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Dieci giorni

Con la prefazione di una “Iena” il primo libro giallo di Marco Schembri

Da Agrigento a Bergamo per lavoro, Marco Schembri ha realizzato il suo sogno e dato alle stampe il primo romanzo

Non è mai troppo tardi per realizzare un sogno, anzi, è sempre il momento giusto. È questa la filosofia di Marco Schembri, classe 1979, nato ad Agrigento, trasferitosi a Bergamo sedici anni fa dove vive con la sua famiglia.

Bancario di professione, Marco aveva da tempo un desiderio nel cassetto: scrivere un romanzo giallo. Il fatto che non ne avesse mai scritto uno prima non ha mai fermato né la sua fantasia, né la sua determinazione. È così che è nato “Dieci giorni”, edito da Nuovo Mondo e distribuito da Messaggerie Libri. Il romanzo, che vede la prefazione di Silvio Schembri, giornalista e inviato de Le Iene (l’autore del libro e il giornalista non sono parenti), sarà disponibile in tutte le librerie a partire da giovedì 13 maggio.

Seppur ormai bergamasco a tutti gli effetti, l’autore rimane profondamente legato alla terra d’origine, la Sicilia. Proprio qui, tra la Valle dei Templi e la città di Agrigento, l’ispettore Peppe Nicosia, protagonista della storia, si ritrova a dover risolvere un caso tanto macabro quanto complicato.

Come nasce “Dieci giorni”?

Avevo in mente questo libro da quasi un anno. Da sempre sono appassionato di romanzi gialli e da sempre amo scrivere tanto quanto amo la musica. Scrivere un testo non è poi così diverso da scrivere una canzone: anche un libro, seppur in modo più complesso e dettagliato, trasmette emozioni. Avevo il desiderio di scrivere un romanzo, anche se non l’avevo mai fatto prima. “Perché no?”, mi sono detto. Alla fine, ci sono riuscito.

Oltre alla scrittura, la musica è la sua grande passione. Quando è diventata parte della sua vita?

Da adolescente. Ho avuto la fortuna di far parte di un gruppo folkloristico siciliano con cui ho girato l’Europa e il mondo. Nel 2004 andammo per un mese intero in Giappone. La musica non mi ha mai abbandonato e nel 2017 ho incontrato gli Irene Va Di Fretta. Avevano bisogno di un cantante, così mi sono buttato in questa nuova esperienza ed è andata bene. Ora ci attendono le semifinali lombarde per il Sanremo Rock & Trend Festival .

Come è riuscito a rendere realtà il sogno di diventare scrittore di romanzi gialli?

All’inizio ero titubante, del resto è il mio primo romanzo. Ma poi ho messo nero su bianco la mia storia ed è nato “Dieci Giorni”. La mia famiglia ha giocato un ruolo importante, mi ha supportato dandomi modo di avere dei momenti da solo in cui scrivere. Anche se mia moglie è venuta a conoscenza del romanzo solo una volta finito, quando gliel’ho fatto leggere. Poi ho inviato il libro a sei case editrice. Mi hanno risposto in tre e alla fine ho scelto Edizioni Mondo Nuovo.

La vicenda è ambientata ad Agrigento, la tua città natale. Perché?

Ho scritto questo romanzo guardando un film nella mia testa. Tutti i posti che immaginavo erano i miei luoghi, quelli in cui sono cresciuto. Sono le strade della mia adolescenza, in cui rimarrà sempre una parte di me. Inoltre, conoscendo Agrigento come il palmo della mia mano, non ho avuto bisogno di fare ricerche per il mio libro. Ovviamente, ora che vivo a Bergamo da ormai sedici anni, ho trovato altri luoghi a cui mi sono legato, ma appartengo a un’altra fase della mia vita, quella da adulto.

Chi è il protagonista del romanzo?

Il personaggio principale è l’ispettore Peppe Nicosia, che tutto sembra fuorché un poliziotto: a lui piacciono le belle donne, il mare, le feste. Ad un certo punto si trova ad affrontare una situazione molto pericolosa. La sfida più grande di Nicosia è capire se ha le competenze, la preparazione e le capacità per risolvere questo caso.

C’è qualcosa di lei in Peppe Nicosia?

Si, ad esempio il fatto che lui si senta un eterno ragazzo. Un po’ come me. Ci sono degli elementi che mi legano all’ispettore, ma si tratta comunque di un personaggio di fantasia la cui storia non coincide con la mia.

Questo è il suo primo romanzo. Ci sono altre storie in cantiere per Peppe Nicosia?

In “Dieci giorni” è aperta questa possibilità, proprio quando il mistero sembra risolto. Lo scoprirete leggendo il libro.

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