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Arte

L'intervista

L’Accademia Carrara riparte: a luglio Rembrandt, ma fin da subito occhi a Bergamo capitale della Cultura

Gianpietro Bonaldi, responsabile operativo del museo, commenta la recente riapertura e illustra le prossime iniziative che saranno preludio del grande appuntamento del 2023.

Un anno e mezzo di sofferenza, speranze spesso disattese e di lavoro che nonostante tutto non si è mai arrestato: perché la vita di un museo continua anche quando le porte si chiudono, per fare in modo che alla riapertura tutto sia perfetto.

Lo sa benissimo Gianpietro Bonaldi, responsabile operativo dell’Accademia Carrara, che da pochi giorni ha potuto riaccogliere fisicamente i visitatori (per ora solo nel weekend) e in mente ha un’infinità di progetti per tornare a muovere il motore dell’arte: da quelli a breve termine fino al grandissimo appuntamento del 2023, quando Bergamo sarà capitale della Cultura insieme a Brescia

Bonaldi, come avete vissuto l’ultimo anno?

L’abbiamo vissuto con le difficoltà di ogni azienda italiana, perché il museo, di fatto, è un’azienda. E definirlo in questo modo aiuta tutti a comprendere meglio: un museo per accogliere i visitatori e far vivere loro un’esperienza all’altezza deve realizzare molte attività e mettere in campo tutta una serie di professionalità prima di poter aprire le porte. Ma spesso questo viene dato per scontato. Invece dietro ai capolavori dell’arte che conserviamo ci sta il lavoro di tanti professionisti diversi. Il lockdown e le continue chiusure e riaperture ci hanno messo nelle condizioni di pensare ancora di più alle persone che lavorano per difendere un patrimonio centenario, che appartiene all’umanità e che non è visibile in quanto esiste, ma in quanto si conserva e valorizza con grande competenza.

A questo proposito, sul vostro canale Instagram avete lanciato l’hashtag #stolavorandoperte: di cosa si tratta?

È proprio una campagna pensata per dimostrate che il museo è sì il luogo dell’arte, ma anche quello di lavori e professioni. Con dei brevi video abbiamo presentato e mostrato in pubblico un mosaico di donne e uomini al lavoro. Chi si occupa di manutenzione, di pulizia, di sistemi informatici, di comunicazione, di restauro, di security. Tutte le professionalità che di solito stanno dietro le quinte, ma che sono fondamentali per la fruibilità del museo. In Fondazione Accademia Carrara lavorano una decina di persone, ma poi ci sono tutte le collaborazioni esterne in ambiti importanti e strategici. Un mondo solitamente nascosto senza il quale non sarebbe possibile far funzionare la Carrara.

Avete approfittato di questo periodo per fare interventi che, in condizioni normali e con l’attività quotidiana del museo, non avreste potuto portare a termine?

Devo dire che di interventi eccezionali non ce ne sono stati: questo perché la nostra attività su opere e patrimonio è costante rendendolo ben conservato e restaurato. Una gestione attenta portata avanti con cura negli anni, che oggi ci consente di averlo in perfette condizioni. La nostra attività interna non si è mai arrestata perché, in questo caso sì, ne abbiamo approfittato per lavorare a nuovi progetti che poi sono stati ‘maltrattati’ da lockdown e chiusure ma che sono lì e ora rappresentano un bel bacino di iniziative culturali che proporremo presto. Si tratta di progetti internazionali da un lato e locali dall’altro, perché la Carrara sa di avere un cuore bergamasco e la testa nel mondo. Tutto ciò ci ha permesso di ricorrere pochissimo alla cassa integrazione per i nostri lavoratori.

E nell’immediato come si riparte?

Un anno di incertezze ha la sua incidenza su un’industria come l’arte. Ma noi come Accademia Carrara ci sentiamo anche un po’ responsabili della ripartenza: conserviamo bellezza e quindi speranza, ottimismo. Avvertiamo con forza che da qui si possa ripartire e crediamo che le persone arriveranno con ancor più entusiasmo nei musei, perché vi troveranno uno spazio di consolazione, felicità e riscatto da questo anno e mezzo complicato. Una responsabilità che a Bergamo, in quanto città simbolo a livello mondiale della pandemia, avvertiamo ancor di più. L’attenzione è stata tanta e probabilmente porterà anche a nuove collaborazioni e progetti prestigiosi.

Nel frattempo le porte dell’Accademia Carrara si sono riaperte.

Sì, in effetti abbiamo riaperto venerdì 30 aprile e per ora ci concentriamo sui tre giorni del weekend. I segnali sono stati immediatamente positivi e incoraggianti, dimostrando quanto interesse possa generare l’offerta di un museo nonostante le riaperture con il contagocce e gli ingressi contingentati. Sappiamo che aprire solo venerdì, sabato e domenica e su prenotazione è un limite, ma lavoriamo al massimo affinché in quei tre giorni il museo sia perfetto. Poi speriamo che si possa tornare presto ad aprire tutta la settimana.

Guardando alle prossime iniziative, l’estate offrirà qualcosa di veramente unico.

A luglio abbiamo in programma una mostra che ruoterà attorno a un capolavoro assoluto di Rembrandt (L’Autoritratto), che arriverà dal Rijksmuseum di Amsterdam. Ma stiamo lavorando anche ad altri progetti molto interessanti: il 2021 e il 2022 non mancheranno di iniziative interessanti e coinvolgenti. Non dimentichiamoci, poi, del grande appuntamento del 2023, con Bergamo e Brescia capitali della Cultura.

Un appuntamento che Bergamo non può mancare: l’Accademia Carrara può essere il collante per iniziative che coinvolgano tutta la città e la provincia? 

Bergamo e Brescia capitali della Cultura è un evento che ci mette nelle condizioni di pensare e attrezzarci per organizzare le migliori iniziative. Per il museo dovrà essere l’occasione per tutti di entrare in Carrara. Scoprirla, rivederla e amarla.

Occasioni come questa hanno il grande potenziale di incuriosire e avvicinare anche nuovi pubblici.

Dobbiamo parlare, sempre di più, ad un pubblico che non sia solo di appassionati e addetti ai lavori. Essere attrattivi in modo trasversale, non per questo abbassando il livello delle proposte ma migliorando il modo di comunicarle e farle sentire vicine e interessanti. Perché lo sono.

Stiamo pensando a qualcosa di grande al nostro interno, ma anche una fitta collaborazione con il territorio, dalla città alla provincia, e con Brescia, con le cui istituzioni museali abbiamo uno stretto rapporto di amicizia. Sono certo che lavoreremo come un’unica squadra per costruire qualcosa di bello capace di restare. Ci saranno progetti che genereranno occasioni diffuse di vicinanza all’arte e alla cultura, che devono necessariamente coinvolgere tutti.

Vuole fare, infine, un appello ai bergamaschi e non solo per la ripartenza del vostro settore?

L’appello è presto fatto: l’Accademia Carrara è un museo che per la qualità del patrimonio che conserva potrebbe stare nell’olimpo delle grandi città d’arte italiane, come Venezia, Roma, Firenze, Milano. Abbiamo un patrimonio unico, straordinario, e il livello è quello: venite a visitarlo, perché è impensabile che un bergamasco, almeno una volta nella vita, non entri in Carrara. E chi viene, poi, ritorna. Chi altri può vantare capolavori di grandissimi nomi della storia dell’arte italiana come Raffaello, Botticelli, Mantegna, Tiziano, Lotto, Moroni, solo per citarne qualcuno? E’ vietato farsi sfuggire questa occasione!

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