“Per il 2021 l’azienda statunitense Pantone, famosa per il sistema di catalogazione dei colori, ha scelto ben due colori: PANTONE 5104 Ultimate Gray + PANTONE 13-0647 Illuminating, come colore dell’anno per lanciare un messaggio di speranza e resilienza. Una combinazione che esprimesse calore e ottimismo, ma senza perdere solidità e concretezza tutte caratteristiche ritenute essenziali per la mente umana” ha dichiarato la executive director Leatrice Eiseman.
Pantone ha provato, come tutti noi ad immaginare che questi mesi sarebbero stati l’ultimo sforzo per tornare alla vita prima della pandemia, purtroppo però l’ottimismo e la speranza generate dalla notizia dell’arrivo dei vaccini hanno presto lasciato lo spazio a quella che il New York Times ha definito l’emozione dell’anno: il languishing.
Languishing (in italiano traducibile come languire) è una sensazione diversa dal burnout o dalla depressione, si tratta, secondo il parere dello psicologo Adam Grant, di un senso di stagnazione e vuoto come se tutti i giorni fossero uguali e li guardassimo trascorrere da un finestrino appannato.
Questo è ciò che tanti adolescenti e giovani stanno vivendo, purtroppo, anche in silenzio, quotidianamente. È stata molto probabilmente questa emozione a spingere Gaia, ventitreenne bergamasca, a scrivere un post su Facebook diventato virale, all’indomani della notizia sul prolungamento del coprifuoco. Un lungo sfogo su tutto ciò a cui lei e i suoi coetanei hanno dovuto rinunciare e la rabbia di fronte al fatto che questo sforzo e le conseguenze psicologiche derivate siano state sottovalutate se non addirittura ignorate. Gaia ci ha raccontato che l’empatia e il supporto ricevuto è stato più dei commenti benaltrismi o di quelli completamente sconnessi e che a suo parere sono nati da un fraintendimento del messaggio che voleva inviare.
Gaia e nessun altro giovane nega che vi sia una pandemia e che la situazione sanitaria sia ancora estremamente fragile, anzi, come lei penso che quasi tutti saremmo disposti ad accettare anche restrizioni più dure se solo fossimo quasi certi di avere una data di fine e la sicurezza di poter tornare a una vita normale.
L’anno scorso anche per Gaia il lockdown si era tradotto in un momento per fermarsi e prendersi del tempo per sé, studiare, imparare a fare cose nuove, sentire gli amici anche in videochiamata o guardarsi le serie tv. Un anno dopo però non è più così: i genitori hanno ripreso a lavorare, la didattica a distanza è passata da una misura di emergenza ad essere la normalità con effetti tragici su apprendimento e concentrazione, il tempo passato davanti agli schermi ha iniziato a rendere stancanti le videochiamate. Programmare qualsiasi cosa è diventata un’impresa e alcune persone si sono inevitabilmente perse di vista.
Per il bene della salute, dei nonni dei genitori e dei fragili, tanti giovani, per onestà intellettuale bisogna ammettere non tutti, hanno dovuto rinunciare a molto e in cambio hanno ricevuto problemi psicologici quotidianamente minimizzati o ignorati ed attacchi costanti dai media nazionali.
In Francia il presidente Emanuel Macron ha annunciato che lo Stato offrirà gratuitamente dieci sedute psicologiche a tutti i bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni per contrastare gli effetti indiretti del confinamento e del distanziamento sociale. In Italia l’unica volta in cui il presidente del consiglio ha nominato gli psicologi è scoppiata una bagarre. Da psicologa in formazione ho scusato Mario Draghi e attribuito il suo errore a un cattivo consiglio, ma non gli ho perdonato la sottolineatura dell’età. Essere giovani non è una colpa ma una circostanza temporale ed esserlo in questo periodo ritengo sia stato già un prezzo sufficientemente alto da pagare.
commenta