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Sistema calcio malato

Super League, l’assassinio del romanticismo calcistico

Ciò che alimenta il calcio è il sogno, l'illusione, la speranza che qualcosa di impossibile diventi possibile, che l'impronosticabile si possa materializzare; una magica illusione che, seppur spesso utopistica, crea in ciascun appassionato un'adrenalina di cui non si può fare a meno

Diciotto aprile 2021, una data che segna un cambiamento epocale nella storia dello sport. La nascita della Super League spacca il calcio in due realtà: l’élite e i proletari; coloro che vivono di soldi e coloro che vivono di sogni.

Il Covid ha lacerato il mondo con cicatrici profonde; ciascuna istituzione sportiva sta operando per venire incontro alle difficoltà dei club più piccoli, poiché feriti maggiormente. Che cosa avviene, invece, nel mondo del calcio? Nasce una competizione senza precedenti in cui i potenti, i ricchi, i fortunati si affrontano tra di loro al fine di guadagnare sempre di più, spartendosi ricchezze mortificanti nei confronti di coloro che non vi possono partecipare.

Ciascuno dei 12 club fondatori, solo presenziando, si aggiudica 490 milioni di euro: un escamotage tanto geniale quanto antisportivo per autogenerarsi denaro.

Un torneo con due gironi da 10 squadre (con 5 posti vacanti, da assegnare ogni anno sulla base dei risultati stagionali), che si affrontano in 18 turni iniziali, tra andata e ritorno, attraverso partite infrasettimanali tra una giornata di campionato nazionale e l’altra. Club che, dalla competizione, non possono uscire: partecipano e incassano inesorabilmente, a prescindere da successi e insuccessi acquisiti sul campo.

Dov’è la meritocrazia? Il sudore che determina un risultato sportivo? L’impresa guadagnata coi sacrifici, con la pianificazione intelligente, con l’unità di intenti, l’estro, la genialità?

La forbice tra le squadre partecipanti e i club estromessi si allarga a dismisura: centinaia di splendide realtà sparse per l’Europa, che nonostante le difficoltà, passo dopo passo, cercavano ogni anno di colmare il gap con l’élite del calcio, si ritrovano inermi di fronte a una nuova prospettiva che divide, allontana, discrimina.

Club come l’Atalanta, la Roma, il Napoli, l’Everton, il Siviglia e il Valencia, che hanno fatto di tutto per raggiungere le potenti rivali di sempre, si ritrovano oggi indifesi e disarmati di fronte a una realtà che li vede allontanarsi anni luce.

I campionati nazionali, i veri habitat naturali del sentimento popolare, perderanno valore e prestigio: ci ritroveremo costretti a vedere in campo, ogni domenica, le seconde linee di ciascuna squadra, poiché i big dovranno preservarsi per le imminenti partite infrasettimanali della nuova Superlega; che cosa interesserà loro dei campionati, che generano in tasca due spiccioli e che non determinano neppure la loro futura presenza nella competizione internazionale, considerando che in ogni caso partecipano per diritto acquisito? Oltre a ciò, non si avrà più spazio per far disputare in settimana turni di campionato e coppe e sarà ancor più complesso ritagliare spazio per i match della Nazionale.

Sottolineo, inoltre, come la scelta dei club partecipanti sia dettata dall’attuale patrimonio economico, più che dal prestigio storico: club estromessi come l’Ajax hanno un palmares e una tradizione neppure paragonabile a società come il Manchester City, ad alti livelli da praticamente un decennio, solo dopo l’acquisizione dello sceicco Mansour.

Il congelamento delle squadre iscritte, peraltro, porterà ogni anno a vedere affrontare, tra di loro, gli stessi club: Real Madrid-Liverpool è una partita sublime per l’unicità della partita stessa, la straordinarietà dell’evento non può e non deve diventare routine; se l’avvenimento straordinario diventa ordinario perde completamente fascino e significato, come, del resto, ogni tassello esperienziale delle nostre vite.

Ciò che alimenta il calcio è il sogno, l’illusione, la speranza che qualcosa di impossibile diventi possibile, che l’impronosticabile si possa materializzare; una magica illusione che, seppur spesso utopistica, crea in ciascun appassionato un’adrenalina di cui non si può fare a meno. È il motivo per cui, tutti, abbiamo ammirato a occhi sognanti l’Atalanta in Champions League o il Leicester campione d’Inghilterra.

Il sistema calcio era già profondamente malato, ingaggi abominevoli, incassi squilibrati da diritti televisivi, tonnellate di debiti per cui si è sempre chiuso un occhio, casi di calcioscommesse, doping e corruzione; oggi, però, quel sistema già malato è morto, ucciso da un assassino chiamato Super League, creato dai potenti.

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