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Triste teatrino

Lo show di Grillo: quando la vittima diventa colpevole

Un video sui social, sotto gli occhi di milioni di italiani, è stato questo il triste teatrino che Beppe Grillo ha messo in scena, enfatizzando su come una denuncia dopo otto giorni sia sospetta e attuando l’ennesimo caso di victim blaming

“Sono ragazzi di 19 anni che si stanno divertendo, che sono in mutande e saltellano, col pisello così perché sono quattro coglioni, non quattro stupratori” (qui)

Sono queste alcune delle parole che Beppe Grillo decide di rendere pubbliche in un suo video in cui prende le difese di suo figlio, ragazzo coinvolto in un presunto stupro di gruppo.

Non si conosce ancora la verità in quanto non c’è un verdetto giudiziario, ma ciò che è preoccupante è l’ennesima dimostrazione di come un uomo faccia victim blaming (colpevolizzazione della vittima).

Ancora una volta, con le indagini ancora in corso, un uomo usa le sue parole, e in questo caso la sua influenza, per infangare la testimonianza di una ragazza che dichiara di essere vittima di uno stupro.

Ancora una volta una donna viene sminuita perché non ha denunciato subito.

Diciamolo chiaramente: una violenza non può essere giustificata dal passare del tempo. Le vittime hanno bisogno di tempo per comprendere cosa è accaduto, interiorizzare la violenza che hanno subito, comprendere la gravità del gesto che le ha viste protagonista, prendere consapevolezza di poter agire per via legale con tutto ciò che questo comporta.

Bisogna però fare attenzione perché non basta pensare che se hai subito violenza allora potrai denunciare e avere giustizia, perché nel mondo reale non succede questo. La prima corte di giudizio non sarà un tribunale, sarà la società. Quando una donna decide di denunciare si assume dei rischi, come quello di diventare carne da macello perché dopo una denuncia, la notizia si propaga.

Alcune persone sminuiranno l’accaduto, alcuni diranno che è stata lei a provocare, altri, come Grillo, diranno che si è inventata tutto, che se fosse stato vero, allora non avrebbe aspettato a denunciare, perché, come dice il “comico”, se aspetti otto giorni per fare la denuncia è “strano”.

La presunta vittima diventa il criminale che si è inventato tutto e il criminale diventa la vittima. Il tempo non è una metrica di giudizio, non può essere l’elemento chiave per valutare la realtà dei fatti perché il dolore richiede tempo e il tempo non è qualcosa di prestabilito e di certo non è stabilito dall’accusato.

Una donna vittima di violenza è una donna che deve comprendere cosa ha subito e una volta compreso non è ugualmente obbligata a denunciare, perché anche il racconto del proprio dolore richiede tempo. In alcuni casi le vittime attuano una forma di difesa tale per cui rimuovono ciò che hanno vissuto, ma la rimozione del ricordo non implica che quel ricordo non sia mai stato presente, bensì che la vittima ha subito uno shock.

La denuncia di uno stupro non è solo un atto di coraggio, ma è anche un atto che espone la donna ad una realtà in cui ha alzato la voce. Per un uomo che attua violenza, la donna deve essere sottomessa, non deve essere consenziente, è solo un corpo, e nella storia degli ultimi decenni abbiamo visto più volte cosa accade alle donne che alzano la voce.

Quante volte abbiamo sentito casi di donne che sono state uccise perché volevano il divorzio o si erano separate? E quante volte il sistema giudiziario italiano non è stato in grado di proteggere le vittime e ha permesso agli uomini di avvicinarsi a loro? Ma una donna sa che non è solo la sua vita che viene messa in gioco dopo una denuncia, perché se ci sono i figli allora anche loro potranno essere le pedine del piano di vendetta di un uomo, così come fece Pasquale Iacovone uccidendo i due figli per vendetta verso la ex moglie che lo lasciò e lo denunciò per minacce e stalking.

La denuncia di violenza è l’atto di coraggio di una donna, consapevole che verrà giudicata per il suo stesso coraggio, per la sua testimonianza, consapevole che le persone minimizzeranno il suo dolore.

Grillo ha dimostrato di essere un uomo che valuta la testimonianza di una ragazza prima di un giudice di fronte a milioni di persone, che afferma che se la denuncia viene fatta dopo giorni allora c’è qualcosa che non va, che era consenziente perché c’è un video e si vede il gruppo che ride. Lui ha dimostrato di essere uno di quegli uomini che minimizzano e ridicolizzano quella che, ad ora, è la vittima della situazione. Il problema non è solo Grillo, il problema è la società, è la perplessità nei confronti di una denuncia di violenza in relazione al tempo trascorso, è valutare una violenza in base al comportamento della ragazza, è accettare che un carnefice diventi vittima. Solo un giudice, con tutti gli elementi del caso, potrà esporsi con un verdetto.

La violenza non è accettabile, qualunque forma essa abbia, qualunque sia il tempo trascorso. La vittima non deve essere ridicolizzata in uno show dove diventa la colpevole. Il dolore di un abuso non può e non deve essere il protagonista di un teatrino. La violenza sessuale è un crimine, ricordiamocelo e insegniamolo ai nostri figli.

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