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La rivoluzione

SuperLega, uno schiaffo alla storia del calcio: che Serie A sarebbe senza Atalanta-Juve?

La nuova competizione pensata dai top club europei nasce imperfetta, senza i favori di una grossa fetta di addetti ai lavori. E il caso ha voluto che vedesse la luce proprio nel giorno della caduta dei bianconeri a Bergamo

“Ho grande rispetto per quello che sta facendo l’Atalanta, ma senza storia internazionale e con una grande prestazione sportiva ha avuto accesso diretto alla massima competizione europea per club. È giusto o no?”. Probabilmente quando disse questa frase – era il marzo del 2020, esattamente un anno fa – la Super Lega era già nei pensieri di Andrea Agnelli e dei potenti del calcio mondiale. Quel giorno, con quel concetto, il patron della Juve mise solo in chiaro in quale direzione voleva portare il football europeo.

L’annuncio della nascita del super campionato con (quasi) tutte le big del vecchio continente è stato dato nella notte tra domenica 18 e lunedì 19 aprile, poche ore prima che la Uefa illustrasse al mondo la riforma della Champions League che dal 2024 dovrebbe – il condizionale a questo punto è davvero un obbligo – passare da 32 a 36 squadre.

Appare chiaro che la mossa di Agnelli, Perez e compagnia bella è una sorta di ricatto: noi non ci stiamo e il pallone è nostro, se non giocate alle nostre regole lo portiamo via e decidiamo noi cosa farne.

Le grandi squadre che hanno aderito alla formazione della Super Lega (ad oggi Manchester United, Manchester City, Arsenal, Liverpool, Tottenham, Chelsea, Real Madrid, Barcellona, Atletico Madrid, Juventus, Inter e Milan) evidentemente vogliono mettere alle strette l’Uefa. Ma lo stanno facendo in modo spocchioso e irrispettoso.

La loro soluzione parte da un concetto fortemente sbagliato: pensano probabilmente che con quel super campionato attireranno le attenzioni di ogni sponsor e di ogni tifoso, disposti a pagare qualsiasi cifra pur di non perdersi nessun evento della nuova competizione. Ma non è detto che sia così, perché nel calcio uno più uno non fa sempre due.

Con questa mossa Agnelli e tutto il gruppo che ha firmato per partecipare alla Super Lega mancano di rispetto ai sostenitori di tutte le altre società e anche ai loro stessi tifosi, alla storia e alle tradizioni di questo sport: chi ama una squadra esulta quando vince uno scudetto, ma gode anche (e soprattutto) quando batte tutte quelle grandi o piccole rivali che trova sul cammino da settembre a maggio.

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Togliere dalla Serie A la Juve – ma anche Inter e Milan – significa rompere un giocattolo che è di tutti, non solo di chi è proprietario dei club. Perché, diciamocelo, che campionato sarebbe senza Atalanta-Juve, senza Inter-Atalanta e senza Atalanta-Milan?

Questo vale anche per i tre club che si staccherebbero: che senso avrebbe sfidare ogni settimana l’Arsenal, l’Atletico Madrid o il Chelsea? Dov’è la sana rivalità calcistica? Dov’è la storia? Il calcio è fatto anche di questo: di vittorie pesanti, di scivoloni inaspettati, di rivincite, di sfottò. Se togli questi ingredienti il piatto rischia di uscire insapore e alla terza forchettata anche sponsor e tifosi potrebbero decidere di non continuare a mangiare.

La Super Lega, insomma, nasce imperfetta, senza i favori di una grossa fetta di addetti ai lavori. E il caso ha voluto che vedesse la luce proprio nel giorno della caduta della Juventus a Bergamo contro l’Atalanta: forse un messaggio per Agnelli?

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