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Primo maggio 2021

Uliano: “Il Covid ha cambiato il lavoro, tra preoccupazioni e speranze”

Il segretario della Fim Cisl, esprime tutta la preoccupazione e la speranza che il primo maggio rappresenta per le organizzazioni sindacali.

Che cosa e come ha cambiato la pandemia del Covid il mondo del lavoro? Risponde a questo interrogativo Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl, che non nasconde le preoccupazioni, le speranze e i rischi di un ritorno ad una “normalità” che rappresenta davvero il passato. 

È un 1° Maggio diverso questo che ci apprestiamo a vivere. Sono trascorsi molti mesi dalla prima ondata di pandemia e si guarda al futuro con molte preoccupazioni e tante speranze. Anche se il settore industriale ha subito complessivamente dei contraccolpi minori rispetto al turismo, alla ristorazione e ai trasporti, resta viva e quotidiana la preoccupazione in vista dello sblocco dei licenziamenti. C’è la preoccupazione, ed è inutile negarlo, che ci sia una riduzione tout court dei posti di lavoro, con impatti negativi sulle condizioni di reddito e di vita di molte persone.

Bisognerebbe mantenere il blocco dei licenziamenti più a lungo possibile, almeno fino a che questa emergenza del Covid sia davvero finita. Nel frattempo come organizzazioni sindacali stiamo cercando di sollecitare il Governo ad intraprendere azioni più incisive per individuare risposte occupazionali per dare prospettive concrete e speranze ai lavoratori.

Prospettive che si disegnano con gli investimenti previsti grazie all’intervento dei fondi europei. Investimenti che auspichiamo vadano nella direzione di creare posti di lavoro anche in nuovi settori, che guardano al futuro o che possano tradursi in future occasioni di lavoro.
Raccogliamo la preoccupazione dei lavoratori e premiamo come organizzazioni sindacali perché queste azioni del Governo possano davvero portare benefici al settore economico ed industriale e in generale a tutto il mondo produttivo.

Per prima cosa per riportare i livelli di piena occupazione e poi per compensare gli effetti negativi che alcuni settori hanno avuto in seguito alla pandemia. In questa fase è più che mai necessario l’uso degli ammortizzatori sociali che di fatto devono essere utilizzati per fornire tutele e opportunità in un momento di grande cambiamento. La nuova riforma degli ammortizzatori che si sta delineando, deve essere orientata anche ad una logica di ripartizione del lavoro in termini solidaristici. La perdita e la mancanza di lavoro è la peggior situazione che una persona possa vivere, per questo la nostra azione deve essere indirizzata a fornire maggiori tutele nei momenti di maggior debolezza.
La nostra preoccupazione è reale perché la perdita dei posti di lavoro è immediata, mentre le speranze sono legate agli investimenti, alle riforme che hanno tempi più lunghi per dimostrare i loro risultato. A caricare di preoccupazione questo 1° Maggio è la storia del nostro Paese che non ha mai brillato in materie di riforme in tempi stretti o del buon utilizzo in maniera puntuale dei fondi europei, spesso sprecati e non utilizzati.

Restiamo fiduciosi sugli investimenti. Perché abbiano efficacia occorre che siano ben chiari gli obiettivi e i tempi, solamente così si potrà avere la possibilità di riqualificare tutto il nostro contesto economico, sociale e ambientale. Anche quelle lacune che la pandemia ha fatto emergere in modo evidente, come il settore sanitario.

I temi della sanità e dell’ambiente sono emersi e sono stati evidenti in questo momento di grande difficoltà. Il fatto che si recuperino i concetti di ecologia, di economia circolare, dell’energia verde e degli investimenti green è positivo. A dire il vero: fa specie che diventino priorità solamente ora, quando spesso in passato come organizzazioni sindacali avevamo chiesto investimenti in questa direzione, capaci di costruire opportunità occupazionali.

C’è infine un rischio che non dobbiamo sottovalutare. Il desiderio di normalità non deve riportarci a commettere gli errori fatti nel passato.
Errori e criticità su cui erano basati l’economia dei consumi, come ad esempio l’eccessiva mobilità quando i mezzi digitali ci permettono di poter ridurre l’inquinamento, il traffico, il concentramento dentro e fuori la città. Dobbiamo ripensare anche il nostro modo di vivere.

Lo smart working ci permette di individuare quegli elementi che caratterizzano la possibilità di coniugare meglio il tempo di vita e il tempo del lavoro. Un lavoro che deve e può essere più conciliante con la vita stessa. Sono elementi e lezioni che vanno recuperati e conservati.

Questo è un 1° maggio nel quale celebriamo una concezione del lavoro diversa da passato, sconosciuta alle generazioni dei nostri padri.

Se osservo il settore metalmeccanico, che è costituto per la metà di impiegati, il 70% di questi è coinvolto in processi di remotizzazione del lavoro. Questo è una elemento che interroga il mondo sindacale su come entrare in relazione con i lavoratori nei nuovi contesti smaterializzati del lavoro. Interroga sui nuovi diritti e sulle nuove tutele. Anche la formazione professionale che è diventato un diritto fondamentale irrinunciabile di ogni lavoratore, deve essere declinato in modo diverso rispetto a chi non lavora da remoto.
Si apre poi il capitolo degli investimenti sulla digitalizzazione. E questa sarà un’altra partita in cui conterà esserci per adeguare, istruire e aggiornare con giusti e necessari interventi masse di lavoratori che hanno dei ritardi di alfabetizzazione digitale. Per impedire processi di emarginazione di lavoratori considerati obsolescenti e conseguente aumento della povertà, la formazione professionale dovrà essere centrale nella vita di ciascun lavoratore, dai percorsi di crescita al rafforzamento delle competenze professionali per avere una possibilità in più quando il lavoro si perde. La giustizia sociale e la solidarietà si ridisegnano partendo da nuovi strumenti capaci di impedire un processo di impoverimento ed emarginazione di pezzi consistenti di popolazione e soprattutto dobbiamo spezzare quella spirale mortale, che condanna alla non occupazione giovani e donne.

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