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Aaa cercasi fuorisede

Un anno fa, per colpa del Covid, ho salutato Bergamo, la mia città studi

Essere studenti fuorisede in piena pandemia, per molti ragazzi, ha significato rientrare a casa con l'auto piena di scatole: un trasloco al contrario. Un anno dopo, cosa è successo?

Esattamente un anno fa mi trovavo a Bergamo a sgomberare la mia stanza. La macchina in strada con le quattro frecce lungo via Borgo Canale. Avanti e indietro con scatole, buste e libri che non finivano più. Mio papà che non sapeva più dove mettere le cose e io che pensavo a quante cose avessi accumulato.

È così ad avere due case: ogni weekend tornavo dalla mia famiglia e ovviamente qualcosa portavo a Bergamo che fosse cibo, un nuovo vestito o qualche libro in più da leggere. L’effetto di quella stanza vuota me lo ricordo ancora, come fosse ieri.

Era davvero la fine della mia esperienza da studentessa universitaria fuorisede. Quel vuoto amplificato ancora di più dal non poter nemmeno abbracciare la mia coinquilina. Lasciando Bergamo ero consapevole di lasciare un pezzo della mia indipendenza e della mia vita.

Quando decidi di essere un fuorisede fai un patto con te stesso e tutto inizia dal trovare una sistemazione tra annunci online e Spotted Unibg. Per ottimizzare le spese bisogna convivere con altre persone e nella maggior parte dei casi non ci si conosce, ci si vede di sfuggita addirittura, ma si è pienamente consapevoli di essere come una famiglia. Come in ogni famiglia che si rispetti bisogna tenere pulita la casa e sperare nella collaborazione di tutti, fare la spesa “grossa” insieme e calcolare uscite ed entrate (promo 2×3 e carte fedeltà come se non ci fosse un domani), rispettare i turni per la lavatrice e non finire subito l’acqua calda, insomma, queste sono le basi. Il momento di massima condivisione rimarrà sempre il frigo vuoto e il numero della pizzeria di fiducia: pizza per tutti?

La missione più difficile sarà sempre quella di saper gestire il tempo al meglio perché le lezioni e lo studio occupano già gran parte della tua giornata e devo dire che questo aspetto non è cambiato.

Già, come abbiamo speso il tempo durante questa pandemia? Davanti ad un computer tra lezioni ed esami ma anche serie tv e film, costantemente appiccicati ad uno schermo e attaccati al Wi-Fi.

Lo abbiamo saputo gestire al meglio? È vero, il tempo certi giorni pareva non passasse mai, ma da tutto questo caos ne abbiamo riscoperto certamente il valore. Da quanto tempo non condividevamo 24 ore su 24 lo stesso tetto con la nostra famiglia? Per tante famiglie una grande occasione per parlare, ricordare e affrontare il momento drammatico uniti. Da quanto tempo non ci predavamo del tempo tutto per noi? Siamo arrivati al punto di pensare che fosse troppo quando nella normalità sembra non bastare mai. Abbiamo iniziato a stilare liste di cose da fare, per tenere la mente occupata, per cercare di occupare il tempo e non annoiarsi. Ci siamo riusciti?

Casa nostra ha cambiato anche sembianze, è diventata aula studio e luogo di lavoro e anche l’università ha cambiato forma, è diventata telematica e ha comunque garantito il proseguimento del nostro percorso anche se con parecchi problemi legati a dispositivi e connessioni.

Tutta la nostra vita è stata stravolta e aspiriamo costantemente a una boccata di libertà. La libertà di poter ritornare nella propria città studio, di rivivere l’università e l’ansia di un esame in presenza. Ora più che mai siamo consapevoli che l’università è un posto sicuro e siamo pronti a tornare, non vogliamo più perdere tempo attaccati ad uno schermo, vogliamo spendere del tempo nelle nostre aule.

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