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Appunti & virgole

Atalanta, è qui lo spettacolo: grande calcio alla fabbrica del gol fotogallery

Le giocate di Malinovskyi, Muriel, Miranchuk impreziosiscono la nuova vittoria della Dea. In Serie A nessun'altra squadra aveva mai segnato tanto

Questa Atalanta è un bellissimo quadro a cui manca solo un’adeguata cornice. E non parliamo della qualificazione Champions, che a questo punto è davvero a portata di mano e non può lasciarsela scappare. Ma la cornice è il pubblico che non può godersi dal vivo lo show del Gewiss stadium: 12 vittorie in casa l’anno scorso e sempre 12 anche quest’anno, della serie sempre più difficile eppure sempre più in alto, perché la Dea si sta giocando il secondo posto in campionato, traguardo mai raggiunto in Serie A e intanto sogna la Coppa Italia.

Si diceva di questo bellissimo quadro che anche una partita scorbutica (come obiettivamente poteva essere e un po’ si è rivelata, quella col Benevento) non è riuscita a sminuire.

Infatti la forza dell’Atalanta non è solo di riuscire a vincere, che a questo punto sarebbe un dovere, ma non è facile far diventare anche un piacere.

Però non sono solo aridi (si fa per dire) numeri che accompagnano quest’altra impresa nerazzurra: due gol, due giocate da Università del calcio come amerebbe dire il presidente Percassi quando parla delle rivali di Champions. Ma ormai l’Atalanta offre un calcio di alta scuola, che tecnicamente solo le grandi di Champions sanno proporre.

Prendete il primo gol, l’ennesimo assist di un Malinovskyi sempre più protagonista che va a servire in area il capocannoniere nerazzurro, Luis Muriel: tocco vellutato con la suola, portiere anticipato e battuto con palla che finisce nell’angolino. Come avrebbe reagito il pubblico?

Il bis nel secondo tempo, l’azione parte da un altro componente della tribù dei Piedi Buoni, Alexey Miranchuk, che prende palla dalla propria metà campo e si fa cinquanta metri, vede Zapata pronto a portare a termine l’azione e lo serve. Duvan, bomber vero ma anche molto altruista, alza la testa e al centro nota Pasalic. L’assist è per Mario, ma è altrettanto bravo ancora Miranchuk a fintare e lasciare che la palla gli arrivi, spiazzando i difensori. Un altro splendido gol.

Intorno a tutto questo ci sta una partita anche di sofferenza, di pazienza. Battere il Benevento non è un atto dovuto e non è solo per rispetto a Pippo Inzaghi che l’Atalanta non fa goleada: i campani si difendono con ordine, sono affamati di punti e tengono la concentrazione ai massimi livelli. E resistono.

Poi naturalmente la differenza tecnica emerge e l’Atalanta mette in chiaro chi è più forte, anche con i numeri. Con l’immancabile apporto dalla panchina, il 20° gol stagionale firmato Pasalic e un patrimonio di giocatori che poche squadre possono vantare.

Anche lo stesso allenatore, è vero. Gasperini ce l’ha l’Atalanta e con lui, grazie a lui, è stabilmente al tavolo con le grandi e anche meglio di loro: per numero di gol fatti ormai è una tradizione, l’ultimo dato è che da 70 anni in Serie A non c’era mai stata una squadra in grado come l’Atalanta di segnare più di 85 gol per due campionati consecutivi.

Ma poi è la qualità del gioco, l’attenzione dei difensori, di Romero e Palomino che non danno scampo agli avversari, la continuità di De Roon e Freuler che mettono testa e piedi in ogni azione e arrivano ovunque. Ci mettono il cuore come tutti, come Zapata che va a respingere gli assalti in difesa e anche come quelli che aspettano in panchina.

A proposito di cuore: chissà chi ha scritto la sceneggiatura di un campionato in cui Gasp andrà a cercare di mettere in cassaforte la Champions a Genova contro quello che era il ‘suo’ Genoa, mentre ora con l’Atalanta ha scalato altre e alte vette e giustamente deve superare anche questo ostacolo, proprio adesso che viene il bello. L’Atalanta ‘mola mia’, lo spettacolo continua…

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