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Bergamo

Il carcere a Don Fausto Resmini: le lacrime del fratello e la visita della Ministra Cartabia alle detenute fotogallery video

Un evento toccante e solenne che ha toccato i cuori di chi ha conosciuto Don Fausto Resmini, parroco degli ultimi e cappellano della casa circondariale

La pioggia e poi il sole, improvviso. Come se Don Fausto Resmini volesse venire a portare la sua presenza nella casa circondariale di Bergamo anche oggi, il 19 aprile 2021, per l’intitolazione a suo nome del carcere bergamasco.

Quel luogo in cui per oltre 30 anni Don Fausto ha operato e portato parole gentili, di conforto e aiuti preziosi.

Una giornata attesa da molto: da quel 23 marzo 2020 in cui il Covid ha portato via Don Resmini. Lasciando, come ha dichiarato la direttrice del carcere Teresa Mazzotta nella giornata della nuova intitolazione, “attoniti e dietro di sé un vuoto incolmabile. È venuto, infatti, a mancare non solo un uomo, ma una risorsa per l’intero istituto. Una figura che ha sempre mostrato, delicatamente, la via del riscatto e della consolazione”.

Commossa la direttrice del carcere, accennando un “mi manchi, Don Fausto”. Ed emozionata della visita della ministra della giustizia Marta Cartabia, venuta a Bergamo per intitolare la casa circondariale ad una figura che è stata in grado di portare empatia, amicizia e gentilezza in un luogo nell’ombra, portatore di un disagio esistenziale e di lancinanti voragini interiori.

La visita alla casa circondariale è stata la seconda tappa bergamasca della Ministra, dopo avere fatto visita al Patronato di Sorisole, nella casa don Milani, dove don Fausto accoglieva i ragazzi più fragili.

“Nella lingua italiana ‘intitolare’ significa dare un nome nuovo, dare un nome proprio, a qualcosa che porta un nome generico. Intitolare il carcere di Bergamo con il nome di don Fausto Resmini significa fare propria la sua identità, farne tesoro, custodirla e mantenerla viva. Praticare la giustizia. Don Fausto non cercava riconoscimenti formali ma praticava la giustizia”, ha dichiarato la Ministra, ricordando il giorno in cui lei stessa aveva incontrato Don Fausto, quando ancora era vicepresidente della Corte costituzionale nel 2019.

“Anche io ho avuto il privilegio di incontrare personalmente don Fausto nell’ambito di una encomiabile iniziativa sulla giustizia riparativa, organizzata in collaborazione con la Caritas. Ho incontrato lui, e ho incontrato i suoi ragazzi della Fondazione di Sorisole, con loro ci eravamo intrattenuti troppo brevemente, dico ora con rammarico”, ha continuato la Ministra.

Marta Cartabia ha ricordato l’impegno di Don Fausto voler conoscere “i tanti volti del carcere” (dal carcere delle tossicodipendenze a quello dei malati psichici e quello, sempre più frequente, della violenza domestica e sessuale) e anche lei ha voluto andare a conoscere e vedere il mondo all’interno delle mura della casa circondariale: entrando nel reparto “femminile”.

Un incontro a porte chiuse ed off limits per la stampa, ma di grande impatto e significativo per circa le trenta detenute che hanno ricevuto la visita di una donna battagliera dei diritti e che è stata la prima donna ad aver ricoperto la carica di presidente della Corte costituzionale.

È anche il carcere ai tempi del Covid quello che ha visto e vissuto la Ministra nel pomeriggio di lunedì 19 aprile. Un luogo che, ad oggi, ha raggiunto quella che viene chiamata “immunità di gregge”, ma che ha passato e continua a vivere mesi difficili fatto di distanze, ancora più restrizioni e colloqui con i famigliari ancora sospesi.

“Venendo qui da Sorisole ho ricevuto la chiamata del generale Figliuolo che mi ha assicurato che le vaccinazioni nelle carceri italiane sono la priorità e in alcun modo verranno interrotte. Solo il vaccino, infatti, porterà una luce e permetterà anche ai detenuti di tornare ad avere relazioni importanti per il loro reinserimento”, ha concluso la Ministra.

La cerimonia si è conclusa con lo scoprimento della targa e il conferimento dell’attestato di intitolazione al fratello di Don Fausto, Severo Resmini (solo uno dei parenti presenti) che, infine, si è sciolto in un pianto commosso per il riconoscimento, con uno sguardo sempre rivolto verso il cielo, come se Don Resmini fosse sempre lì presente.

Un evento toccante e solenne grazie anche alla benedizione del vescovo di Bergamo, Monsignor Francesco Beschi, alla targa commemorativa e a tutti i presenti.

Tra il pubblico, anche la deputata bergamasca Elena Carnevali. Lei che, insieme all’onorevole Maurizio Martina, per prima aveva proposto di intitolare a Don Fausto la casa circondariale bergamasca scrivendo all’ex Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede: “Sono molto felice di questa giornata dedicata ad un uomo che ha sempre praticato la giustizia e che ha fatto dell’educazione una delle chiavi più importanti, cercando di trovare una specificità in ogni persona”.

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