempio: sono in casa e sollevo un vaso, mi giro all’improvviso e mi provoco una frattura. I siti solitamente più colpiti sono le vertebre, il polso e, più in là con il tempo, il femore”.

Annamaria Formenti

Ci sono dei segnali che possono far capire che un paziente si sta ammalando di osteoporosi?

Purtroppo l’osteoporosi è un “killer silente”. Non ci sono sintomi che lascino percepire la sua presenza, se non poi l’effetto finale di questa patologia che è quello di portare ad avere delle fratture. Assume quindi una enorme rilevanza la prevenzione primaria: è importante che quei soggetti che hanno l’osteoporosi e non ne sono a conoscenza vengano a scoprirlo. Mi riferisco in particolar modo a soggetti con particolari fattori di rischio che possono essere un’età della menopausa molto precoce (sotto i 45 anni), i soggetti fumatori, i soggetti molto magri, quelli che seguono delle terapie particolari come ad esempio il cortisone in modo cronico. Per tutti loro è necessaria un’attenzione particolare e si richiede di effettuare degli esami diagnostici e delle visite specialistiche per verificare se effettivamente presentano un quadro di osteoporosi.

Nella cura dell’osteoporosi che ruolo ha la figura dell’endocrinologo?

Diciamo che ci sono tante patologie endocrine che portano ad una iperproduzione di determinati ormoni, piuttosto che alla perdita di altri ormoni che possono correlarsi all’osteoporosi. Quindi tutto ciò fa sì che l’endocrinologo diventi esperto di malattie del metabolismo osseo e si occupi di osteoporosi a 360 gradi. Le forme più frequenti di osteoporosi sono quelle post-menopausale e quella senile. Non si tratta di forme secondarie a determinate patologie ormonali o di alta natura o all’assunzione di farmaci, e insorgono i due fasi particolari della vita dei soggetti. L’endocrinologo lo sa e nel momento in cui visita un paziente può capire molto velocemente se si tratta di un soggetto a rischio.

osteoporosi habilita

Ci sono delle terapie che possano garantire ai soggetti che soffrono di osteoporosi un rallentamento della patologia?

Esistono terapie che possono portare a bloccare la perdita di massa ossea e, in certi casi, a riacquistarne in parte. Ci sono poi delle terapie non farmacologiche che possono essere di supporto nello stile di vita: si può insegnare ai pazienti dell’attività fisica specifica, degli esercizi particolari per contrastare l’osteoporosi, insegnare uno stile di vita che porti un adeguato introito di calcio nella propria dieta e il controllo dei livelli di vitamina D. Ricordo che la vitamina D è fondamentale per fissare il calcio all’interno delle ossa, le nostre ossa sono composte quasi completamente da calcio e quindi è importante che nella nostra alimentazione ci sia un buon livello di calcio ma che non manchi anche la vitamina D per poterlo fissare.

Ci sono soggetti più a rischio di altri?

Noi donne siamo un po’ più a rischio in quanto nel momento in cui entriamo in menopausa la perdita di estrogeni è abbastanza rapida, soprattutto nel primo periodo. L’osteoporosi quindi può insorgere in tutte quelle donne che all’età di 30 anni non avevano raggiunto un ottimale picco di massa ossea (ovvero un quantitativo massimo presente all’interno dell’osso). Se già si parte con un quantitativo scarso, dopo la menopausa si perde un quantitativo considerevole e si diventa quindi soggetti più a rischio di osteoporosi. Negli uomini il calo del testosterone è molto più graduale e, anche per questo motivo, gli uomini tendono a presentare l’osteoporosi più in là nel tempo, intorno ai 70 anni. Poi, tra gli altri soggetti a rischio, ci sono coloro che presentano patologie come il lupus, l’artrite reumatoide, le connettiviti, la celiachia che porta ad un malassorbimento, le malattie croniche intestinali o soggetti con malattie genetiche.

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