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Legati al clan arena

Usura ed estorsioni, operazione anti ‘ndrangheta a Bergamo: 13 arresti

Accusati a vario titolo anche di detenzione illegale di armi da fuoco, riciclaggio ed autoriciclaggio di denaro e bancarotta fraudolenta

Alle prime luci dell’alba di giovedì, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bergamo hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Brescia, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 13 persone legate a un sodalizio ‘ndranghetistico, accusate a vario titolo di estorsione, usura, detenzione illegale di armi da fuoco, riciclaggio e autoriciclaggio di denaro e bancarotta fraudolenta.

L’operazione, che aveva già visto l’esecuzione di 4 fermi di indiziato di delitto e di decine di perquisizioni lo scorso 10 febbraio, ha accertato l’esistenza di un gruppo di soggetti, alcuni originari della provincia di Bergamo, altri di Crotone, che avevano messo in piedi un sistema di estorsioni nel campo dei trasporti di merce, oltre a realizzare un meccanismo di false acquisizioni societarie, fallimenti fraudolenti, fornitura di prestiti a tasso usuraio e reimpiego di capitali illeciti.

Nello specifico, con l’intento di portare via clienti, il proprietario di una ditta di trasporti della Bergamasca, insieme a uomini appartenenti al clan “Arena” di Isola di Capo Rizzuto (KR), si sarebbe recato da un suo concorrente, minacciandolo e imponendogli un numero limitato di clienti, al fine di avere il controllo di un vero e proprio “cartello” nel settore dei trasporti dei mezzi pesanti.

Le indagini hanno poi permesso di accertare come, al fine di inserirsi nel mercato, gli uomini del clan, con la complicità dell’imprenditore locale, avessero messo in piedi un complicato sistema di acquisizione fittizia di una ditta di trasporti, al fine di poter operare in prima persona all’interno del settore e, soprattutto, riciclare soldi provento di attività illecite. Società che poi, successivamente, veniva fatta fallire in maniera fraudolenta, come riscontrato dai Carabinieri. Tutti reati commessi con la finalità di agevolare la cosca calabrese.

Per uno degli indagati, l’accusa è anche di detenzione illegale di armi da fuoco, come accertato dalle attività tecniche effettuate nel corso delle indagini. Gli uomini del clan, dopo essersi stanziati definitivamente nel territorio orobico, avevano inoltre creato un sistema di prestiti con tasso usuraio e, in un caso specifico, a fronte di un prestito elargito a un imprenditore, avevano ottenuto, in maniera sproporzionata rispetto a quanto prestato, la parte di una vendita di un immobile, venduto a un prezzo totalmente fuori mercato.

Le indagini hanno inoltre consentito di individuare il mandante e gli esecutori materiali di un incendio, verificatosi a Seriate nel febbraio 2014. Nell’occasione, furono bruciati decine di camion di una ditta di trasporti, ed è stato accertato che anche questa azione maturò nell’ambito della concorrenza tra ditte del settore. L’intento dei responsabili, titolari a loro volta di un’altra ditta di trasporti, fu dunque quello di ostacolare l’attività lavorativa dei concorrenti.

L’operazione, infine, ha anche visto l’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo di 4 villette situate sul lungomare di Cutro (KR). I carabinieri hanno accertato che uno degli indagati aveva acquistato gli immobili in questione, già di proprietà di un esponente di spicco della cosca “Grande Aracri”, detenuto in carcere, utilizzando proventi illeciti derivanti dalla produzione di false fatture per operazioni inesistenti, il tutto per ostacolare le indagini a carico di quest’ultimo e occultarne la provenienza delittuosa.

Inoltre, veniva accertato che l’indagato in questione, oltre a farsi carico dell’acquisto degli immobili, negli ultimi anni provvedeva anche al mantenimento economico e materiale della famiglia del detenuto, in particolar modo della moglie, utilizzando sempre proventi di natura illecita. Per questa vicenda, i due soggetti in questione e la donna, sono stati destinatari, a vario titolo, di misure cautelari, in carcere e ai domiciliari, per il reato di riciclaggio, autoriciclaggio e intestazione fittizia di beni.

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