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Confai Bergamo

Il confronto

Nuova politica agricola comune: negoziati per la scelta del modello gestionale

Cattaneo (Confai Bergamo): "L'opzione di una forte regionalizzazione consentirebbe una maggiore aderenza alle esigenze dei territori più dinamici"

È entrato ormai nel vivo il processo di definizione di alcuni aspetti cruciali della nuova politica agricola comune (Pac), il cui inizio è previsto per il 1º gennaio 2023. “I principali attori istituzionali coinvolti hanno di fronte a sé la data fondamentale del 1º gennaio 2022, entro la quale ciascun paese membro dell’UE dovrà presentare un Piano strategico nazionale proiettato temporalmente fino al 2027. Si tratta di un passaggio fondamentale per poter articolare le misure di finanziamento che si riferiscono alle politiche per lo sviluppo rurale”, ricorda Leonardo Bolis, presidente di Confai Bergamo e Confai Lombardia.

I tempi ormai si fanno stretti e, tra le decisioni da prendere a livello comunitario, la più urgente si riferisce in particolare ai modelli gestionali che dovranno essere applicati in vista dell’attuazione operativa delle differenti misure della Pac.

Le istituzioni europee che si stanno occupando della questione – Commissione, Consiglio e Parlamento Europeo – hanno fondamentalmente tre alternative di fronte a sé. Come ha fatto notare nei giorni scorsi Stefano Angeli, ricercatore del CREA, si tratterà di optare per la definizione di interventi uniformi a livello nazionale o, al contrario, per un sistema di interventi puramente regionali. Vi sarebbe inoltre una terza via, fondata sostanzialmente su un compromesso tra le due precedenti, vale a dire la definizione di un approccio nazionale globale che contempli una serie di specificità regionali.

“L’opzione di una forte regionalizzazione consentirebbe senz’altro una maggiore aderenza alle esigenze dei territori più dinamici – fa notare il direttore di Confai Bergamo Enzo Cattaneo – e potrebbe innescare opportunità di sviluppo in vista della costruzione di sistemi agricoli integrati e innovativi. Potrebbe risultare altresí soddisfacente uno schema di gestione che integri una forte componente di pianificazione regionale in una cornice nazionale basata su una visione strategica del sistema Italia. Ci sembra francamente da evitare una decisione di centralizzazione totale della programmazione, che implicherebbe di fatto un cammino a ritroso rispetto all’evoluzione della Pac degli ultimi anni”.

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