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Bergamo segreta

Un miracolo all’ombra delle Mura: la chiesa della Beata Vergine del Giglio e il dipinto prodigioso

Nuova puntata della rubrica domenicale di BGY che fa tappa nel centro storico di Bergamo

La chiesa della Beata Vergine del Giglio è un punto di passaggio obbligatorio per chiunque voglia raggiungere Città Alta.

Posizionata all’ombra delle Mura Veneziane, la struttura è l’emblema della devozione degli abitanti dell’area che chiesero a gran voce la costruzione della dopo la demolizione delle vicine chiese di San Giacomo e Santo Stefano.

La richiesta venne accolta dal vescovo di Bergamo Gregorio Barbarigo il quale autorizzò la realizzazione dell’edificio che vide la luce nel 1660 come testimoniato da una lapide all’ingresso.

Lo stabile lega la propria storia a quella del vicino affresco raffigurante la Madonna con il Bambino e un giglio, dipinto posto nei pressi del “portello” daziale di via Tre Armi e protagonista da un particolare avvenimento.

La tradizione racconta infatti di una giovane claudicante che, nonostante la ripida salita che caratterizza via Sant’Alessandro, decise di risalire il colle e raggiungere l’immagine sacra affinché potesse chiedere alla Vergine la grazia di una guarigione.

Le difficoltà incontrate sul percorso vennero prontamente premiate con un miracolo, trasformando così l’effige in un centro devozionale prima di esser strappata il 1º aprile 1663 ed esser posta come pala d’altare all’interno della nuova chiesa.

La stessa cambiò quindi definitivamente nome venendo definitivamente intitolata nel 1806 alla Beata Vergine del Giglio.

A colpire i visitatori è però certamente la facciata che si divide su due ordini e che è preceduto da un piccolo portico composto da quattro colonne sulle quali poggiano una trabeazione in pietra di Sarnico, completa di fregio intonacato e cornicione.

Nella parte inferiore del fronte spicca il portale d’ingresso, sovrastato da una cornice di stucco sorretta da due angeli e contenente una lapide riguardante la costruzione del fabbricato.

Questa sezione è delimitata inoltre da due lesene terminanti con capitelli ionici, le quali proseguono sull’ordine superiore terminanti con capitelli corinzi dove è osservabile anche un’ampia apertura e alcune decorazioni a forma di vasi di fiori.

Un cornicione in pietra con mensole sagomate ad andamento curvilineo e copertura in coppi, divide quest’ultima dal coronamento realizzato in marmo di Zandobbio, con due pigne all’estremità e cuspide reggente una croce alla cui base si può osservare un bassorilievo di Dio con le braccia spalancate.

Costruita su un’unica navata e suddivisa in due campate da lesene in stucco lucido con base in marmo e capitelli in stucco di stile corinzio, la chiesa ospita una serie di tele centinate risalenti al Settecento dipinte da Marco Olmo.

Fra le scene raffigurate si distinguono in particolare la “Nascita di Maria Vergine”, la “Nascita di Gesù”, la “Sacra famiglia a Nazareth” e la “Morte di San Giuseppe”.

Terminando il proprio percorso all’interno della struttura, nel presbiterio è infine possibile osservare l’altare marmoreo scolpito dalla bottega di Giacomo Manni e gli affreschi di Carpoforo Tencalla, presenti anche nella volta.

Fonti

Luigi Pelandi; Attraverso le vie di Bergamo scomparsa; Bergamo; Bolis; 1965

Mario Lumina; Sant’Alessandro in Colonna; Bergamo; Greppi; 1977

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