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Centro Salesiano DON BOSCO

Il riconoscimento

“Premio Anna Francesca Trevisan”, studentessa dei Salesiani vince nella sezione Giovani

Si tratta di Valentina Comotti, studentessa di Seconda Classico del Centro Salesiano "Don Bosco" di Treviglio

La famiglia di Anna Francesca Trevisan, con il Patrocinio delle ACLI di Bergamo, della Fondazione Angelo Custode, del Centro Salesiano don Bosco di Treviglio, dell’Associazione Genitori AGE Castello, dell’Ufficio della Pastorale Scolastica della Diocesi di Bergamo e con il Patrocinio del Comune di Castel Rozzone, della Provincia di Bergamo e della Regione Lombardia, ha promosso la prima edizione del Concorso Letterario “Premio Anna Francesca Trevisan”.

L’iniziativa era destinata a studenti frequentanti le scuole secondarie di primo e secondo grado e si poneva come finalità quella di stimolare nei giovani autori il desiderio di partecipare da protagonisti alla vita comunitaria, per vivere una vita dal “peso specifico” elevato, proprio come quella della piccola Anna Francesca.

Le adesioni sono state numerose e hanno dimostrato una volta ancora il desiderio di ragazze e ragazzi di mettersi in gioco, soprattutto su temi importanti che li coinvolgono in prima persona.

Nella sezione “Giovani”, riservata agli studenti della Scuola Secondaria di Secondo Grado ha ottenuto il primo premio Valentina Comotti, studentessa di Seconda Classico del Centro Salesiano “Don Bosco” di Treviglio.

La cerimonia di premiazione sarà trasmessa sui canali social, Facebook e Youtube, di “Molte Fedi sotto lo stesso cielo” ‪domenica 25 aprile alle 21.

Presentiamo alcune riflessioni di Valentina sul tema proposto dal “Premio Anna Francesca Trevisan”.

Quando lo scorso autunno ho saputo dell’iniziava della famiglia di Anna Francesca, non ho avuto esitazioni e ho deciso che da lì a Natale avrei dedicato le mie serate a scrivere per partecipare al concorso. Mi è parsa subito come una preziosa occasione per coltivare quel seme della giovinezza, lo studio, che il concorso voleva promuovere. L’obbiettivo era arduo e non mi riferisco a quello di vincere, dovevo riuscire ad esprimermi su un tema così delicato come quello che veniva proposto. Cosa mai avrebbe potuto dire una ragazza di quindici anni sul senso di incertezza e caducità della vita? Un’adolescente vissuta fino ad ora ancorata alle certezze della propria bella famiglia, di una scuola meravigliosa e di amici fantastici? Quando mi sono chiusa per la prima volta nella mia stanza per riflettere e per scrivere le prime righe, mi sono resa conto che dentro di me c’era tutto quello che volevo dire, mi mancava solo il coraggio e il modo per condividerlo. Ho pensato che non avevo mai letto libri di filosofia e che era un argomento troppo serio ed intimo per farlo cadere nella retorica e nell’ovvietà. Mi sono dunque affidata solo al mio cuore, il coraggio si è fatto strada man mano che i sentimenti scendevano nella penna. Ho dato ai miei pensieri la forma di un racconto perché il racconto è la forma che preferisco per rendere vive le mie idee. E volevo raccontare qualcosa di bello, comunicare un messaggio felice e di speranza, quella speranza che Anna Francesca ha acceso nei cuori di tutti con la sua vita.

Anna Francesca è uno di quei lievissimi e candidi soffioni della mia storia, sradicati all’improvviso dal vento sotto gli sguardi di una madre e di una figlia che la vita deve ad un certo punto separare ma che rimarranno unite per sempre da un amore incommensurabile. I soffioni sembrano fragili ma hanno in sé un’incredibile forza generatrice, non muoiono, vengono sospinti in alto e i loro semi ricadono su un terreno vastissimo, dando vita a centinaia, migliaia di nuovi fiori, gialli come il Sole, fonte della vita. Sono sincera, ci sono stati momenti in cui mi sono commossa rileggendo i miei pensieri e mi sono stupita della forza liberatoria che la scrittura aveva scatenato nella parte più profonda di me stessa, ho percepito il dolore interiore di un vero distacco. Ma il messaggio delle mie parole voleva essere positivo, come quello che in questi mesi ci hanno trasmesso i Signori Trevisan, raccontandoci la storia della loro grande Anna. “Tutto è stato incertezza sin dai primi giorni della sua vita. “Ripensare il futuro”, è la speranza che noi, terrorizzati dalla tempesta, ricevevamo proprio da lei che pareva dirci: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?”. I legami di un amore autentico, e la fede è il più grande impegno d’amore, l’amore verso Dio, non si spezzano mai, nessuna tempesta può reciderli. Un amore semplice e immenso è l’unica certezza nel mare della vita e oltre l’orizzonte.

Quando si vince un premio, lo si dedica sempre a qualcuno di speciale. Io lo dedico innanzitutto ad Anna, che è riuscita a far emergere dal mio cuore emozioni incredibili, all’inizio di grande sofferenza ma poi di inaspettata serenità. Lo dedico poi alle tante persone, familiari e insegnanti, che mi hanno educata al valore dello studio e della cultura, vero seme di speranza e di certezza per noi giovani.

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