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Vaccino covid

AstraZeneca, l’Europa non rinnova il contratto: perchè e cosa succede ora

L'accordo in essere con l'azienda biofarmaceutica anglo-svedese andrà a scadenza naturale a fine giugno: in Italia finora sono arrivate 6,5 milioni di dosi, con altre 7 milioni in consegna entro il primo semestre.

La Commissione europea ha deciso di non rinnovare il contratto con la multinazionale anglo-svedese AstraZeneca, facendo così terminare l’accordo di fornitura dei vaccini alla scadenza dell’intesa oggi in essere, vale a dire alla fine di giugno.

Una scelta che, chiariamo subito, non riguarda affidabilità, sicurezza, qualità o efficacia del vaccino, ma si basa sull’incapacità dell’azienda biofarmaceutica di rispettare il calendario delle consegne precedentemente concordato con gli Stati membri dell’Unione, motivo per il quale Bruxelles nelle scorse settimane aveva anche avviato un’azione legale.

AstraZeneca, che recentemente ha cambiato il nome del proprio siero in Vaxzevria, ha più volte ritrattato unilateralmente gli accordi, facendo slittare l’approvvigionamento delle dosi e causando problemi agli Stati nella definizione del proprio piano vaccinale.

Ad oggi in Italia sono state consegnate 6,5 milioni di dosi ed entro la fine di giugno ne sono previste altre 7 milioni, a questo punto le ultime che arriveranno a meno di clamorosi dietrofront.

La Commissione europea nel frattempo non è stata di certo con le mani in mano: se su questo fronte, infatti, ha dato e darà battaglia contro AstraZeneca per far valere gli accordi siglati nell’agosto 2020, dall’altro si è mossa per cercare altri interlocutori e vaccini affidabili che possano entrare in scena nella seconda metà dell’anno.

Già definito un accordo con Pfizer per l’acquisto di altre 900 milioni di dosi con opzione per averne altrettante entro il 2023. Ma sul mercato è pronto a debuttare anche Curevac, vaccino a mRna prodotto da un’azienda tedesca finanziata dalla stessa Unione Europea per il quale sono già state prenotate 450 milioni di dosi.

Ad oggi in Italia è stato somministrato il 77% delle dosi AstraZeneca consegnate, percentuale che risente parecchio anche dell’ingiustificata cattiva reputazione che ancora oggi gravita attorno al siero anglo-svedese, nonostante sia stata ribadita la sua assoluta sicurezza.

Attualmente nel nostro Paese viene somministrato prevalentemente a over 60, ma l’appeal è davvero bassissimo in alcune zone e nei frigoriferi rimangono ancora stoccate oltre 1,5 milioni di dosi.

Un problema che sembra non esserci in Lombardia, dove sono già state inoculate oltre 1 milione di dosi di AstraZeneca e solo l’1% lo ha rifiutato. Un’eccellenza da questo punto di vista, che ha spinto anche la vicepresidente e assessore al Welfare Letizia Moratti a lanciare un appello al commissario straordinario Figliuolo perché inviasse in Lombardia le fiale non accettate dai cittadini di altre regioni.

La decisione di non rinnovare il contratto con AstraZeneca, costringe quindi a una ripianificazione del piano vaccinale, investendo di ancora maggiore responsabilità i produttori finora puntuali nelle consegne: Pfizer, che ha una percentuale di utilizzo delle dosi a disposizione superiore al 90%, e Moderna.

Ma lo stop alla fornitura del vaccino Vaxzevria non lascerà nessuno scoperto: l’Italia aveva già accantonato le quantità necessarie a soddisfare il fabbisogno di seconde dosi, facendo il calcolo anche su quelle in arrivo, e ora ci si dovrà basare esclusivamente sulle 7 milioni in consegna entro fine giugno.

 

 

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